William Shakespeare
Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1564 Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616
“Se è un peccato essere avido di onore, allora sarò l’anima più peccatrice di questo mondo”
Da’ “Enrico V” di William Shakespeare
“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice,ma non dubitare mai del mio amore”.
Da Amleto di William Shakespeare
“Non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario, perché per me tu sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?”
Dal Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare
William Shakespeare drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese, e ritenuto il più importante drammaturgo della cultura occidentale, soprannominato il “Bardo dell’Avon“, nasce e muore nello stesso giorno dell’anno a soli 52 anni.
TITUS ANDRONICUS – Tra le tante iniziative si segnala la messa in scena del suo dramma “Titus” (Tito Andronico) al Globe Theatre a Londra (che per le celebrazioni del 450 esimo apre le sue porte gratuitamente al pubblico), una delle storie più crudeli che il drammaturgo abbia mai scritto. “Titus” dove le scene di morte e sangue si susseguono dal principio e alla fine, tanto da essere definito un “mattatoio umano”. La prima rappresentazione avvenuta nel 1594 ottenne un successo clamoroso che permise a Shakespeare di farsi conoscere e ottenere la fama di autore celebre. (dal 24 aprile al 13 luglio). La Tragedia di Tito Andronico è la prima tragedia di Shakespeare, scritta tra il 1589 ed il 1593. È la storia di un immaginario generale romano che si vuole vendicare di Tamora, regina dei Goti.L’opera si rifà a Seneca e Ovidio, mantenendo del primo la struttura tragica e del secondo un linguaggio e un tono elegiaco che rimandano alle Metamorfosi
“Mi sento, tomba padri! nobili tribuni, soggiorno!
Per pietà dell’età di miniera, cui gioventù è stato speso In guerre pericolose, mentre dormivi saldamente;
Per tutto il mio sangue nel capannone di grande litigio di Roma;
Per tutte le notti gelida che ho Guarda sarebbe;
E per queste amare lacrime, che potete vedere a riempire le rughe invecchiate nelle mie guance;
Essere pietoso ai miei figli condannati, cui anime non sono corrotti come ‘ ti ho pensato.
Per due e venti figli ho mai pianto, perché sono morti nel letto di nobili di onore.
Per questi, queste, tribuni, nella polvere scrivo languore profondo del mio cuore e triste lacrime dell’anima mia: lasciare che le mie lacrime stanche appetito secco della terra;
Dolce anima mia figli renderà vergogna e rossore.
O terra, farà amicizia te più con la pioggia, che deve distillare da questi due antiche urne, quello giovanile aprile deve con tutte le sue docce: nella siccità dell’estate verrà goccia su di te ancora;
In inverno con calde lacrime mi sciogliere la neve e mantenere eterna primavera-tempo sul tuo viso, così tu rifiutano di bere il sangue dei miei cari figli.”
Tito Andronico da “Titus Andronicus“, atto III scena di W. S.
IL VOCABOLARIO – La notizia del giorno arriva da New York: due librai hanno dichiarato di essere in possesso del vocabolario originario di Shakespeare. Il penultimo segreto del Bardo. Daniel Wechsler e George Coppelman hanno ritrovato un grosso volume dato alle stampe nel 1580, “An Alvearie or Quadruple Dictionary“, a cura di John Baret, acquistato su e-Bay. Il testo pieno di annotazioni (scritte a mano) citano parti delle opere scritte dal Bardo o fanno riferimento allo scrittore. Se confermato e attestato dagli studiosi si tratta del vocabolario che Shakespeare avrebbe consultato durante la stesura dei suoi drammi. L’indizio della sigla “W.S.” che compare nelle annotazioni porterebbe a credere che sia la sua copia originale.
Contributi di:
Anna Maria Monteverdi e Georgios Katsantonis
Gianfranco Contini definì Dante poeta della realtà ,a significare che la sua commedia accoglie tutto quanto c è posto sotto la parola ”uomo”, al tempo stesso trasformando in oro , sotto il suo tocco di Mida, non solo ciò che già nasce di nobile lega, ma anche la materia più vile. William Shakespeare porta a compimento la medesima impresa:se una Giulietta o una Cordelia mutano in paradigma universale due forme d’ amore fra le più alte , un Riccardo III o un Iago stanno li a dimostrare con quanta forza si effondano nel mondo – da Caino in poi – il male e le sue innumerevoli epifanie.
Sia Dante che Shakespeare però piegano la perfetta conoscenza dell’ animo umano, scandagliato fin dentro i pozzi più’ profondi dell’ inconscio, e della lingua materna, manipolata in tutta la sua sostanza plastica e sonora, al medesimo fine, che è il traguardo della poesia più autentica : mutare anche il dolore in bellezza , al tempo stesso elargendo conoscenza e piacere estetico. Shakespeare non è l’ autore come lo voleva Joyce, un Dio che se ne sta a contemplare la sua creazione mentre si lima le unghie, perché il suo astenersi da ogni giudizio non è cosi forte da offuscare la sua pietas nei confronti dell’ uomo, ma l’ ombra che consente al reale di prendere ai suoi occhi più netti contorni, proprio in virtù del contrasto chiaroscurale che siffatta condizione crea. In questo esclusivo senso, potrebbero ancora una volta valere anche per Shakespeare le parole di Kafka: “Non occorre che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, restatene tutto solo e in silenzio. Il mondo verrà a te a farti smascherare, non può farne a meno, si svolterà estatico ai tuoi piedi”.
Questa capacità di mettersi in ascolto dopo aver veduto – un imperativo categorico per ogni artista – in Shakespeare prende la forma di un orecchio di Dioniso dalle dimensioni smisurate, nel quale cadono grida e sussurri, risa e pianti, canti e sospiri. Il diritto di Shakespeare ad essere accolto nel pantheon dei classici imposero sia a Francesco De Sanctis che a Benedetto Croce di insistere sulla poesia , sulla capacita di recare in superficie gli abissi dell anima , di rivestire con i panni dell’ arte l’ intera realtà, e di lasciare quindi in un ombra più o meno estesa, il drammaturgo. Da questo punto di vista, nessuno al mondo può’ stargli alla pari: al suo cospetto impallidiscono perfino i Greci, i Pirandello, gli Ibsen, i Cechov, e i Beckett.
(Georgios Katsantonis)
Da Ronconi al cinema hard: Shakespeare a luci rosse di Silvio Bandinelli.
Nel recente volume sui film shakespeariani Ombre che camminano a cura di Emanuela Martini (neo direttrice del Torino film Festival) manca un titolo che se non passerà alla storia del cinema d’autore, merita di essere citato almeno per l’originalità della riscrittura filmica shakespeariana, all’interno del genere hard: Macbeth di Silvio Bandinelli, regista di film porno di successo, stupisce per l’originalità del contesto narrativo in cui colloca sempre le sue storie: Cuba – uscito negli anni Novanta in un’Italia “preda di Berlusconi“- aveva come protagonisti i rivoluzionari castristi sotto la guida spirituale (e iconica) del Che; Anni di piombo evocava l’attentato Moro; Mamma era ambientato durante la Resistenza.
Così Bandinelli raccontava la sua idea di regia:
“Mi piace pensare che i miei film, quando innestano temi politici lo facciano senza incertezza alcuna. Cuba è un film che rilancia l’Utopia (nella foto pubblicitaria si vede l’attrice Ursula Cavalcanti sulla spiaggia cubana e sullo sfondo un manifesto del Che e uno degli slogan della Rivoluzione, nda), rilancia il sogno, e lo faccio per provocare un tipo di pubblico quale il mio, fortemente connotato a destra e che non tollera mescolare sesso e politica. (…)
“La pornografia è come la canzonetta, un genere popolarissimo. Il film pornografico ha le sue regole, i suoi tempi, la mia pornografia non deve tradire il genere ma passa anche la qualità tecnica, la scrittura e la musica. Se riesco a dire qualcosa tra una scena a luci rosse e l’altra e il pubblico l’assorbe, sono felice. Ma i miei film, anche i più “impegnativi” quanto a riferimenti e citazioni, non tradiscono mai le aspettative. E’ stimolante per me consegnare al mercato hard una lettura non del tutto gratuita di una storia, nel non cederla alla cultura ufficiale. Mi piace molto la marginalità di questo settore, non mi interessa fare il regista cinematografico o televisivo di regime”.
Macbeth, tragedia shakesperiana del rimorso, del destino e della colpa, è ambientato da Bandinelli tra i luoghi della mafia (Sicilia, ma sono i topoi classici a essere ricordati: il negozio di barbiere, donne velate in nero: peccato però che il film sia stato girato nei paesi dell’Est). La foto di copertina della cassetta vede una donna (Lady Macbeth-Ursula Cavalcanti, attrice feticcio del regista) in reggicalze nere che abbraccia un boss mafioso coppola e gilet, tenendo in mano la canna del fucile sullo sfondo di una tragedia di sangue che riusciamo a cogliere immediatamente: è una foto giornalistica della strage di Capaci in cui perse la vita Borsellino e dei funerali di Stato.
“Il film pornografico è inverosimile dal punto narrativo, ma c’è più libertà espressiva rispetto alla pubblicità che è sempre e comunque subalterna al prodotto. Mamma e Anni di piombo sono film che ho girato in anni in cui lavoravo sulla tematica del potere, – spiega il regista – della prevaricazione che crea sottomissione da parte di chi lo subisce, tema evidentemente attiguo alla pornografia. Macbeth conclude idealmente questa trilogia sul potere. C’è un senso di assoluta libertà nel trattare l’argomento. Il porno è un territorio libero e selvaggio. Mi sono appropriato della trama e del titolo con molta irresponsabilità, senza preoccuparmi troppo dell’autore. Ho immaginato il mondo della mafia e sullo sfondo il delitto Fava (delitto dimenticato e oggi ricordato ne I cento giorni) e la strage di Capaci, evocate da fotografie originali di Archivio. Il boss mafioso battezza il figlio Macbeth che avrà lo stesso destino di Macbeth; è un piccolo gangster che non ha problemi a uccidere per regolamenti di conti.”
Incontrai qualche tempo fa Silvio Bandinelli e Monica Timperi alla Show Time di Firenze. Bandinelli, simpatico, divertente, colto, parlava delle sue esperienze artistiche, della sua formazione universitaria in Storia del cinema e del teatro a Firenze nella metà degli anni Settanta, dei suoi studi su Gordon Craig. A tavola ricordava le sue frequentazioni teatrali: laboratori con Ronconi al Fabbricone di Prato, comparsa per Carmelo Bene alla Pergola, laboratorio di improvvisazione con il Living Theatre a Venezia durante la Biennale. E ancora esperienze di teatro amatoriale con velleità di ricerca con un proprio gruppo e l’apertura di un Teatro autogestito a Firenze (Teatro Uno) dove ospitare produzioni e autori alternativi (Sorveglianza speciale da Genet, Leviatano di Alessandro Fersen). E’ lo spazio che poi sarà rilevato dal gruppo Pupi e Fresedde di Angelo Savelli. Bandinelli inizia a lavorare come producer di spot pubblicitari nell’ambito delle prime televisioni commerciali e del loro progressivo consolidamento; poi distributore di film hard di tipo commerciale e poi la realizzazione del primo film pornografico con respiro narrativo: Masquerade con Ernesto De Pascali, film soft con inserti hard. Da wikipedia leggiamo che gli ultimi film sono legati alle vicende politiche del paese: da Abuso di Potere ispirato a Cesare Previti e in qualità di produttore Bunga Bunga Presidente, diretto da Andy Casanova e ispirato alle vicende di Silvio Berlusconi.
(Anna Maria Monteverdi)
I festeggiamenti /celebrazioni di Londra e Parigi
http://www.shakespeareanniversary.org/shake450/
Il sito del Globe Theatre
http://www.shakespearesglobe.com
Anche la Francia e Parigi dedica un programma di celebrazioni per il 450 esimo della nascita di W.S. dal 21 – 27 aprile 2014, denominato “SHAKESPEARE 450” e che prevede una serie di appuntamenti di grande rilevanza voluti dal ministero della Cultura e della Comunicazione francese.
Molto Rumor (scena) per Shakespeare: le principali recensioni di opere di W.S. messe in scena in Italia e all’estero pubblicate su Rumor(s)cena
Konchalovskij e la Bisbetica domata
Carmelo Rifici rilegge Shakespeare
Il Giulio Cesare di Carmelo Rifici
Riccardo III di Alessandro Gassman
Amleto in scena al La Mama di New York
Il Sogno del Teatro della Tosse
Amleto e Ofelia del Balletto Civile
Romeo e Giulietta secondo Valerio Binasco
Romeo and Juliet al Festival Oriente Occidente
“Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto. E se così fosse, mille molte vorrei nascere per mille volte ancor morire”
da Amleto di William Shakespeare