FIRENZE – Da cinque anni, dalla prima elezione a sindaco di Matteo Renzi, anche i fiorentini hanno la loro Notte Bianca. A cavallo tra il 30 aprile ed il Primo Maggio, la città esplode di colori e una fiumana di persone incontenibile, tutto ad ingresso gratuito, defluisce per le vie, gli spazi, i musei, i centri culturali, ascoltando, vedendo, assaggiando in un mordi e fuggi che deve riempire occhi e far brillare pupille.
Dopo i primi tre anni di direzione di Riccardo Ventrella (oggi in papillon elegantissimo), lo scorso anno le redini della festa passarono a Felice Limosani ed alla sua idea di “Volare” come fil rouge. Quest’anno lo scettro passa al gruppo di lavoro del Teatro Cantiere Florida, che fa capo a Gianluca Balestra, in camicia garibaldina, ma sotto il quale si può leggere anche Angela Torriani Evalgelisti e Laura Croce. Balestra, da due anni sbarcato a Firenze, è una di quelle realtà che si è imposta, con il lavoro sul campo, con giudizio e dialettica, lentamente ma in maniera efficace, nel panorama fiorentino come una delle fresche novità e boccate d’ossigeno d’apertura, artistica, professionale ed umana. Ogni anno una nuova direzione porterà le sue idee per Firenze “palcoscenico naturale e patrimonio dell’Umanità”, come spiega con orgoglio il direttore marchigiano della manifestazione.
“La notte del bilancio” l’ha definita Dario Nardella, stranamente senza cravatta, reduce da un nuovo taglio del nastro, stavolta alla Fiera dell’Artigianato, reggente di Firenze in attesa di effettiva elezione a sindaco: “La Notte Bianca sarà importante per vivere la città anche di notte, ma in sicurezza e senza degrado. Sarà bello vedere giovani e famiglie, bambini ed anziani tutti insieme”. Nelle prime file un certo gotha teatrale cittadino: Giancarlo Cauteruccio del Teatro Studio di Scandicci, Silvano Panichi del Laboratorio Nove, Gabriele Lavia, prossimo direttore del Teatro della Pergola, ancora non ufficialmente salito al trono del teatro Massimo cittadino. Parterre de rois, si sarebbe detto una volta.
Poi i luoghi con aperture, novità, agganci, slarghi, contatti, respiri: San Miniato a Monte, faro che guarda dall’alto la piana, l’Oltrarno, sempre magico e fonte di chiaroscuri creativi, la Torre di San Niccolò, l’Arno, il Maggio Musicale con “Tristano e Isotta”, il Salone dei ‘500 con la lectio magistralis di Stefano Boeri, il concerto di Danilo Rea o la danza con il Balletto di Amburgo, gli ospedali Careggi ed il Meyer dei piccoli degenti: “Vogliamo una città luminosa per uscire dalla selva oscura – il citazionista Sergio Givone, assessore alla cultura – la città deve essere esplorazione, processione, donando luce positiva a luoghi, come l’Arno, che ci ricorda l’alluvione, o gli ospedali, dove andiamo quando stiamo male a curarci, solitamente negativi”. Pessimista e un po’ catastrofico e caustico. Intanto l’apertura del Museo del ‘900, che doveva essere aperto proprio in questa occasione, è slittata per le celebrazioni del nuovo sindaco. Con altro taglio del nastro.
Balestra espone il suo concetto di festa, contraria al divertimentificio imperante, puntando su parole antiche ma sempre cariche di energia propulsiva: partecipazione e condivisione: “In altre città la Notte Bianca è anche consumismo e becerume, a Firenze non deve e non può essere così: tutte le arti sono state abbracciate. Avremo compagnie inglesi, francesi, belghe ed interventi dai gruppi italiani che hanno fatto la storia delle arti performative: Fanny & Alexander, i Kinkaleri, i Krypton, Fabbrica Europa, la Raffaello Sanzio, il Laboratorio Nove, o i giovani di Inquanto Teatro”. Curioso sarà l’appuntamento con sessanta chitarristi elettrici. Per il resto non tocca che andare con il naso all’insù alla ricerca di quel pezzetto di cielo, di quel morso di mattone, di quell’angolo dove scattare un flash, sorridere, godere, aprire pori, orecchie e bocca. E far tardi godendo, come avrebbe detto Carlo Monni. Per tutti gli appuntamenti: www.nottebiancafirenze.it.