IN REDAZIONE – L’attore Mandiaye N’Diaye originario del Senegal è deceduto nel suo paese natale Diol Kadd, durante le prove di uno spettacolo. Mandiaye N’Diaye era di casa a Ravenna dove ha recitato in numerosi spettacoli con la compagnia del Teatro delle Albe. Non aveva compiuto ancora 50 anni ed è stato il fondatore nel suo paese del Takku Ligey Théâtre. Nei prossimi giorni era atteso al Ravenna Festival con il suo spettacolo Opera Lamb a fine giugno, nell’ambito del progetto europeo New African Talents.
Nel 1989 entra a far parte del Teatro delle Albe e viene definito “colonna africana” della compagnia. Sul sito del Teatro delle Albe, scorrendo il suo curriculum, ci si convince subito che per la Compagnia di Ravenna è una grave perdita. Partecipa agli spettacoli Ruh, Romagna più Africa uguale, Lunga vita all’abero, Siamo asini o pedanti?, I Refrattari, All’inferno!, scritti e diretti da Marco Martinelli. In Nessuno può coprire l’ombra e Saidou Moussa Ba, e ne I ventidue infortuni di Mor Arlecchino, ispirato ad un canovaccio di Carlo Goldoni, scritto da Marco Martinelli e diretto da Michele Sambin. Nel 1990 è autore-attore dello spettacolo Le due calebasse che trae spunto da fiabe di tradizione africana.
Nel 1993 è autore-attore, insieme a Luigi Dadina, di Griot Fulêr. Nel 1998 recita nel ruolo di Pedar Ubu ne I Polacchi, lavoro scritto e diretto da Marco Martinelli, ispirato all’Ubu re di Alfred Jarry. La sua interpretazione è definita dalla critica “sapientemente grottesca”. Nel 1999 è protagonista dello spettacolo Vita e conversione di Cheikh Ibrahim Fall, una produzione Ravenna Festival, di cui è co-autore assieme a Marco Martinelli. Nel 2002 interpreta il ruolo di Oberon nel Sogno di una notte di mezza estate di Marco Martinelli. Nel gennaio 2007 è Pedar Ubu nello spettacolo Ubu buur, reinvenzione dell’Ubu re di Alfred Jarry con un coro di adolescenti senegalesi di Diol Kadd, suo villaggio natale. Il lavoro, nato in Senegal, debutta in sede europea al Festival des Francophonies di Limoges (Francia), che lo ha anche coprodotto, e in prima nazionale al Teatro Festival Italia di Napoli, e a VIE Scena Contemporanea Festival di Modena, nell’autunno 2007.
L’annuncio della morte di Mandiaye N’Diaye lo ha dato Margherita Tassi del Takku Ligey Théâtre: «Ci lascia in eredità la sua forza il suo coraggio, la sua poesia, il suo sconfinato amore per l’arte e il teatro. Diceva sempre “la forza più grande è quella delle idee” ed è questo che ha reso grande ogni sua opera, che lo ha portato ogni giorno e senza sosta alla creazione di nuovi mondi. Chiediamo ad ognuno di poterlo ricordare con affetto e di onorarlo, da vicino o da lontano, con una frase, un pensiero, una pièce, un respiro».
(fonte pagina Facebook del Takku Ligey Théâtre)