BIENTINA – L’idea di fondo di “Utopia del Buongusto” continua ad essere rivoluzionaria, pur nella sua estrema semplicità. Riportare le persone a godere della parola, del racconto, dello stare insieme, che sia in un’aia o in un teatro, ed ascoltare, sorridere, applaudire, star bene, sentirsi pieni ed appagati di cuore, testa, pancia. Il teatro, per Andrea Kaemmerle, cognome straniero ma toscano fin dentro le viscere, ed i soci del Guascone Teatro, è un mezzo, e non un fine, per arrivare all’armonia, a quella pace dei sensi, culinaria, gastronomica e mentale, che non sia rassegnazione ma buon tempo (come direbbe Ivano Fossati), buona vita, buon presente.
Piccole grandi storie su piccoli grandi palchi in piccoli grandi comuni, quella quotidianità, quella artigianalità che diventa eccezionalità grazie a fenomenali interpreti (anche quelli che non calcano palcoscenici altisonanti e che non hanno le prime pagine dei giornali patinati), al recupero dell’affabulazione, di quell’oralità da camino, quel passaggio di consegne intorno ad un fuoco o falò estivo, quel brivido impercettibile di un tramonto, pezzi di vita che vanno, come mosaico, ad assommarsi, ad entrare dentro, che non fanno curriculum, che non sembrano importanti sul momento, ma che ritornano, che fanno qualità della vita.
Utopia è fuori dagli schemi, dalle razionalizzazioni, dai pensieri istituzionali, altrimenti non avrebbe senso il nome. Un’Utopia che da diciassette anni (guasconeteatro.it) si fa realtà e porta una cinquantina di serate, dal 22 giugno al 18 ottobre, nei piccoli centri rurali e contadini della splendida Toscana: Capannoli, Cascina, Palaia, Casciana Terme (con il nuovo spazio che dalla prossima stagione sarà diretto proprio da Kaemmerle), Lari, Montopoli Valdarno, Vicopisano, Pontedera, Bientina, Crespina, Pisa, Santa Maria a Monte, Casale Marittimo, Livorno, Altopascio, Fucecchio, Terranuova Bracciolini, Montevarchi. Una maniera anche per conoscere terre e luoghi nascosti, la “gita fuori porta”, un’altra geografia per un’altra idea di teatro per un’altra idea di stare al mondo (Utopia supporta Avis e viceversa), in maniera più lenta, più rispettosa degli altri, dei tempi, delle necessità ed esigenze altrui.
Apertura il 22 giugno a Casciana con “Marinati ’43” secondo testo nato dalla collaborazione tra Kaemmerle ed il duo pisano dei Gatti Mezzi, tra navi in partenza, le parole dello scrittore francese Claude Izzò, una Marsiglia metaforica e dell’anima, spruzzate di poesia, abbandoni, lacrime ingoiate, rinunce e panni stesi. Altre serate da non farsi sfuggire, per il mix tra luogo (che fa già drammaturgia e scenografia naturale) e proposta, il Sergio Endrigo di Nicola Pecci (27 giugno al Parco Fluviale La Rotta di Pontedera), Gli Omini ne “L’asta del santo” (il 6 luglio a Treggiaia), Valentina Bischi ed i suoi “Insabbiati” (20 luglio a Tremoleto), Paolo Migone (11 luglio a Torre a Cenaia), la prima nazionale de “Il popolo cattivo” di Guascone Teatro (12 luglio a Persignano) sulla stupidità del male, pezzo politicamente scorretto per scoprire, nella storia moderna, quale è stata la nazione che più ha fatto e procurato del male agli altri: nessun buonismo, non si faranno prigionieri.
Ci sono anche i big amici pluriennali della rassegna, da Katia Beni a Riccardo Goretti, da Alessandro Benvenuti ad Andrea Muzzi e Massimiliano Galligani fino ad Anna Meacci e Daniela Morozzi. Quest’anno Utopia si apre anche al “teatro di ricerca”, tanto esorcizzato dal suo direttore artistico, con il pluripremiato “Due passi sono” della coppia messinese Carullo-Minasi. A grandissima richiesta, per il settimo anno, l’imperdibile “Vagoni vaganti” sulla funicolare per Montenero, sopra Livorno, per immergersi in un fascinoso e fantasmagorico viaggio della speranza diretti, è la magia del teatro, a Vladivostok, un trenino che in un attimo si trasforma nella Transiberiana. Chi ha paura della vita non deve avvicinarsi ad Utopia, per tutti gli altri vige l’aggiungi un posto a tavola.