Teatro, Teatrorecensione — 03/08/2014 at 15:05

Lo sliding doors dell’esistenza

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RADICONDOLI – Una storia come uno sparo a raggiera di quelli a pallettoni da caccia esploso nel tempo di trent’anni, mirando al cuore della periferia milanese che diventa periferia dell’anima, periferia dei sentimenti. L’inizio di “Potevo essere io” (testo vincitore del Bando Nextwork 2013 al Teatro dell’Orologio di Roma) ne è anche la conclusione, tutto parte e muore dal medesimo momento, storie concentriche come i cerchi nel ramo tagliato dell’albero, come le curve nate dal sasso gettato nello stagno. Uno sliding doors che è anche una critica feroce alla costruzione dei quartieri alveari, dei palazzoni ghettizzanti, al fallimento dell’edilizia pubblica degli anni ’60, alla criminale cementificazione dell’hinterland delle grandi metropoli divenute crogiolo di malavita ed infelicità.

POTEVO ESSERE IO13
Una notevole, deflagrante e detonante Arianna Scommegna (premio A.N.C.T. 2010) compie un viaggio virale, grazie anche all’uso del video proiettato su un pezzo di muro, dentro una sorta di “tour morettiano di Spinaceto”, perennemente e pericolosamente a cavallo tra l’humour ed il dramma. Famiglie assenti, senso di inadeguatezza e quel doversela cavare necessariamente da soli in un mondo fatto di cortile e poco altro, poche attenzioni da parte dei genitori e quello scontro tra i vecchi milanesi ed i figli dei “terroni”. Ci sono i sogni infranti di bambino, le delusioni, le cattiverie dei ragazzi, le prime discoteche, le prime pasticche, gli amori, le vite che scivolano verso gli stereotipi già pronti ad accoglierli, la droga, la prostituzione, la miseria. Dall’altra parte stanno i desideri che non si realizzeranno, che rimarranno tali, il tempo delle mele nel walkman, la rivista Cioè con le sue spiegazioni semplicistiche su sesso e amore.

dionisi
La Scommegna (figlia del cantante Nicola Di Bari, “La prima cosa bella”), ora ha un timbro riconducibile alla Melato o alla Vanoni, adesso intima un siciliano pungente, ora canta in partenopeo (molto meglio di Iaia Forte in “Hanno tutti ragione”) toccando corde nascoste trovando rappresentanza in ogni autobiografia. E’ una storia di formazione vissuta per strada con le regole feroci dei bambini in un mondo di adulti, una moderna “via Paal”, con un altare in scena che diventa letto di pietra dove piangere senza trovare ristoro né morbidezza, cava e grotta fredda dove ripararsi. Il muro scarno che fa da fondale e da cinema, e l’altare di lastra rendono perfettamente, in un solo colpo d’occhio, il grigiore, la povertà, l’assenza di colore, di vivacità, quell’asetticità senza gioia, quella mancanza. E c’è una domanda di fondo che la Scommegna (della Compagnia A.T.I.R.), o meglio il suo personaggio che fa da collante, da presentatore, da narratore, si chiede e che poi è il titolo del testo di Renata Ciaravino (della Compagnia Dionisi), che ha passione e personalità, guerrigliera della scena e dolcezza. La domanda fa il giro ad ogni passo, ad ogni sezione del testo, come sottosezione drammaturgica riverbera sempre più potente: che cosa fa si che una vita vada in una certa direzione a differenza di tante altre che hanno visto lo stesso panorama, respirato la stessa aria, mangiato nello stesso McDonalds? Tra talento, fato ed il mistero dell’esistenza: uno su mille ce la fa.

“Potevo essere io” di Renata Ciaravino, con Arianna Scommegna. Video e scelte musicali: Elvio Longato. Set: Maria Spazzi. Realizzazione scene: Raffaella Colombo, Lidia De Rosa, Anna Masini. Luci: Carlo Compare. Supervisione registica: Serena Sinigaglia. Assistente: Elvio Longato. Organizzazione: Anna Sironi. Produzione Compagnia Teatrale Dionisi, teatro dell’Orologio, Kilowatt Festival, con il sostegno di Aia Taumastica&Torre dell’Acquedotto e Atir&Teatro Ringhiera. Visto al festival di Radicondoli (Siena) il 1 agosto 2014.

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