PAVIA Si alza il sipario con l’apertura della Stagione del Teatro Fraschini, venerdì 10 ottobre alle 20.30 e in replica domenica 12 ottobre alle ore 15.30 con il “Don Giovanni” nella nuova versione del regista inglese Graham Vick, prestigioso artista internazionale, andato in scena recentemente e definito un “Don Giovanni” a luci rosse: un’opera scandalo. L’interpretazione più che audace del capolavoro di Mozart. In scena il baritono albanese Gezim Myshketa e il greco Dionisios Sourbis nella parte di Don Giovanni; Giovanni Sebastiano Sala, Matteo Mezzaro (Don Ottavio) e Valentina Mastrangelo, Ekaterina Gaidanskaja nella parte di Donna Anna; Federica Lombardi, Mariateresa Leva nelle vesti di Donna Elvira; Andrea Concetti, Leonardo Galeazzi (Leporello).
Nel cast anche Mariano Buccino, Cristian Saitta (Commendatore), Riccardo Fassi, Davide Giangregorio (Masetto), Alessia Nadin, Alessandra Contaldo (Zerlina).
Gli abbaglianti libretti di Lorenzo da Ponte raggiungono un apice della sofisticazione e dell’ironia del XVIII secolo, non solo nei contenuti, ma anche nella maniera. I giochi di parola sono parte cruciale del gioco teatrale – questi sono testi che devono essere riportati in vita ed ascoltati, non letti; un gioco di scontri dinamici tra due mondi apparentemente serio e uno buffo, che provocano un dialogo con il pubblico. Ma il gioco raggiunge un piano trascendentale con la musica sublimemente sovversiva di Wolfgang Amadeus Mozart. Il contributo di Mozart alla satira è talmente perfido che fu lui stesso a definire «Il dissoluto punito» un’opera buffa.
Il nostro senso di essere in vita è definito e amplificato dall’avvicinarsi inevitabile della morte. Di fronte allo scorrere del tempo, Giovanni getta via tutte le leggi, i vincoli e i tabù. Così come il nostro mondo si precipita verso l’autodistruzione, anche noi abbandoniamo sprezzanti le leggi della civiltà. Terrorizzati della morte, ci attacchiamo alla vita e ad una dipendenza dalla giovinezza, attraverso droghe, iniezioni, il bisturi del chirurgo, o – ancor peggio – attraverso la ‘sexualization’ dei bambini trasformati in icone.
Sciogliamo continuamente i sacri vincoli del matrimonio, avendo perso fiducia nelle religioni ‘istituzionalizzate’, che hanno portato in tutto il mondo povertà, genocidi e abominî ancor peggiori. Abbiamo sostituito il privilegio di classe con il nepotismo e il clientelismo. Lasciamo pagare le tasse solo a coloro che non hanno gli strumenti per evitarlo. Deridiamo i nostri politici, ma consentiamo loro di vivere aldilà della legge; silenti e incapaci di agire, siamo collusi a coloro che sono nelle posizioni di potere, autorità e fiducia spirituale, e che sfruttano e abusano degli innocenti e dei vulnerabili. La vita vale poco e la decapitazione è diventata di moda dal Medio Oriente a Roma a New York. Sono rimasti altri limiti che Don Giovanni può trasgredire? La nostra bussola morale è costituita solo dalla nostra immediata auto-gratificazione?
Mentre Giovanni si diffonde come un virus, trascinando tutti nella sua tela universale, non è più l’outsider ma l’incarnazione di una società la cui trasgressione è glamour, è vendibile, provoca dipendenza e in cui la corruzione è norma condivisa.
Considerata una delle opere di Mozart più di avanguardia, Don Giovanni siede nel Parnaso dei capolavori della storia della musica. Quest’opera esplora una nuova gamma di possibilità dell’uso degli elementi drammatici della musica, come mai prima di allora, descrivendo con facilità il profilo psicologico di ciascun personaggio, senza mai perdere la linea interpretativa dall’inizio alla fine. L’uso delle parole è talmente aderente alla musica, che non è chiaro cosa sia venuto prima. È, di fatto, un matrimonio perfetto tra voci e orchestra, con un suono che rivoluzionò il teatro di allora: la partitura prevede addirittura tre bande di musicisti sul palcoscenico durante il Minuetto, oltre all’impressionante e scioccante uso del suono dei tromboni per evocare la tetra atmosfera dell’oltremondo del Commendatore.
Le arie meravigliosamente composte per Donn’Anna e Don Ottavio (Or sai chi l’onore e Il mio tesoro) sono parte del repertorio classico dei cantanti, per la loro bravura e difficoltà, ma soprattutto per la loro bellezza e intensità. Ai cantanti dà la possibilità di spingere oltre il virtuosismo della loro voce, ma sempre con la naturale eleganza musicale della musica mozartiana.
Mozart stabilì uno standard di maestria compositiva nelle sue opere. Don Giovanni è un’opera rivoluzionaria ammirata da compositori tra cui Mahler e Wagner: è un capolavoro complesso ed intenso, sopravvissuto al tempo, che rappresenta una grande sfida e responsabilità per ogni musicista.
Coproduzione dei Teatri del Circuito Lirico Lombardo Teatro Fraschini di Pavia, Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como – As.Li.Co. Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro dell’Aquila, Fondazione Teatro Comunale di Bolzano, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.