NOVOLI (Lecce) – Che alcuni testi monumentali siano attuali e eterni è cosa risaputa, il ripeterlo risulta banale. Che i riadattamenti semplicemente per l’essersi cimentati con “la storia” debbano essere acclamati sembra eccessivo. Di certo confrontarsi con la tradizione e la sacralità dei classici non è mai esercizio scontato. Perché, soprattutto, nell’immaginario dei fruitori, campeggia l’immagine, il resoconto, dell’opera d’arte originaria: in altre parole, il pubblico di un’opera arcinota si aspetta convenzionalmente quello che ne sa, quello che ne ha già visto. Esempio i riadattamenti di De Filippo nell’anniversario della sua scomparsa: applauditi maggiormente gli allestimenti piuttosto fedeli all’originale e viceversa creato dissenso le riproposizioni in chiave innovativa. Allora quando uno spettacolo d’innovazione (su un classico) conquista a furor di popolo il pubblico pur portandolo lontano dalla propria ‘sapienza’ di visione, il successo è decretato.
Sogno di una notte di mezza estate da William Shakespeare per la regia di Tonio De Nitto e la costruzione scenica della compagnia Factory Transadriatica, rappresenta ciò che si è appena considerato, il consenso al di fuori dei canoni di riconoscibilità. Il pubblico ne rimane entusiasta, e questo, innanzitutto questo, decreta la buona riuscita di uno spettacolo, il responso del pubblico. Così maltrattato ultimamente da chi è firma celebre della critica da fare pensare che un buon pubblico è solo se asseconda gli umori degli addetti ai lavori… il pubblico è libero, critico, eterogeneo. Altrimenti si chiamerebbe in un altro modo…
Il sogno di De Nitto e la sua compagnia entusiasma perché costruito alleggerendo la pomposità di una partitura meravigliosa ma improponibile con assoluta fedeltà, ridisegnandone tracce e trame senza stravolgere, poggiandosi su fondamenta solide ma esaltandone contesti e contenuti in chiave contemporanea; perché gli attori si cimentano in un gran lavoro fisico e grammatico risultando ognuno mattatore; perché l’istrionismo appartiene anche alla guida registica, con scene confluenti e compiute, snelle e mai di troppo, geometrie ‘sregolate’ dall’impostazione ferrea a favore della libertà espressiva attorale; per l’ilarità forte atta a creare un climax progressivo e intenso dalle primissime scene. Certo, ombre ci sono, come i migliori dipinti che senza, senza ombre, sarebbero piatti e finti. Qualche dislivello attorale, qualche caduta di tono, ma il teatro è magico proprio perché prodotto umano, vivo, imperfetto.
I tre livelli narrativi e drammatici della struttura classica ritinteggiati in chiave antropologica, farsesca, di mestiere. Così la dualità del resoconto moralistico sull’universo amoroso idilliaco all’apparenza ma celante intrighi e superficialità prettamente umane, rispolverata sottolineando l’espressività mimica e la cifra da cartoon, il beffeggiarsi di atteggiamenti riconoscibili e speculari nell’ottica dell’osservazione sul presente, spunto sociale. L’onirismo, che nel Bardo assumeva il carattere della gratifica alle tradizioni culturali e letterarie anglosassoni, tinto da iniezioni surrealiste su uno spaccato antropico naturale: la beffa del farsesco su stereotipi culturali, l’espressionismo teatrale per ridire di cliché e abitudini. Il metateatrale, altro ‘atto politico’ in Shakespeare, figurato prendendosi gioco delle pratiche sceniche, dell’impostazione accademica, puntando sull’improvvisazione e l’interazione diretta con il pubblico. Un innesto incisivo non invasivo, nel rispetto dell’ossatura primaria ma espandendo con licenza espressiva. Scenograficamente sobrio e d’estetica briosa, popular. Da gustare.
Sogno di una notta di mezza estate
di William Shakespeare
adattamento e regia Tonio De Nitto
con Angela De Gaetano, Chiara De Pascalis, Enrico Di Giambattista, Nicola Krneta, Milivoje Lakic, Ana Mulanovic, Luca Pastore, Andrea Simonetti, Fabio Tinella
luci di Davide Arsenio
costumi di Stefania Miscuglio
elementi di scena Francesca Carallo
Visto al Teatro Comunale di Novoli(Le), stagione di prosa e danza 14_15, il 24-01-15.