BOLZANO – “L’ombra della sera” è un bronzetto votivo etrusco filiforme ed enigmatico, appartenuto al nipote di Michelangelo oggi esposto al Museo Guarnacci di Volterra. Un bronzetto dal fascino così misterioso da aver ammaliato Gabriele D’Annunzio che battezzandolo gli ha dato un nome che coniuga poesia ed essenza, e richiama le ombre allungate del tramonto. L’analogia di questo inquietante passeggero del tempo, modernissimo pur con i suoi circa ventitré secoli di età, con le sculture smagrite, sottili e allungate realizzate da Alberto Giacometti, è evidente, pur nelle loro diversità: levigato e ieratico nella sua pelle di patina millenaria l’uno, tormentate e corrose le altre, in una suggestione che capovolge le memorie in cui sono tutte sospese, rendendo le opere contemporanee all’apparenza più vissute e consumate rispetto al reperto archeologico sopravvissuto al tempo senza nemmeno un graffio.
Lo spettacolo “L’ombra della sera”, con cui la rassegna “Arte della Diversità-Kunst der Vierfalt” sotto la direzione artistica di Antonio Viganò ha chiuso a Bolzano il cartellone 2014/2015, è una produzione di Teatropersona, dedicato dal regista Alessandro Serra allo scultore svizzero Alberto Giacometti. E come Giacometti realizza le sue sculture nel bronzo, così Serra scolpisce sul palcoscenico l’interprete Chiara Michelini attraverso il suo corpo, i suoi gesti, i suoi costumi, tre figure di donna della vita reale di Giacometti; tre figure dell’immaginario ancestrale femminile, la madre, la moglie, la prostituta, accompagnate dai pochi oggetti di una scenografia surreale, rivivono con’unica concessione di parole, così sussurrate e impercettibili da essere meno comprensibili dei sospiri. Il risultato è tutt’altro che scontato. Ritratti di donna che sono materia pura, sospesi tra reale e surreale, figure vibranti, ombre luminose; che Giacometti avrebbe apprezzato molto.
Visto a Bolzano al Teatro comunale di Gries, il 23 maggio 2015