PRATO – Sì, sono un nostalgico. Non cedo al ricatto dell’attualità e della tecnologia perché sono nato al lume di candela. Non è facile vivere al buio, uno finisce per sviluppare una fervida immaginazione con il risultato che diventa o pazzo o scrittore. Io sono diventato tutti e due.
Cari mostri è l’ultimo libro di Stefano Benni, non un romanzo ma una raccolta di racconti. Partendo dal titolo che è tutto un ossimoro, i mostri non esistono, sono frutto dell’immaginazione che coltiviamo da bambini. Oppure se esistono allora sono dentro di noi e da grandi siamo in grado di capire se il mostro, che credevamo presente dietro la porta chiusa, è venuto per farci del bene o del male. “Oggi purtroppo il sistema – dice Benni – pretende di dirci di cosa dobbiamo avere paura e lo definisce in categorie come la nazionalità o il sesso. Non dobbiamo credergli, siamo noi che dobbiamo riconoscere il mostro che abbiamo dentro e decidere se averne paura oppure no”.
Durante la presentazione del libro Benni fa dono della lettura di due racconti. Nel primo, Il miracolo non c’è nessun mostro ma anzi un prodigio. Una Madonna di ceramica che ride anziché piangere, un fatto diabolicus che rischia di mettere in discussione l’alta autorità della Chiesa. Nel secondo, Povero Nos, racconto dallo stile più ironico, il vampiro Nosferatti, classe 1752, rumeno e clandestino, viene indagato da niente meno che Equitalia per lavoro in nero. Questo libro, come tutti i precedenti, nasce da un motivo particolare. “Sono sempre contento e scontento dei libri che ho scritto – continua Benni – sento di avere una grande responsabilità con la penna in mano, ma rileggo i miei libri e riesco a perdonarli”.
A chi gli chiede quale sia la sua più grande paura Benni risponde serio ma poi ironizza. La paura di invecchiare, di diventare come alcuni coetanei che hanno maturato un odio viscerale nei confronti del mondo. Ma poi chiude con un aneddoto. “Ho 67 anni, sbrigatevi a fare domande, potrei non tornare. Non credo mi resti molto tempo, negli ultimi anni sono stato il tema di oltre 200 tesi di laurea e sono stato inserito in un’antologia. Il culmine è stato quando mi ha contattato una studentessa tedesca che voleva fare una tesi su di me. Vedete, sembrerà una banalità ma quella frase ha ricordato una verità importante: siamo tutti, e dico tutti, momentaneamente vivi”.
Presentazione del libro Cari mostri, di Stefano Benni
a cura di Fonderia Cultart
ex chiesa di San Giovanni a Prato – 8 giugno