Come fa questa donna che canta ad aver vissuto ciò che io stesso non ho mai vissuto? Eppure – sì – sono certo di averlo fatto un tempo. Come fa a conoscere la mia intimità più a fondo di me stesso? Qual è l’origine della sua canzone che tocca così profondamente la mia origine? E che origine hanno queste mie lacrime, ora, prive di contenuto e diametralmente opposte al sentimentalismo -che odio-?
PRATO – Romeo Castellucci apre la stagione del Teatro Metastasio di Prato con la prima nazionale di Schwanengesang D744. Il titolo viene da un Lied di Franz Schubert, il Canto del cigno, che insieme ad altri dieci canti e poesie di diversi autori racconta l’universo schubertiano fatto di solitudine, addio e perdita. Ad interpretare i Lieder, genere musicale di carattere familiare, sono il soprano svedese Kerstin Avemo ed il pianista Alain Franco, mentre la parte recitata è affidata all’attrice Valérie Dréville con le interferenze sonore di Scott Gibbons. Nei suoi spettacoli a partire dagli anni ‘80 Castellucci utilizza i caratteri dei Lieder per combinare testo, voce e musica, generalmente un pianoforte, che non è – come per Schubert – soltanto uno strumento di accompagnamento ma anche un contrappunto alla voce. Da qui nasce l’attrazione di Castellucci per Schubert, per la capacità di dare forma attraverso la musica a ciò che non può averla. Libero, bohémien e omosessuale, Schubert conduce una vita povera e completamente disinibita con il suo gruppo di amici. Amante della musica, esprime la sua lontananza nei confronti dell’Austria della restaurazione post congresso di Vienna. Muore giovanissimo di sifilide, dopo una vita consumata con avidità. La sequenza scelta da Castellucci tra i Lieder di Schubert si colora vi venature malinconiche e crea una tensione, che raggiunge il suo apice nel quinto brano “Nur wer die Sehnsucht kennt” e poi si fa più oscura e brunita, non trovando alcuno sfogo neppure nei due “Wiengenlied” o in “Du bist die Ruh”. Da un punto di vista recitativo la forza e la violenza messe in campo dall’attrice Valérie Dréville non sembrano in alcun modo collegabili con quanto si è ascoltato fino a quel momento, ma in realtà Schubert e Castellucci fondono le loro diversità, dando voce a potenze oscure eleganti e metalliche.
In scena al Teatro Metastasio di Prato venerdì 30 e sabato 31 ottobre.
Schwanengesang D744.
concezione e regia Romeo Castellucci
musiche Franz Schubert
interferenze Scott Gibbons
collaborazione artistica Silvia Costa
drammaturgia Christian Longchamp
realizzazione dei costumi Laura Dondoli e Sofia Vannini
con Valérie Dréville, Kerstin Avemo (soprano) e Alain Franco (pianista)
produzione Socìetas Raffaello Sanzio
coproduzione Festival d’Avignon, La Monnaie/De Munt (Bruxelles)
Sabato 31 ottobre – Il segno e lo sguardo. Il teatro di Romeo Castellucci, ore 16.00 (prima lezione del ciclo Lo spettatore attento), con Simone Nebbia (critico di Teatro e Critica).
Prima nazionale