Teatro, Teatrorecensione — 23/12/2015 at 10:15

Perchè i miraggi non svaniscano

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BELLUNO – Al Teatro Comunale di Belluno lo scorso 19 dicembre si è dato il via alla seconda edizione della Stagione teatrale “Belluno Miraggi”. Fino al 22 aprile 2019  verrà presentata una selezione di spettacoli che rispecchiano una parte del recente panorama italiano contemporaneo: Ascanio Celestini per la serata di apertura, Teatro delle Albe, Carrozzeria Orfeo, Stivalaccio Teatro e Rezza/Mastrella. La stagione è stata ideata e organizzata da due giovani artisti e si proietta come una attività di ampio respiro che si somma alla ricca offerta di teatro non commerciale in Veneto.
Abbiamo intervistato Rajeev Badhan, uno dei direttori artistici della rassegna che spiega il senso  di quest’esperienza.

Qual’è il profilo della stagione “Belluno Miraggi”?

<< Si tratta di una stagione/festival parallella a quella del Teatro Comunale di Belluno diretta dal Circolo cultura e stampa bellunese. Abbiamo cominciato l’anno scorso con due appuntamenti mensili ma per quest’anno abbiamo fissato un incontro al mese, in maniera di dar un po’ di respiro al pubblico. Vogliamo suscitare un’ enfasi nell’idea di miraggio che rimanga nello spettatore dopo gli spettacoli, un qualcosa che accade in contemporaneo a ciò che si vede. L’anno scorso abbiamo iniziato con “Racconti di giugno” di Pippo Delbono che per noi fu una sorta di manifesto. Questo ha segnato una linea che si sposta dal teatro di tradizione classica alle poetiche legate alle tematiche dell’oggi. Ci interessa molto approfondire le diverse visioni degli artisti che si confrontano con il contemporaneo>>

Apertura Belluno Miraggi, foto di Federico Boni - Elisa Calabrese
Apertura Belluno Miraggi, foto di Federico Boni – Elisa Calabrese

Belluno è una realtà geograficamente  disttaccata dai “centri” nevralgici del teatro in Italia e del Veneto stesso. Esiste una relazione tra il territorio e la stagione?

Elena Strada
Elena Strada

<<Il progetto nasce dalla nostra compagnia Slowmachine ( nata nel 2012, ndr) in cui sono il regista e l’attore, ed Elena Strada che è la co-direttrice, attrice e drammaturga. Abbiamo alle nostre spalle un percorso di studio con grandi maestri del teatro contemporaneo, da Romeo Castellucci, Thomas Ostermeier, Declan Donneland,  a Rodrigo García e Luca Ronconi. Come compagnia siamo presenti a Belluno e quindi lavorare nel territorio permea di conseguenza la nostra attività e ci siamo impegnati in diversi progetti nel nostro  Comune  con il quale abbiamo avuto un rapporto diretto con le persone, sentendoci legati affettivamente a questa comunità>>.

Che cosa comporta affrontare  questa esperienza di lavoro  a quattro mani?

<<È sempre complesso e noi proviamo a sostenere un dialogo partecipato scartando le vie di mezzo. Discutiamo molto e cerchiamo sempre di andare in contro all’idea finale di portare avanti una stagione. Programmare una direzione artistica è un processo. Nel nostro caso, è piuttosto una curatela di una mostra in cui noi siamo i curatori. È un percorso che porta una visione, un miraggio che nasce dallo stare in teatro. >>

E il supporto delle amminstrazioni comunali?

<< Ci si lamenta spesso quando si devono portare avanti questo tipo di progetti in Italia. Ci sono delle macerie in giro ma noi dobbiamo rimbocarci le maniche e tirarle sù. C’e una grande passione, una forte volontà nel portare avanti il nostro lavoro. Noi abbiamo un buon dialogo con il Comune, con la Fondazione Teatro delle Dolomiti che supporta l’iniziativa e che ci lascia anche la libertà di fare. Abbiamo anche un buon rapporto con il pubblico che fin’ora ha risposto molto bene alle nostre proposte>>.

Rajeev Badhan
Rajeev Badhan

Di seguito la recensione di “Laika” di Ascanio Celestini

A proposito di storie sulla marginalità

Ci sono momenti in cui le parole si accavallano rabbiosamente per nascondere quello che non c’è. Ed è normale che così sia; fermarle può risultare un’azione senza senso, più di quanto non lo sia il vuoto sottostante. Con “Laika”, Ascanio Celestini, una delle nostre grandi risorse del teatro di narrazione italiano contemporaneo, ci dimostra ancora una volta quanto ci sia bisogno di parlare su uno dei tanti non sense della vita contemporanea. Il 19 dicembre scorso lo spettacolo ha aperto la stagione Belluno-Miraggi in prima regionale al Teatro Comunale di Belluno. Lungamente applaudito e riconosciuto dal pubblico, lo spettacolo di Celestini ci lascia ancora l’eco di un sovraccarico di parole. Il monologo di un facchino, cittadino di una qualsiasi città figlia del progresso contemporaneo, scorre come un rubinetto aperto lasciato a sé stesso, confuso e spiazzante. Parole che parlano di un mondo fatto da “gli altri” -integrati, uniti, funzionali- ma pronunciate da chi è fuori -l’escluso, il diverso, l’inadeguato. Nello spazio di quel mondo ci sono già troppe cose: il lavoro, la casa, la macchina, le tasse, i vicini… tutto incastrato perfettamente in un sistema di produttori/consumatori che non ha tempo per i pezzi mancanti, per le disuguaglianze sociali, che lui stesso crea.

Ascanio Celestini
Ascanio Celestini

Espulso dal torrente sociale, il personaggio trova rifugio in un improvvisato magazzino e lascia andare le parole accompagnate di tanto in tanto dei suoni della fisarmonica di Gianluca Casadei e della voce registrata di Alba Rohrwacher; lo spazio è testimone della sua preghiera angosciosa e incontestabile. Ancora una volta, il teatro di narrazione di Ascanio Celestini osserva ciò che accade attorno senza cadere in un discorso unilaterale sulla povertà o la cecità sociale e politica. Dal 1996, l’attore romano ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua capacità drammaturgica e attorale; il suo teatro, di cui generalmente lui stesso è autore, sprofonda nell’oggi cercando le fessure dentro la comunità stessa. L’attore è un raccoglitore di storie che non vogliono essere dimenticate; così anche il titolo dello spettacolo “Laika”, la cagnolina che nel 1957 fu lanciata in una capsula spaziale. Nel tragico destino del cane abbandonato dagli uomini, Celestini trova una dolorosa metafora per il suo facchino. L’unica cosa che gli è stata concessa sono le parole e un immaginario bicchiere di sambuca scadente.

Visto il 19 dicembre 2015 al Teatro Comunale di Belluno
Di e con Ascanio Celestini
Fisarmonica Gianluca Casadei
Voce Alba Rohrwacher
Prodotto da Fabbrica srl Coprodotto da Romaeuropa Festival

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