MILANO – Come su uno spartito già classico riscritto a quattro mani, nella versione singolare di “Una casa di bambola” di Ibsen, in scena fino al 24 febbraio al teatro Franco Parenti di Milano, si decifrano le note eleganti della regia di Andrée Ruth Shammah e gli adattamenti, i graffi del protagonista, Filippo Timi. Alla fine dell’anteprima, o della prova generale come si preferisce, di mercoledì 27 con una platea straripante di ragazzi, ci si portano via due emozioni: la prima, il piacere di fronte alla sapienza di alcuni accorgimenti di regia non nuovi in assoluto ma pienamente acquisiti – dall’arrivo e partenza di Nora che attraversa il pubblico come una terra sconosciuta, ai doppi tripli sipari, alle figure in nero che lugubremente presenziano sempre non come servi di scena ma come inesorabili deus ex machina; la seconda, il divertimento della rivolta fisica dell’attore Filippo Timi che quasi verso il finale trascina il suo personaggio principale, il futuro direttore, in una gestualità tanto burattinesca quanto disperata, assumendo nella recitazione il senso delle scelte fatte o subite dal medesimo, come si usa sui palcoscenici tedeschi, come nell’Amleto di Lars Eidinger diretto da Ostermeier, per fare un esempio.
Ne risulta un insieme forse un po’ sghembo dal punto di vista strettamente tecnico, con qualche lentezza dovuta in parte alla figura descritta da Marina Rocco, ma di affascinante vitalità e immediatezza. “Una casa di bambola” versione Shammah-Timi (in ordine alfabetico) è molto più di una messinscena della storia raccontata da Ibsen e a vario titolo interpretata da oltre un secolo come una strizzata d’occhio protofemminista: è una lotta sincera tra i diritti della regia e quelli dell’attore, una lotta eterna, quasi quanto quella tra il maschile e il femminile, che qui parte da una supremazia non solita (la regia è fatta da una donna) e la rovescia, proprio mentre la lettura scelta da Shammah vorrebbe fare luce sull’uomo, sul personaggio maschile soccombente, disorientato (con Timi che si è assunto alla Fregoli e con esiti esilaranti i tre ruoli principali). Una lotta nella lotta. Chi vince? Probabile che il match cambi pesi ogni sera, dai piuma ai massimi, con esito estremamente divertente, e diverso.
Visto al Teatro Franco Parenti il 27 gennaio 2016
Casa di bambola
di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah
con Filippo Timi,
Marina Rocco, nel ruolo di Nora,
e con la partecipazione di Mariella Valentini
e Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini, Paola Senatore,
spazio scenico Gian Maurizio Fercioni – costumi Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele
luci Gigi Saccomandi – musiche Michele Tadini
aiuto regista Benedetta Frigerio
assistente allo spettacolo Diletta Ferruzzi