“Aiutatemi. Non è un punto di domanda. Ho paura di perdermi, di essere dimenticata. Aiutatemi a regalarvi
la mia morte”.
PRATO – Luci accese. Una donna in proscenio, vestita con una sottoveste cipria e una giacca rossa. In volto è cadaverica, si rivolge direttamente al pubblico supplicandolo di aiutarla a morire. Nessuna domanda e nessuna esclamazione, soltanto una richiesta di aiuto. La donna è l’attrice Monica Piseddu che ricorda i tempi in cui era stata una diva, sicura di poter interpretare ancora parti da protagonista. Adesso però va in scena il suo film, quello che il regista Rainer Werner Fassbinder aveva pensato per lei. “Qui siamo in un cinema-teatro, si proietta la mia vita. Dopotutto sono ancora Veronika Voss” – dice prima che le luci si spengano. Ti regalo la mia morte, Veronika è l’ultimo spettacolo diretto da Antonio Latella che per la seconda volta torna a confrontarsi con il cinema di Fassbinder dopo Le lacrime amare di Petra von Kant.
In questo caso la scelta registica, molto riuscita, è quella di fare entrare il cinema nel teatro in senso letterale. Il palcoscenico assomiglia al Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore. C’è una fila di vecchie sedie di legno, su cui Veronika si siede per essere sia spettatrice sia protagonista. Veronika Voss è stato infatti uno degli ultimi film di Fassbinder, in cui la figura della protagonista è ispirata a quella di un’attrice degli anni Trenta, Sybille Schmitz, che viene citata durante lo spettacolo. Attrice di punta della propaganda nazista e forse amante di Goebbels, la Schmitz aveva interpretato spesso parti da femme fatale ed aveva avuto difficoltà a ricollocarsi dopo la fine della guerra perché il suo nome veniva ricollegato appunto al Nazismo.
“Non recito nessuna parte. Vorrei solo il silenzio prima di un film, di uno spettacolo”.
Sul palcoscenico c’è una macchina da presa che inizia a girare il film e alcuni addetti ai lavori che montano la scenografia. Dal fondo compaiono sei scimmioni enormi e bianchi che accerchiano Veronika e iniziano a parlare in coro a dei microfoni. Ripetono la sceneggiatura con una lettura enfatica e disarticolata, a tratti anche priva di senso, della punteggiatura, delle reazioni e dei cambi di scena. Gli scimmioni interagiscono con Veronika che ascolta, suggerisce come dire meglio le battute, interpreta e poi ordina le pause. L’interpretazione di Monica Piseddu è magnetica, l’intensità traspare dalla nevrosi corporea o dalla stasi del volto. L’obiettivo di Latella è creare uno sdoppiamento su più livelli: Veronika guarda dall’esterno lo spettacolo e il cinema diventa il linguaggio del teatro. Da questo punto di vista l’esperimento di Latella va oltre il metateatro perché l’attrice parla al pubblico, in cui si trova uno dei personaggi principali, Robert Krohn, il giornalista sportivo specializzato in corse di cavalli di cui Veronika si innamora e che considera l’unico capace di salvarla dalla sua malattia.
La malattia non viene mai nominata. Per parlarne viene usato il termine generico Schmerz, un dolore che soffoca, sale sulla schiena e divora come una scimmia (di qui la metafora). In una dichiarazione di amore e di disperazione a Robert, Veronika dice di essere una morfinomane, attaccata alla sua disperazione. “C’è così tanta tenerezza nella mia testa, c’è così tanta solitudine nel mio letto”. Veronika ricorda la sua relazione con Robert, che è già impegnato con un’altra donna, Henriette. Incuriosito dall’attrice sulla quale scriverà un articolo, Robert scopre che Veronika frequenta una clinica psichiatrica, dove la dottoressa Katz la tiene in ostaggio somministrandole dosi di morfina che le servono per tenere a bada la “scimmia”.
Gli scimmioni si spogliano del travestimento e interpretano ciascuno un personaggio coinvolto nella vita di Veronika, dando luogo a un cinema di stampo espressionista. La vita di Veronika è molto simile a quella di Norma Desmond del film Viale del tramonto, diretto da Billy Wilder nel 1950. Il film viene citato per nostalgia nei confronti del cinema muto e per la somiglianza tra le due protagoniste. Norma è infatti un’ex diva del cinema muto ritiratasi a vivere in solitudine, che per disperazione compie un omicidio. Veronika non arriva a sporcarsi le mani, fallisce nell’ultima occasione di ottenere una parte e si suicida con una dose letale di morfina. Robert scopre che la clinica psichiatrica spaccia dosi di morfina ai pazienti e li uccide quando non sono più in grado di pagare.
L’ultima battuta di Veronika detta nella macchina da presa è a metà tra la realtà e la finzione cinematografico-teatrale. “Voglio solo dormire. Sono io che ti regalo la mia morte. Non sei contento della mia morte, Rainer?” – dice prima che la scenografia si smonti da sola.
Il cinema è finito e con esso anche la finzione reale di Veronika. Dall’alto cala un ciliegio fiorito, che ricorda Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov. Sul palcoscenico entrano tante donne vestite in abiti colorati e leggeri, sono state tutte protagoniste dei film di Fassbinder. L’ultima ad entrare è Veronika, vestita di bianco, che partecipa alla colazione servita sull’erba. Lo spettacolo termina in maniera circolare, con la radiocronaca di Robert Krohn, che commenta una partita di calcio. Anche lui entrerà a far parte di quel giardino, sale sul palcoscenico e un maggiordomo gli spara alle spalle. Restiamo con il dubbio se sia morto realmente oppure se tutto questo non faccia ancora parte della finzione. L’unica cosa certa che sappiamo sulla morte di un attore è che per arrivare ad Hollywood bisogna attraversare il viale del tramonto e poi morire.
Visto al Teatro Metastasio di Prato il 19 febbraio.
Ti regalo la mia morte, Veronika
traduzione e adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini
tratto dal film Veronika Voss
di Rainer Werner Fassbinder
regia Antonio Latella
con Monica Piseddu
e in ordine di apparizione: Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Estelle Franco, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre Altretracce
assistente alla regia Brunella Giolivo
produzione Emilia Romagna Teatro