MILANO – Apoteosi finale della lingua: Mimmo Borrelli brandendo i simboli di un sacerdote barbaro passa in rassegna tutti i suoni e le rime della parlata partenopea in un crescendo esplosivo come il Vesuvio, altra presenza costante quanto quella di San Gennaro. Così si chiude Sanghenapule, un’operazione di alta cultura e generosa umanità, prodotta dal Piccolo Teatro di Milano e dedicata all’intreccio viscerale tra la città di Napoli e il suo santo protettore. Il ruolo di narratore, di memoria storica è tutto incarnato con estrema intelligenza da Roberto Saviano, che ha creato assieme a Borrelli, regista di equilibrio magistrale, il testo e la drammaturgia dello spettacolo (in scena fino al 17 al Piccolo Teatro Grassi).
Passando il testimone dalla parola che ricorda e documenta a quella che si scompone in momenti di vita, di dolore e violenza, i due interpreti (Saviano è nato a Napoli; Borrelli a Torregaveta, epicentro dei Campi Flegrei) indagano un mito doppio e simbiotico. L’uno enuclea il mito di San Gennaro, la genesi in seguito al martirio nel 350 dopo Cristo, il passaggio del culto attraverso le vicende dei signori e dei làzzari, fino al mistero delle due ampolle col sangue aggrumato del Santo che si scioglie per miracolo o per fede o per fiducia, che raccoglie nel mondo un numero sterminato di adoratori, che vanta il tesoro più ricco mai intaccato da ladri locali. L’altro si offre da attore grandissimo al mistero di Napoli, che sale da profondità infernali e sulfuree al cominciare dello spettacolo, passa a momenti di poesia arcaica e finisce nella strepitosa allegria e disperazione di un fuoco d’artificio.
Mai nello spettacolo c’è una concessione al pittoresco, ai vicoli o alle madonnelle, tanto l’asta è tenuta alta a livello di coscienza storica e filologica. Il tono minimal di Saviano lascia intravvedere l’ironia, l’ironia tragica del voler conoscere e di restare dentro le maglie del destino; la potenza fisica di Borrelli è quanto di più teatrale ci possa essere. E non va dimenticata la musica dal vivo con l’esecuzione dei due set elettroacustici di Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione.
Visto al Piccolo Teatro Grassi il 5 aprile, prima nazionale