MILANO – Va in scena da venerdì 8 a domenica 10 aprile 2016 al Teatro Sala Fontana di Milano “La Monaca di Monza” di Giovanni Testori per la regia e l’interpretazione di Yvonne Capece e Walter Cerrotta. Il disegno luci è di Anna Merlo, le riprese e il montaggio di Luca Scarparo. Lo spettacolo venerdì 8 alle ore 11 viene rappresentato per trecento studenti delle scuole superiori milanesi. Si legge nelle note che accompagnano la scelta di allestire un caposaldo della letteratura italiana e di un autore come Giovanni Testori: «L‘intento nasce dal desiderio di dare risalto alla parola, una parola italiana, pura, letteraria ma dotata di una forza sanguigna straordinaria. Il rapporto carnale-sacro che Testori ha con la “parola” ci ha spinto a lavorare sulla sua Monaca di Monza, un personaggio che riesce — come poche altre figure — a rappresentare il binomio fede/peccato, ribellione/pentimento: punto nodale di tutto il corpus del poeta lombardo.» Testori lo definisce come un tormento di una “cristiana malmessa” (…) «i tentativi di evasione di una sposa di Cristo, per la quale il convento equivalse alla morte. La soppressione della libertà di scelta in nome di una religione vissuta come una serie infinita di regole. Il monastero come prigione da subire e feudo su cui poter regnare. La negazione della carne schiacciata dal peso del peccato, che grida con violenza blasfema e disperata di essere salvata». Negli anni Sessanta vengono pubblicati per la prima volta gli atti integrali del processo a Marianna de Leyva, divenuta poi Suor Virginia, la cui figura ispirerà Alessandro Manzoni.
Abbiamo chiesto a Walter Cerrotta il perché della scelta di portare in scena questo testo.
«Ci ha convinti l’idea di affrontare questo tema che rappresenta la libertà di scelta esistenziale per eccellenza, il perseguire la propria strada nella vita che ognuno ha il diritto di intraprendere, rispetto a quello che il mondo impone come forzatura, come un’imposizione. La Monaca di Monza ha una connotazione negativa data dalla sua famiglia che impone una scelta dettata da ragioni economiche legate ad una eredità. La vicenda che noi raccontiamo appartiene ad un passato storico ma che ci proietta ad un oggi, ad un presente in cui non si è liberi di poter gestire le proprie scelte. Mi riferisco alle donne orientali, ad esempio, alla costrizione di dover celare il viso, a mascherare la propria identità. Impossibilitate a cantare, ad esprimersi secondo le proprie idee. O anche all’identità sessuale nella nostra società, a chi è omosessuale e deve tacere perché la società stessa li fa sentire sbagliati. Rappresentare La Monaca ci permette di cogliere metaforicamente queste problematiche pur mantenendo la debita distanza tra un contesto storico a noi lontano e il presente, ci permette di cogliere quali sono gli elementi che caratterizzano le forzature che impediscono, di fatto, la libertà dell’individuo».
Walter Cerrotta si è diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro studiando recitazione con Luca Ronconi, Enrico D’Amato, Gianfranco de Bosio, Con il Piccolo Teatro ha preso parte a Variazioni sul clownper la regia di Marco Merlini ed Emanuele De Checchi;Alla ricerca di un Flauto Magicodall’opera di Mozart, Commedia senza titolo da “Platonov” di Anton Cechov, per la regia di Enrico d’Amato. Ha recitato nel Giulio Cesare di William Shakespeare messo in scena a Piccolo Teatro di Milano con la regia di Carmelo Rifici
Oltre ad esaminare i condizionamenti attuali della società c’è un altro motivo che vi ha portato a scegliere il testo di Giovanni Testori ?
«Io e Yvonne Capece siamo due appassionati di letteratura italiana e Testori è un intellettuale capace di rappresentare la Cultura a tutto tondo, essendo stato scrittore, drammaturgo, artista, un esponente autorevole a cui va data la massima importanza. Rispetto alla stesura originale che prevede dieci personaggi, abbiamo scelto di rappresentarla scegliendo di ridurre a due. Io interpreto gli altri ruoli ma non per un’esigenza istrionica, avvalendomi anche della mia voce registrata nel dare vita ad altri personaggi. Questo come scelta regista nello spiegare come nel 1500 il maschile abbia imposto la condizione alla donna di diventare monaca. Il maschile interpreta tutti i personaggi anche quelli femminili negativi. Ci premeva far capire come il maschile sia associato alla violenza. Un processo che oserei definire “archeologico”. Oltre a questo abbiamo voluto scegliere le musiche che risalgono al periodo tra il 1570 e il 1630 e ambientare la storia in uno spazio atemporale, in una specie di bolla che non ha nessun richiamo con l’oggi, dove emerge la nebbia, l’umidità, le suggestioni sonore e visive che lo stesso Testori descrive».
Lo spettacolo lo rappresentate a trecento studenti dei licei. Fate conoscere un testo letterario e teatrale che forse non è così amato dai giovani d’oggi.
«Per noi è un motivo d’orgoglio aver ricevuto un’adesione cosi numerosa da parte delle scuole. La figura di Testori viene rivalutata nelle scuole, e forse a molti studenti annoiava dover leggere anche Manzoni. Ci preme far capire a loro la denuncia sociale di queste tematiche che noi abbiamo voluto sottolineare e dopo la recita avremo modo di confrontarci con le loro idee in proposito. Discutere della libera scelta di vivere la propria vita, assecondando l’inclinazione naturale di ognuno, è ciò che vogliamo stimolare come dibattito».
https://youtu.be/YU_DZ9XyKHY