E’ figlio dell’illustre “padre” che risponde al nome di Teatro Metastasio, il festival Contemporanea di Prato, e sarà lui ad inaugurare dal 23 settembre all’8 ottobre 2011, la stagione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana, diretta da Edoardo Donatini, l’edizione di quest’anno prosegue l’indagine attraverso la molteplicità delle forme , dei generi della creazione contemporanea , e miscela l’ampio raggio dell’offerta. Quattro rappresentazioni in prima nazionale dove catalizza tutto il festival con la presenza di un mito del teatro internazionale come Eugenio Barba con il suo Odin Teatret che porta in prima nazionale La Vita Cronica, dedicato a Natalia Estemirova e Anna Politkovskaya, scrittrici russe in difesa dei diritti umani, assassinate da sicari anonimi nel 2009 e 2010 per la loro opposizione al conflitto ceceno. L’azione dello spettacolo si svolge contemporaneamente in Danimarca e in altri paesi d’Europa nel 2031, dopo la terza guerra civile. Individui e gruppi con retroterra diversi si ritrovano insieme e si scontrano pressati da guerre, emigrazione. Che accade quando i nuovi venuti vogliono insediarsi in un paese straniero e far parte di una società che pensa di avere solide radici culturali?
La calamitante interprete, musa di Ian Fabre, Lisbeth Gruwez, la rivelazione spagnola, (svizzera d’adozione), venuta alla ribalta nei festival internazionali, Oskar Gomez Mata con la sua compagnia L’Alakran e il danzatore marocchino, pluri acclamato, Radhouane El Meddeb. Confermano anche quest’anno con la loro presenza il lirico Teatro Delle Ariette, i polisemantici Kinkaleri, l’ironico Teatro Sotterraneo, lo spiazzante duo Cuocolo/Bosetti e la curiosa artista Katia Giuliani.
Contemporanea ospita, Inoltre, giovani gruppi già affermati e nuove formazioni del panorama nazionale che propongono nuovi studi, performance e site specific , alternandosi in due volumi nella collaudata formula di “Alveare”: ogni fuco, quattro compagnie. Nel primo volume si trovano: Compagnia dello Scompiglio e Azul Teatro, Pathosformel, In Quanto Teatro, Yael Karavan; nel secondo volume: Nanou e Letizia Renzini, Matteo Fantoni, Capotrave, Alessandra Coppola e Davide Zagari. Non manca, infine, una finestra aperta sul teatro ragazzi con i lavori di Kinkaleri e Tpo.Contemporanea Festival è un progetto del Teatro Metastasio Stabile della Toscana organizzato con il contributo di Regione Toscana, Provincia di Prato, Comune di Prato e Comune di Montemurlo.
23 settembre, ore 21 e 24 settembre, ore 20 – Teatro Fabbricone
L’ALAKRAN-OSKAR GÓMEZ MATA (CH)
SUIS A LA MESSE, REVIENS DE SUITE
Oskar Gómez Mata pone alla porta del suo spettacolo uno strano cartellino di assenza: sono a messa, torno subito. Ed ecco convocata la metafisica: si parlerà dell’anima. Di quella degli uomini, ma anche di quella degli oggetti. Spunto della serata, l’animismo e compagnia bella. Niente di religioso però, perché la compagnia L’Alakran interroga tanto i nostri miti o idee acquisite quanto si presta al comico. Si potrebbe dire che questo teatro divaga e stravaga per condurci a una perdita di noi stessi. E che utilizza l’umorismo per portarci a un nuovo patto con il palco. Momentaneamente. Il tempodi chiederci, per esempio: sarà che a furia di volere salvare la faccia, si finisce con perdere l’anima?
25 settembre, ore 21 – La Gualchiera
SALVINO RACO (I)
IRAK
Irak è uno spettacolo-indagine sulla guerra in Irak. Racconta le condizioni strategiche che hanno permesso il profitto della guerra in Irak. La regia integra il pubblico, all’interno della storia raccontata, rendendolo cosciente ed attivo. L’azione dello spettacolo si concentra sulla volontà dell’utilizzo trasgressivo di tutte le leggi del teatro. Il progetto Irak è work in progress.
26 e 27 settembre, ore 20.30 e 22.30 – Teatro Magnolfi
COMPAGNIA EROSANTEROS (I)
ASPRAKOUNELIA (Treno Fantasma)
Una ragazza trascina i suoi ospiti all’interno di una casetta nera… Gli invitati-voyeur assistono ai discorsi e ai racconti di due fratelli, chiusi nella loro casa-rifugio, e all’irruzione del seducente e malefico estraneo… Voci…in un buco nero… Apparizioni fantasmatiche, impalpabili, irreali… Incubi materializzati… Una maschera… Cosa ci nasconde?
27 settembre, ore 21 – Teatro Fabbricone
LISBETH GRUWEZ / VOETVOLK (B)
RANTING/ THE BODY
Il rapporto tra il suono e il movimento è il punto di partenza. Il corpo e il ruolo giocato dal corpo, il movimento nel contesto del linguaggio e più specificatamente la parola è il nucleo della performance. Un’ unica performer, un unico testo, un unico corpo. Con questi elementi Lisbeth Gruwez/ Voetvolk vogliono dare l’impulso iniziale alla performance. Ranting/The Body è un processo di ricerca riguardante il corpo esaltato dal linguaggio come motore, o come il linguaggio può sollevare il corpo ad uno stato superiore.
27 settembre, ore 22.30 – Teatro Fabbricone
LUISA CORTESI (I)
PLAY TO
Giocare a… Una ricorrenza musicale appare come un enunciato in una parola scritta che è sonora, breve, “boytoy toyboy”, come stesse dietro il capo appena sconvolto di una donna. Come fosse un display luminoso. Il brano che si mostra è della compositrice americana Eve Beglarian. Continua, con questo lavoro, la ricerca partita negli ultimi due anni, sulla ripetizione e la trasformazione del gesto quotidiano, sulla rappresentazione e costruzione di partiture visive oggettuali e ritmiche.
28 settembre, ore 22.30 – Teatro Fabbricone
TEATRO SOTTERRANEO (I)
HOMO RIDENS_PRATO
Homo ridens è una performance pensata come esperimento su campione, un test sul pubblico-cavia chiamato a reagire a determinati stimoli che attengono al riso e ai suoi meccanismi. Il progetto rivede e aggiorna i risultati delle proprie ricerche in ogni piazza e di conseguenza ne prende il nome. L’intento è quello d’indagare l’attitudine umana alla risata, misurandone i limiti e la complessità.
dal 28 settembre al 1 ottobre, ore 20 – Teatro Magnolfi
TEATRO DELLE ARIETTE (I)
MATRIMONIO D’INVERNO- DIARIO INTIMO
Matrimonio d’inverno è il diario della vita quotidiana di Stefano e Paola, scritto dopo 20 anni di vita in campagna e 10 di teatro fatto in giro per l’Italia e per l’Europa.Oggi aprono la loro cucina, la cucina della loro memoria, perché il desiderio inappagabile di una condivisione impossibile si placa soltanto (e provvisoriamente) quando gli spettatori arrivano e si siedono al tavolo aspettando qualcosa. In quel momento comincia la cerimonia del matrimonio d’inverno.
29 settembre, ore 21.30 – Galleria Gentili
MASSIMO FURLAN (CH)
FORTUNA
Questa creazione indaga la percezione dello spazio. Sperimenta la perdita di rifugi. Forte la sensazione di disorientamento. Provoca incontri fortuiti, gioca sul caso, la paura e la solitudine. Incontriamo le figure fantomatiche della Fortuna, dell’Accompagnatore e della Morte.Fortuna (dal latino fors “destino”) è una divinità romana, allegoria del caso e della fortuna. Come la Tyche greca decide del destino dei mortali, gioca con le loro vite e la loro felicità.E’ l‘occasione, che arriva o che mai può arrivare. Niente è prevedibile con Fortuna, ella sorprende. Lo spettatore, perso nella nebbia dal biancore intenso, può incontrare la Fortuna, la Morte, l’Uomo (come in un mazzo di tarocchi) o non incontrare nessuno, e lasciarsi trasportare alla deriva nel vuoto. La storia di ogni spettatore è diversa, unica, e dipende dalla sua fortuna, buona o cattiva. Dipende dal caso della sua traversata. Si apre verso l’esterno. Si vede il mondo con occhi diversi.
29 settembre, ore 21.30 – Teatro Fabbricone
KINKALERI (I)
I’M THAT I’M
Le serve di Jean Genet fagocitate da una ventriloqua. Un lavoro che fa a meno del classico immaginario dell’autore per proporre una performance ancorata su un doppio livello di rappresentazione. Una performance con la parola e con il corpo, dissociati inesorabilmente ma pronti ad incrociarsi e vacillare. Un testo che nella piena forma della finzione che si finge si apre nell’immagine assente, si spossessa della rappresentazione per consegnarla al suono che si lascia immaginare. Una sola persona in scena, che rappresenta se stessa e che dovrebbe agire mantenendo questi due piani separati. Una sorta di show aperto, un non-show inconcludente, incerto nelle identificazioni dove i contorni si sfumano e tutto diventa misteriosamente un accadimento reale, un evento. Una via di fuga, un tentativo di essere nel teatro più rappresentativo del ’900 e sovvertirlo dall’interno, aprirlo come Artaud aprirebbe una banana, come un corpo abitato da un virus incubato da tempo.
29 e 30 settembre, ore 20 – Monash University
La compagnie de SOI-RADHOUANEL EL MEDDEB (TU)
JE DANSE ET JE VOUS EN DONNE A BOUFFER
La sensualità del corpo e della danza incontrano la sensualità del cibo e della sua preparazione. Una vera performance costruita intorno al couscous, creata e interpretata da Radhouanel El Meddeb con eccitazione e carnalità per ritrovare e rivivere le sue radici tunisine sfiorando con ironia temi cari al nostro tempo come le diversità. Il titolo Danzo e ve ne darò a sazietà indica come oltre a ballare El Meddeb prepari lui stesso il couscous creando una sottile sinestesia con il pubblico che oltre ai suoni e alle immagini percepirà gli odori delle pietanze mentre lentamente cuociono.
dal 4 all’8 ottobre, ore 21 – Teatro Fabbricone
EUGENIO BARBA-ODIN TEATRET (I-DK)
LA VITA CRONICA
L’azione dello spettacolo si svolge contemporaneamente in Danimarca e in altri paesi d’Europa nel 2031, dopo la terza guerra civile. Individui e gruppi con retroterra diversi si ritrovano insieme e si scontrano pressati da guerre, disoccupazione, emigrazione. Che accade quando i nuovi venuti vogliono insediarsi in un paese straniero e far parte di una società che pensa di avere solide radici culturali? Quali incomprensioni e scoperte sorgono da questo confronto? Come si vive in un paese in guerra in cui i soldati si vedono solo quando tornano di lontano in una bara?
ALVEARE
VOLUME I
dal 23 al 26 settembre, ore 22.30 – Officina Giovani
COMPAGNIA DELLO SCOMPIGLIO E AZUL TEATRO (I)
ATTO SEMPLICE
Atto Semplice è una performance di teatro fisico, un atto tragicomico che ruota intorno al risveglio, allo svelamento, alla relazione fra immobilità e azione, indifferenza e partecipazione. Nello spazio statico 1 piedistallo, come fosse un’isola. Una donna immobile, forse una statua, in ascolto. Pupazzi meccanici, incantati e indifferenti nel loro inesorabile ripetersi. Bambolotti cristallizzati in pose. Farfalle. Voci che ipotizzano la libertà. La donna riscopre il suo corpo vivo, e tutte le sue parti nascoste, dimenticate, alienate, risvegliando la visione che la anima. L’azione la riporterà nel tempo e nello spazio. Presente, semplice e poetico. La performance è in 2 versioni: una in bianco, che crea un’atmosfera più intimista, e una in tricolore.
INQUANTOTEATRO (I)
MONSTRUM
Tutto ciò che appare e genera scompiglio, che non va per il verso giusto, che riaffiora dopo essere stato messo a posto – sotto un sasso, in un libro, oppure al cimitero – tutto questo è un mostro. Quando si mostra, il mostro getta un sasso nel mare calmo della vita sicura. Si aggiunge e toglie il senso a un elenco già pieno di cose inventate, descritte e immaginate. Non rimane. Il mostro appare e scompare senza lasciar traccia perché è legato all’idea di distruzione, in particolare la sua. Come creature strane, fenomeni anomali, singolarità, siamo mostri anche noi e meritiamo la fine che avremo. Di questo parliamo: delle infinite distruzioni che compongono il nostro presente.
CAPOTRAVE (I)
NEL BOSCO
Entrare nel bosco è “invorticarsi” nell’oscuro, è andare dietro il paesaggio, sotto il paesaggio, è nascondersi. Guardare la vita all’altezza dei fili d’erba. È tutto un alternarsi di morti e rinascite. Il terreno è una discarica di cose senza vita: sottili ossicini che hanno sostenuto sangue ed energia, e che poi vanno in putrefazione. Ci sono larve, bruchi, topi e talpe, tutte bestie che contribuiscono a rimettere in moto il ciclo della vita, a digerirlo e rigenerarlo. I nostri protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, giovanissimi. Nel bosco, davanti ai loro occhi, avviene una morte necessaria per continuare a vivere, per crescere, per oltrepassare la linea d’ombra che separa l’adolescenza dall’età adulta.
YAEL KARAVAN (IL)
FLESH
Performer e danzatrice vincitrice di premi, direttrice del Karavan Ensemble, Yael Karavan è nata in Israele ed è cresciuta tra Firenze, Parigi e Londra. Ha esplorato l’Europa, New York, il Brasile e il Giappone cercando di sviluppare un linguaggio di espressione fisica contemporanea incorporando l’est e l’ovest, la danza e la recitazione. Yael esplora i temi della memoria, della metamorfosi, dell’invisibile e dell’assurdo, intrecciando le atmosfere irreali con un certo umorismo, cercando un equilibrio tra tragico e comico. Nel suo nuovo spettacolo Flesh, creato appositamente per Contemporanea Festival Prato, Yael crea una piéce che trae ispirazione dallo spazio e lascia che il lavoro si sviluppi con l’ambiente circostante.
VOLUME II
dal 27 settembre al 2 ottobre, ore 22.30 – Officina Giovani
GRUPPO NANOU & RENZINI (I)
INTERNO
Il lavoro trae ispirazione formale dagli studi teorici del regista sovietico S. M. Ejzenštejn sulla forma cinematografica e ne esaspera la teoria dell’inquadratura perfetta per asservirla al racconto dei mutamenti dell’inconscio. Interno racconta il ritrarsi fino alla cancellazione del gesto autoconcluso, racconta del corpo sordo e della sua entropia. Interno racconta di una negazione alla relazione, esasperata a tal punto da vincere il richiamo della natura. Una finestra ci sarebbe… Interno è l’epifania dell’inconscio squallido.
PATHOSFORMEL (I)
AN AFTERNOON LOVE
Non si tratta di un manuale: non vi dirà come comportarvi né che cosa fare per togliervi dall’affanno e dall’ingombro di un abbandono. Non ha trama, se non quella dell’indagine dei movimenti amorosi. (Pier Vittorio Tondelli sui Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes). Un allenamento di basket ininterrotto e serrato; un rapporto a due che, lasciando lo sguardo scavare dietro l’immagine di atletismo e agonismo, può ancora suggerire l’infinità dei rapporti che esistono al suo interno. Il rapporto tra un uomo e il proprio oggetto ha la stessa complessità relazionale che c’è tra due uomini? Sembra un combattimento feroce con l’oggetto ma diviene la più persuasiva delle conquiste; si carica di un vissuto umano per tornare ad essere improvvisamente solo allenamento: è quasi una coreografia a due, che disegna il rapporto sempre in movimento che abbiamo con l’altro.
MATTEO FANTONI (I)
ROMITO
Il silenzio, la pace, la paura, la scoperta, l’inquietudine, l’intimità e il terrore della solitudine nella vita di Tonino Romito. “La solitudine fa maturare l’originalità, la bellezza strana e inquietante, la poesia. Ma genera anche il contrario, lo sproporzionato, l’assurdo e l’illecito.” Thomas Mann, La morte a Venezia, 1912 (ogni riferimento a persone reali chiamate Tonino o Antonio Romito è assolutamente casuale)
ALESSANDRA COPPOLA E DAVID ZAGARI (I)
WE HANG OUR HEADS DOWN AS WE SKIP THE GOODBYES
Ispirata al Tableau Vivant del XIX secolo, questa performance mira a costruire un’immagine che viva sul confine tra opera d’arte e corpo sociale. Creiamo un’immagine e la viviamo finché il potenziale fisico non si esaurisce. Sospesi a testa in giù, esploriamo i confini della relazione di coppia e della dipendenza emotiva. In quanto performers, viviamo la precarietà dei nostri corpi, scegliamo un dispositivo che ci porti a testare una fisicità estrema, ci mettiamo in una situazione rischiosa e la viviamo con fiducia per poter osservare gli echi che essa ha sul corpo, le emozioni i pensieri.
Alessandra Coppola e David Zagari: “We hang our heads down as we skip the goodbyes”
PROGETTI SPECIALI
24, 25, 27, 29, 30 settembre, 1 e 2 ottobre, ore 20.30 – casa privata
CUOCOLO/BOSETTI – IRAA THEATRE (I/A)
THE SECRET ROOM
Una donna sola, chiusa nella sua casa. E’ possibile farle visita a orari stabiliti, e le visite seguono il ritmo dei pasti e le regole dell’ospitalità’. Il ritmo della vita e quello del teatro si sovrappongono. In ogni casa c’e’ una stanza segreta. E’ il luogo più intimo e isolato: il luogo dove tutto ciò che doveva rimanere segreto e’ rivelato. The Secret Room e’ presentato nella casa della protagonista, esponendo lo spazio domestico e personale allo sguardo estraneo dello spettatore-ospite, alla ricerca di un’impossibile, illecita geografia dell’intimità’.
dal 24 settembre al 1 ottobre, dalle ore 19 alle 22.30 (ogni 30 minuti) – Piazza Santa Maria in Castello
KATIA GIULIANI (I)
iShow
iShow, è il secondo tentativo, dopo Blind Lunch, di appuntamento al buio, dove lo spettatore assume il ruolo di performer e di assoluto protagonista.In iShow, il partecipante ha la possibilità di scegliersi una nuova identità attraverso l’uso di una maschera animale, allo scopo di incontrarsi con un perfetto sconosciuto, anche lui mascherato, per condividerne un esperienza. L’azione si svolge all’interno di un container, allestito come un elegante salotto e posizionato in una piazza del centro storico di Prato. I due lati lunghi del contenitore, sono di vetro trasparente, permettendo così, da fuori, una vista della performance su ambo i lati e trasformando la vetrina in uno spazio scenico a disposizione del pubblico/partecipante.
26 e 28 settembre, ore 19 e 1 ottobre, ore 18 – Teatro Magnolfi
IRAA THEATRE CUOCOLO-BOSETTI (I/AUS)
THEATRE ON A LINE
Theatre on a line è una riflessione oscura e divertita sull’importanza che l’immagine artistica può avere sul processo identitario. L’esperienza artistica come scoperta del Sé. L’identità è il nuovo campo d’azione dell’arte. Il tema centrale è quello delle identità cangianti. Molti artisti contemporanei hanno investigato il tema di costruirsi un Sé artistico; dal 2000 anche Cuocolo/Bosetti si muovono in questa direzione.
CONTEMPORANEA RAGAZZI
24 settembre e 25 settembre, ore 18 – Teatro Fabbrichino
TPO/TOM DALE (I/UK)
PLAY & DANCE PLEASE!
Immaginiamo di essere all’interno di un grande strumento musicale. Immaginiamo che il nostro movimento possa creare disegni e musica con la semplicità di un gioco grazie alla presenza di sensori capaci di captare la velocità di un gesto o il suono della voce. Tutto questo è o diventa danza. Filo conduttore di questo “atelier musicale”, realizzato in collaborazione con il coreografo inglese Tom Dale, è un ritornello suddiviso in quattro tempi che rappresentano a loro volta le quattro componenti principali di una composizione musicale: ritmo, atmosfera, melodia e voce.
1 e 2 ottobre, ore 18 – Teatro Fabbrichino
KINKALERI (I)
NESSUN DORMA
Nessun Dorma è un’opera per l’infanzia, un riadattamento in tre atti della Turandot di Giacomo Puccini, ultimo capolavoro incompiuto del melodramma italiano. Lo spettacolo si struttura con la presenza di un attore danzatore che disegna e anima dal vivo i personaggi della fiaba e una cantante lirica che interpreta la gelida principessa Turandot, immersi in una scena in costruzione realizzata unicamente con carta bianca: una piccola opera che rimpicciolendosi non rinuncia alla sua grandiosità e meraviglia.
Festival CONTEMPORANEA 011
Teatro Metastasio, via B. Cairoli 59, Prato
reception@contemporaneafestival.it
http://ticka.metastasio.it
www.metastasio.it