Teatro, Teatrorecensione — 09/07/2016 at 17:39

Utoya: uno spettacolo per non dimenticare

di
Share

SPOLETO – Le stragi compiute il 22 luglio del 2011 in Norvegia da Anders Behring Breivik, le otto persone uccise dall’autobomba di Oslo e i sessantanove ragazzi massacrati uno dopo l’altro sull’isola di Utoya, dove erano giunti per partecipare al tradizionale campeggio estivo dei giovani socialisti di tutto il mondo che lì si svolgeva da anni, rappresentano una ferita ancora aperta nella coscienza collettiva di noi europei, sulla quale forse non è ancora stata fatta tutta la chiarezza necessaria. Al Festival dei Due Mondi di Spoleto è andato in scena uno spettacolo che parla di ciò che di terribile e mostruoso accadde in Norvegia cinque anni fa: Utoya, scritto da Edoardo Erba e prodotto dal Teatro Metastasio Stabile di Prato in collaborazione con Teatro Ringhiera ATIR, con Arianna Scommegna e Mattia Fabris e la regia di Serena Sinigaglia.

foto di Andrea Kim Mariani
foto di Andrea Kim Mariani

“Utoya” cominciò a prendere forma un paio di anni fa, quando  Serena Sinigaglia lesse il libro del giornalista Luca MarianiIl silenzio sugli innocenti“, con il quale l’autore ricostruisce le stragi perpetrate da Breivik facendo luce sui lati oscuri di questa storia (i contatti tra Breivik e alcuni esponenti dell’estrema destra europea, il silenzio calato sulle giovani vittime di Utoya uccise per le loro idee politiche); la regista rimase talmente impressionata dal libro di Mariani che sentì il bisogno di raccontare questa vicenda in forma teatrale perché, come afferma lei stessa nell’introduzione al testo di Erba (scritto con la consulenza di Mariani), «bisogna parlare di queste cose, bisogna rifletterci, bisogna farle risuonare nei nostri cuori e nelle nostre vite che non scrivono la Storia ma la vivono, nolente o volente, tutti i santi giorni».

foto di Andrea Kim Mariani
foto di Andrea Kim Mariani

Protagoniste di “Utoya” sono tre coppie, coinvolte in modo diverso nel massacro sull’isola: Malin e Gunnar, moglie e marito in crisi la cui figlia adolescente è partita per il campeggio dei giovani socialisti; la poliziotta Unni e il suo squallido collega Alf, che ricevono le prime richieste di aiuto provenienti da Utoya, senza però poter intervenire (l’autorizzazione dai loro superiori non arriva, nonostante si trovino a poco più di seicento metri dal luogo della strage); i bislacchi agricoltori Petter e Inga, fratello e sorella, la cui fattoria è vicina a quella presa in affitto da Breivik. Lo spettacolo segue da vicino le vite delle tre coppie con i loro battibecchi e le loro incomprensioni nell’arco di tempo compreso tra la sera prima degli attentati e il 21 agosto, un mese dopo: ciò che avviene a Oslo e a Utoya colpisce e traumatizza i personaggi fino al punto di provocare dei grandi cambiamenti nei rapporti interni a ogni coppia (nel caso di Malin e Gunnar, i due trovano la forza di lasciarsi). Arianna Scommegna e Mattia Fabris, interpretano ognuno di loro i tre personaggi a testa, offrono al pubblico una performance attoriale di alto livello, coinvolgente e commovente, che prende gli spettatori in un turbinio di emozioni forti e difficilmente dimenticabili, obbligandoli al tempo stesso a focalizzare la loro attenzione su questo episodio così oscuro e doloroso della nostra storia recente per rifletterci su. Degna di nota è anche la suggestiva scenografia realizzata da Maria Spazzi, costituita da dei ceppi di legno spaccati a metà e appoggiati su un tappeto di grosse schegge di vetro.

Utoya, visto alla Chiesa di San Simone a Spoleto (Perugia) venerdì 1 luglio 2016

59esima edizione del Festival dei Due Mondi
testo Edoardo Erba 
con la consulenza di Luca Mariani, autore de “Il silenzio sugli innocenti”
regia Serena Sinigaglia 
scene Maria Spazzi
luci Roberto Innocenti
con Arianna Scommegna e Mattia Fabris
produzione Teatro Metastasio Stabile di Prato in collaborazione con Teatro Ringhiera ATIR 
con il patrocinio di Reale Ambasciata di Norvegia in Italia

Share

Comments are closed.