Recensioni — 26/10/2016 at 23:12

Cinématique: un sogno d’infanzia tra analogico e digitale

di
Share

ROMA – Assistere a Cinématique, dopo aver visto tutte le altre performance della compagnia francese Adrien M & Claire B (Hakanaï, Pixel, Le Mouvement de l’Air) è un’esperienza particolare, che potrebbe sembrare strana se si considera che questa performance, in ordine di tempo, si colloca come una delle prime del gruppo francese. In realtà, riflettendoci a posteriori questa strana coincidenza si è rilevata più proficua di quanto possa sembrare, soprattutto per chi in ambito scientifico sta studiando il lavoro di Adrien M & Claire B, perché in essa sono in nuce le linee di ricerca e sperimentazione che la compagnia sta portando avanti e che nelle ultime performance appaiono ormai mature e feconde.

Cinematique il gioco con la pallina di vetro
Cinematique il gioco con la pallina di vetro

La versione di Cinématique andata in scena al Romaeuropa Festival 2016 è sottotitolata “versione 2015”. Parlando con i creatori però si deduce che il cambiamento riguarda esclusivamente i performer in scena che, rispetto alla prima versione (in cui era presente lo stesso Mondot che oltre ad essere un informatico è anche un giocoliere), sono due giovanissimi ragazzi, un giocoliere e una danzatrice, che ben si integrano con lo spirito onirico e volutamente infantile della composizione. La scena è composta da due piani di visione, uno frontale (il fondo scena), l’altro il pavimento, che diventa anch’esso superficie per le proiezioni da osservare dall’alto in basso. Le tecnologie in scena sono composte da videoproiettori per il videomapping e da un sistema di interaction design misto, fatto di tecnologie di motion capture e di tavolette grafiche agite da un digital performer umano che permettono all’ambiente visivo di interagire con i performer reali. Quest’ultimo elemento non è da trascurare, piuttosto è ciò che caratterizza profondamente l’operato del duo.

Cinematique il labirinto senza uscita
Cinematique il labirinto senza uscita

Le tecnologie da sole, sono a detta di Mondot e Bardainne, prive di fantasia, agiscono tramite stringhe numeriche, tramite algoritmi. Non possono aspirare ad avere le stesse potenzialità immaginative dell’essere umano. È qui che alle tecnologie si accompagna l’uomo, l’artista, il digital performer che mediante alcuni dispositivi, ma seguendo il suo istinto, la sua sensibilità, il suo ritmo fisico e mentale interagisce direttamente con i performer sulla scena inscenando un vero e proprio dialogo ma privo di parole.

Il video trailer

www.youtube.com/watch?v=QyfhmNOEigU

La performance si compone di diversi quadri; ogni quadro lavora su due differenti linguaggi, da un lato quello che si può definire analogico, dall’altro il digitale. Nell’uso di questo doppio linguaggio sta racchiusa tutta la ricerca che la compagnia sta conducendo in questi anni: come riprodurre con i media digitali, e nel caso specifico con il videomapping, il movimento di corpi e oggetti reali? Il software utilizzato e progettato dalla stessa compagnia, eMotion, è stato creato proprio partendo da questa tesi: analizzare i principi fisici che determinano il movimento di corpi e oggetti nello spazio, considerando in particolare la sfera artistica della giocoleria, e trasferirli alla macchina per poi riprodurli mediante la manipolazione di oggetti digitali. Così nel primo quadro si assiste a un giocoliere intento a manipolare le sue palline che nelle scene successive diventeranno delle lettere digitali da impiegare nello stesso modo. Ogni oggetto utilizzato sembra muoversi su questo doppio binario: un pezzo di carta che realmente viene accartocciato si presenta anche nella sua controparte digitale, una grande mano che sovrasta tutto lo spazio e che sembra accartocciare l’intero palcoscenico.

Cinematique il pavimento di elementi geometrici diventa una galassia di stelle
Cinematique il pavimento di elementi geometrici diventa una galassia di stelle

Se questi due linguaggi possono sembrare slegati, un elemento scenico istituisce, invece, la loro relazione. Una grande scatola fisica, la scatola dei giochi d’infanzia, è il collegamento tra spazio fisico e spazio virtuale, tra oggetti materiali e oggetti digitali; da essa, infatti, si dipartono le proiezioni iniziali che daranno vita a tutta la messa in scena seguente. I rimandi fra i due mondi sono continui. Per esempio, i giochi fisici tra i due performer con una pallina di vetro creano una serie di inganni percettivi tali da far sembrare la pallina leggera, priva di materialità, come gli oggetti digitali, pronta a librarsi da sola nello spazio. Al contrario, un riflesso digitale su un’acqua altrettanto digitale su cui si rispecchia la danzatrice, diventa un corpo indipendente, che riproduce i suoi movimenti ma quasi autonomamente, con degli scarti di tempo tra l’azione reale e la sua riproposizione digitale, che diventa quindi presente e tangibile quanto il corpo che la emana o la dovrebbe emanare. O ancora un tavolo reale può diventare il trampolino da cui lanciarsi letteralmente su un mondo strano e pericoloso, un pavimento che diventa una selva rocciosa digitale composta da alture, spigoli, picchi montuosi, precipizi che si disgregano sotto i piedi di chi li calpesta.

Cinematique passaggio
Cinematique passaggio

Il continuo rimando tra mondo analogico e mondo digitale si instaura anche su un altro piano, che poi è quello che diventerà la cifra stilistica della compagnia. Gli oggetti digitali, in genere astratti, assumono un carattere reale e concreto (e quindi analogico) nella mente dello spettatore per mezzo di associazioni visive. Un caso è quello già citato per il panorama montuoso, creato da griglie di pixel. Un altro esempio può essere rappresentato dal pavimento composto da puntini disposti geometricamente su linee orizzontali e verticali, che si disintegra al passaggio della danzatrice e della sua coreografia, sparpagliandosi in tutto l’ambiente circostante e creando una sorta di galassia di infinite stelle luminose.

Tutti questi continui rimandi e collegamenti realizzati su un piano tecnico e concettuale trovano un riscontro chiaro e preciso su quello metaforico. L’uso sapiente delle tecnologie serve per portare sulla scena i sogni d’infanzia, come il giocare sulle rive di un fiume specchiandosi e credendo che il proprio riflesso sia un amico immaginario che agisce autonomamente da noi; ma anche gli incubi, come l’attraversare sentieri irti e pericolosi che si disintegrano sotto i propri piedi, dai quali fuggire per ritrovarsi in un labirinto infinito e senza via d’uscita, dal quale poter emergere solo con un risveglio traumatico e affannoso.

Cinematique il riflesso sullacqua
Cinematique il riflesso sull’ acqua

La performance desta i ricordi sopiti in un angolo remoto della nostra fantasia, che a volte sono nitidi tanto da sembrare tangibili, altre volte, invece, sono evanescenti proprio come le immagini digitali che compongono l’ambiente visivo. Il viaggio in cui Adrien Mondot e Claire Bardainne conducono lo spettatore è un viaggio verso la riscoperta di un proprio mondo interiore dimenticato, forse quello più emozionante, perché si riconnette all’età più bella dell’uomo, a quella fanciullezza andata e che si crede non possa mai più ritornare in un mondo che chiede sempre di più concretezza. Anche Cinématique in qualche modo dà vita a qualcosa di concreto, non al quotidiano però, piuttosto conduce lo spettatore alla riscoperta dei sogni, che diventano consistenti quanto e più della realtà che lo circonda.

Visto il 19 ottobre 2016 al Teatro Vascello di Roma in occasione di Romaeuropa Festival 2016

Cinématique

Creazione 2010 Adrien M & Claire B Concept Adrien Mondot Giocoliere Joseph Viatte Danzatrice Marie Tassin Musica, Creazione sonora Christophe Sartori, Laurent Buisson Creazione luci Elsa Revol, Jérémy Chartier Drammaturgia Charlotte Farcet Suono Wilfrid Haberey Luci Rosemonde Arrambourg Direzione tecnica Alexis Bergeron Amministrazione Marek Vuiton Produzione, Booking Charlotte Auché Produzione Margaux Fritsch, Delphine Teypaz Produzione Adrien M & Claire B Coproduzione, Sostegno Hexagone, scène nationale di Meylan, La Ferme du Buisson, scène nationale di Marne la Vallée, Elmediator, scène conventionnée musiques actuelles et arts numériques di Perpignan, [ars] numerica, centro europeo delle arti digitali di Montbéliard, Les Subsistances, Lyon, Le Théâtre de Création / City of Grenoble, Centre des arts, Enghien-les-Bains, Manège.mons / Belgica Partecipazione Ministère de la Culture et de la Communication DICREAM, DRAC Rhône-Alpes, Conseil régional Rhône-Alpes, Conseil Général Isère, Ville de Grenoble Foto © Raoul Lemercier

Il progetto ha vinto il ‘gran prix du jury’ nell’ambito della competizione internazionale ‘dance and new technologies’ organizzata dal Festival Bains Numériques #4 di Enghien-les-Bains nel giugno 2009

La compagnia Adrien M & Claire B è accreditata da DRAC Auvergne Rhône-Alpes, la Regione Auvergne-Rhône-Alpes e sostenuta dalla città di Lyon

Share

Comments are closed.