PRATO – Gabriele Vacis torna in teatro con un nuovo testo di Alessandro Baricco: Smith & Wesson, dopo avere diretto Novecento, il monologo che lo stesso Baricco aveva scritto perché fosse messo in scena con Eugenio Allegri. Questa volta ad interpretare i personaggi sono Natalino Balasso, che interpreta Smith, e Fausto Russo Alesi nel ruolo di Wesson, ai quali si affiancano Camilla Nigro e Mariella Fabbris. In molti testi di Alessandro Baricco è presente, non per casuale coincidenza, l’elemento naturale dell’acqua. In Novecento il protagonista, orfano e cresciuto sul piroscafo Virginian, con la musica nel sangue e la passione per il pianoforte, non riesce a concepire altra vita possibile se non quella sul mare. In Oceano mare tutti i protagonisti, con le loro vite diverse ed impossibili, si incontrano alla Locanda Almayer che si trova in un luogo non luogo sempre vicino alle coste marine. Era inevitabile che questo nuovo testo non avesse lo stesso comun denominatore: la scena infatti si svolge alle cascate del Niagara. Siamo agli inizi del Novecento quando Rachel Green, giornalista ventitreenne incontra Tom Smith e Jerry Wesson, due imbroglioni improbabili e arresi alla vita, per proporre l’impresa che nessuno ha mai tentato nella storia: saltare dalle cascate del Niagara per vivere e non per morire. Per riuscire in questa follia e scrivere la notizia più sensazionale di tutti i tempi, a Rachel serviranno i talenti dei due personaggi: il genio di Smith, inventore ricercato in numerosi stati americani e ora metereologo deciso ad inventare un metodo statistico per prevedere il meteo, e la capacità unica di leggere il fiume di Wesson, noto come il “pescatore” per avere ripescato i corpi di quelli che si erano gettati dalle cascate.
La drammaturgia e la messa in scena sono fedeli al testo di Baricco. I costumi sono in stile coloniale, mentre la scenografia è essenziale e costituita da materiale traslucido, per dare l’effetto dei riflessi della luce sull’acqua. Al centro della scena si trova un’architettura quadrata minimale, che all’occorrenza diventa la casa di Wesson oppure la scatola di birra, in cui sarà rinchiusa Rachel per compiere il grande salto. Particolarmente forte da un punto di vista scenografico è proprio la scena del salto nelle cascate, con la scatola che galleggia in aria ed il telo trasparente che passa come un’onda sulla platea fino a ricoprirla interamente. A differenza di altri personaggi di Baricco, come Novecento ed Elisewin, che pur essendo affamati di passione e di vita, sono incapaci di vivere oltre la dimensione dell’abitudine o della paura, Rachel lancia l’idea del grande salto perché è stanca di vivere una vita in cui non sente di essere a pieno se stessa. Il grande salto nel vuoto rappresenta, per tutti, un’occasione per ricominciare a vivere. Lo è per Smith, per dimostrare finalmente il suo genio. Lo è per Wesson, per essere finalmente se stesso e non vivere all’ombra di un padre, che prima di lui è stato “pescatore”. Lo è per Rachel, che tenta la grande impresa a costo della sua vita perché è meno doloroso morire una volta cercando di inseguire il proprio sogno piuttosto che morire un poco alla volta, ogni giorno, crogiolandosi nell’indifferenza o peggio ancora nell’apatia.
In senso lato il salto nel vuoto è anche per noi l’unico modo per vivere, fidandosi del rischio e gettandosi verso il futuro al buio, nella scatola delle proprie paure. Come dice anche Elisewin in Oceano mare “io la voglio, la vita, tutta quella che c’è, tanta da impazzirne, non importa, (…) dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio”. Interessante è anche la riflessione che Baricco fa sul teatro e sulla scrittura, a cui Vacis presta la sua spalla. Nello spettacolo infatti le cascate del Niagara, paradiso dei suicidi, diventano il palcoscenico drammatico da cui molti decidono di farla finita con gran finale. Con il grande salto le cascate sono ancora il palcoscenico, da cui tutti, attori e spettatori, assisteranno all’impresa di Rachel. La riflessione sulla scrittura è incentrata sulla giovane giornalista. “Cosa mi perdo?” chiederà a Smith prima del grande salto, e “dove finiranno tutti i libri che non scriverò?”. Baricco affida alla voce di Rachel e a quella fuori campo della signora Higgins, che compare in un unico ed emozionante monologo finale, l’onere di tentare il tutto per tutto pur di assecondare il grande sogno, quello di raccontare storie. Compresa la sua, raccontata da lei o da altri, questo non ha importanza, come se fosse sempre la prima volta o ad ogni modo la più bella.
Visto al Teatro Metastasio di Prato il 21 gennaio.
Smith e Wesson
di Alessandro Baricco
con Natalino Balasso, Fausto Russo Alesi, Camilla Nigro, Mariella Fabbris
regia Gabriele Vacis
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
costumi Federica De Bona
video Indyca/Michele Fornasero
fotografia Serena Pea
produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale/ Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale