RUMORSCENA – Anomala casa editrice, la ligure Platò da Sarzana. Conosciuta più da vicino a Torino, neanche un anno fa, al Salone Internazionale del Libro – non ancora scisso, all’epoca, dai ‘furbetti’ dell’Associazione Italiana Editori – di cui s’è annunciato da pochi giorni il tema, «Oltre il confine», designante l’edizione 2017. E sul confine, a suo modo, appariva già allora l’esiguo stand della casa in gioco: poiché ospite (pagante, ça va sans dire) di un “Incubatore” di piccole e recenti realtà editoriali che si trovava esattamente all’inizio dell’area espositiva. Incubatore che invero, proprio in virtù della speciosa denominazione progressista e cara a un lessico da “managèri” à la page, pareva la solita cortina fumogena all’italiana, dietro cui celare una sostanziale povertà di proficue idee e d’adeguati servizi di crescita e formazione per i coraggiosi editori aderenti al suo cartello.
Ciononostante, i tipi di Platò – cioè Michela Brondi e Diego Garbini Domina – furono accorti e ficcanti nell’orchestrare una composita performance, all’interno di un adiacente spazio eventi, intesa a presentare con comunicativa verve la loro ardita e ardente attività di produttori di libri fuori dai canoni. Un’operazione live che, oltre all’intrepido duo fondatore, coinvolse da coprotagonisti la sarcastica emittente web “Radio Rogna” («la radio che sogna!») e il bravo teatrante Toni Garbini con la recita di una drammaturgia ad hoc pubblicata dalla stessa editrice sarzanese. Presso la quale, in effetti, hanno vita pubblicazioni intrise di pagine insolite e visioni singolari: ottime per lettori curiosi e vogliosi di cimentarsi con crismi di alterità.
Del resto, arduo rimanere indifferenti alla fantasmagorica poesia del «pensare» – avversa all’esibizionismo pestifero del «pensiero» – di Luciano Ginesi nei due volumi, folti di illustrazioni e immagini, The Wry Pussy Bar e My Soul (does not exist). Un artista, Ginesi, polivalente e drop out; vate nomade lungo i meandri salvifici della propria schizofrenia, capace di condurlo via e lontano dai sensi unici prodotti da concetti e istinti, da razionalità e ingannevole vita psichica: coi quali s’«imbottigliano» artatamente impulsi di vita autentici che chiedono semmai di «vivere» ed espandersi, invece che di «esistere» e basta. C’è differenza, infatti, tra vivere ed esistere. Ed è una differenza di «dimensioni» cercate e/o create; di piani differenziali e dislivelli che generano potenziali di forza ed energia disparati; di vastità e misure molteplici, in cui aver agio così di far spaziare e scorrere tutta la gamma delle proprie possibilità di vita desiderata e desiderante. Altrimenti quest’ultima manca di un oltre, nell’esistenza, che la metta alla prova e ne saggi ogni limite e soffocante coercizione: ma anche, pertanto, ogni illimitatezza e apertura espressiva rispetto ad altre smisurate dirompenze feconde.
My Soul (does not exist), aggiungo, è un monologo teatrale fatto di «Frammenti censurati» che l’aut-attore Toni Garbini ha drammatizzato dagli scritti di Ginesi derivandone, oltretutto, un lavoro scenico. Scabra pièce, recitata su crinali di luciferino cipiglio e implosa pacatezza che – esprimendosi al microfono e di norma tra musiche techno – intensificano la micidiale natura protocollare del copione dirimendo l’abissale elenco di vertiginose urgenze, contraddizioni e questioni intrappolate in quell’immane bottiglia alla deriva che, nel mare dell’oggi, è l’Occidente.
Chi non appare persa né intrappolata e, piuttosto, trova motivi di saldo entusiasmo esplorando le distese ampie della propria infanzia, è la novenne Iole Garbini Fiori. La quale, con parole e disegni di suo pugno, espone con grazia l’incanto benefico della natura nel quaderno Gli Erbetti di Iole: primo titolo della collana “Libri per bambini scritti dai bambini”, in cui la piccola autrice racconta le sue scoperte naturaliste e di sana nutrizione low cost e a chilometro 0, fornendo pure qualche ricetta culinaria e rimedi salutiferi. Guidata in primis dall’esperta nonna Lina, si assiste allora alle peregrinazioni conoscitive e appassionate di questa bimba che conquista col candore del proprio sguardo sull’universo circostante, riavvicinandoci al Creato inteso come fertile latore di doni e semi di bontà di cui accorgersi e andare in cerca. Poiché, a chi chiede con autenticità, sarà dato; e altresì con verace frutto, da cui trarre linfe di vitale essenza.
Ardente stella, anche questa di Iole; balenata nel cosmo pubblicistico di Platò dal quale, inoltre, possono trovare sviluppo eventi d’altra creatività e arte che ne alimentino il rigoglio operativo. Sicché, al menzionato monologo scenico tratto da My Soul, è da aggiungere perlomeno Freaks: sgargiante format performativo (ideato da Diego Garbini Domina) che, di volta in volta, congloba dieci spettacoli brevi in uno soltanto composto da singoli Best of di un’opera, di un concerto, di una rappresentazione teatrale, di una creazione artistica. Un monstrum in cui ciascun artista selezionato – con pertinente bando, nei luoghi ove lo show viene richiesto – ha da 1 a 10 minuti per proporre il nucleo pregnante di uno o più tra i suoi lavori. L’ottica è quella di aggregare e fornire una speciale occasione di visibilità a artisti e maestranze del territorio laddove fa tappa siffatto varietà, riuscendo a dare un compenso a tutti e facendo pure audience development: visto il consistente accorrere di spettatori poco adusi al consumo di spettacoli e cultura dal vivo e, comunque, attirati dalla formula per numeri a intermittenza che tanto somiglia alla fruizione artistico-culturale – dai tratti spesso frammentari e per morsi limitati di tempo – che avviene sui media digitali e web costellanti l’era odierna. Difatti, nei suoi ancora circoscritti appuntamenti tra Liguria e Toscana, Freaks ha registrato sempre il sold out generando contestualmente partecipazione, diffusa energia e senso di ritrovata comunità.
D’altronde, è a un’allargata comunità mondiale che guarda A Book About Hands: progetto di libro in fase d’attuazione giusto in questi giorni e di cui, in anteprima, ho visto un eloquente prototipo. Uno «spettacolare» catalogo, coinvolgente 47 artisti di 13 nazioni, dedicato appunto alle mani e che mixa immagini d’autore ad altre di dominio pubblico appartenenti a grandi collezioni e musei sparsi per il mondo. Nel corso di questo mese di marzo, uscirà la presentazione dell’opera sul website di crowdfunding “Kickstarter”. Da tale piattaforma online si partirà, dunque, per diffondere su larga scala le originali peculiarità del progetto, i suoi specifici intenti di produzione copartecipata, mirando alla raccolta dei mezzi e contributi necessari a stampare una prima tiratura di copie d’alto artigianato tipografico. Un lotto iniziale di volumi destinati ai suoi fautori (artisti, musei, collezioni e sottoscrittori di donazioni in denaro) che, si ritiene, possa spianare la via a supplementari edizioni da distribuire in tutto il pianeta per mano dell’editore medesimo. Scopo aggiuntivo dell’operazione, non per niente, è quello di arrivare a commercializzare la pubblicazione in modo autonomo e indipendente, bypassando la stretta – economicamente ferale – delle forme maggioritarie di distribuzione libraria aumentando, alfine, i margini per elargire congrue royalties e pagamenti a ciascun artefice dell’impresa.
Mani quindi che, sulla scia di tale idea, paiono tendersi con simbolica tempra al di là dei fogli impressi, volgendosi ad abbracciare l’intero globo terrestre in un unico linguaggio che – veicolato dall’immediatezza data dall’impronta visiva – connetta e perciò stringa insieme individui, culture e lingue differenti: nel sogno di comunicare e incontrarsi superando barriere, confini e linee gotiche d’occlusiva appartenenza. Si comprende meglio, allora, l’anomalia coraggiosa nonché l’utilità di una pratica editoriale del genere: fatta in casa ma che osa pensare in grande. Poiché al cospetto dei “Giganti della montagna” globale che, oggigiorno, ci sovrasta col suo supermercantilismo a circuito chiuso e a oligarchico andamento, occorre creare fenditure e alterazioni con ciò che è semmai straniero, inclassificabile, irriverente, marginale e minoritario. Puntando su entità quali Platò che, forti proprio delle loro minute dimensioni, possono incunearsi con espansivo dinamismo e incisività scardinanti in qualsiasi ganglio e interstizio di tale sistema totalizzante: così da spezzarne il loop incantatorio con cui persiste a dar sfoggio di sé come unica realtà possibile e desiderabile.
Libri e Links:
The Wry Pussy Bar. Il Bar La Mozza Storta. Tratto da Sette mesi al Bar – Romanzo Extraspaziale di Luciano Ginesi, a cura di Diego Garbini Domina, illustrazioni di Michela Brondi.
My Soul (Does Not Exist). Frammenti censurati dagli scritti di Luciano Ginesi, drammaturgia di Toni Garbini.
Iole Garbini Fiori, Gli erbetti di Iole, in collaborazione con Lina Domina.
A Book About Hands, a cura di Michela Brondi e Diego Garbini Domina.
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