RUMOR(S)CENA – Sentire l’eco delle voci a distanza che giungono da Trasparenze grazie alla comunicazione immediata che viene diffusa sulle pagine social, permette anche a chi è fisicamente assente, di condividere in tempo reale quanto accade a centinaia di chilometri di distanza. Non sempre è possibile partecipare, pur essendo invitati, a dei festival che per esperienza pregressa, fiducia e stima acquisita negli anni, riconoscibilità dell’impegno della direzione artistica, sei sicuro di provare interesse e soddisfazione nell’esserci. Il Festival del Teatro dei Venti di Modena è uno di questi, e i motivi per sostenerlo sono molteplici e tutti meritevoli, ad iniziare dall’entusiasmo che si coglie, l’obiettivo capace di coalizzare intorno agli artisti, la città stessa, i tanti giovani coinvolti in progetti capaci di dare loro un ruolo di protagonisti. Per chi conosce bene la città emiliana si è potuto rendere conto, come negli ultimi anni Modena e’ stata capace di riconquistare vitalità e il Festival Trasparenze ha un merito per aver contribuito al rilancio. La prova è nelle immagini video e fotografiche che appaiono da giorni su Facebook, dove si capisce che l’obiettivo desiderato è stato raggiunto: quello della partecipazione, coesione, e condivisione la più allargata possibile. Uscendo dal perimetro tradizionale del palcoscenico, Trasparenze diventa una forma di teatro in grado di aprirsi alla collettività, a spazi alternativi, nelle piazze, in carcere, in luoghi urbani dove tutto assume un valore sociale per i suoi numerosi e trasversali significati. Non semplice teatro di strada ma rappresentazioni collettive con la partecipazione inclusiva dei richiedenti asilo (progetto “Mare Nostrum”), o le “cabine telefoniche letterarie”: un’idea del Teatro Magro a dir poco geniale; sollevando la cornetta telefonica si poteva ascoltare un brano tratto dall’opera scelta. Tanti eventi selezionati appositamente per la “Chiamata per Spazi Urbani”.
In un contesto così allargato nelle sue proposte diversificate come il progetto degli “Spettatori erranti – gite contemporanee” – ha permesso la partecipazione di studenti provenienti da altre città in viaggio d’istruzione. E a coordinare la loro presenza, il direttore artistico Stefano Tè ha delegato la Konsulta formata da un gruppo di spettatori “under 25”, a cui è stato affidato un ruolo attivo nella fase ideativa del festival fin dal 2012. Anche in questo caso l’innovazione del processo creativo, diventa occasione reale di poter incidere sulle scelte artistiche, e non semplicemente subirle e usufruirne passivamente. Superare ogni confine, ogni barriera, travalicare ogni pregiudizio, assemblare vite diverse; ogni identità si fonde con quella dell’altro e assistere a gesti apparentemente semplici come quello dei richiedenti asili camminare su mattoni legati ai piedi per poi distruggerli, è un gesto dirompente che richiama l’abbattimento dei muri in cui la nostra società spesso vorrebbe erigere. La musica unisce sempre.
video di Raffaello Manco voce fuori campo Vittorio Continelli
Basti vedere il video di “Footlose” curato da TeatrinGestazione per capire come una semplice performance pubblica possa diventare fonte di allegria, di entusiasmo in cui, ancora una volta, si evince quanto sia importante allargare a tutti la possibilità di partecipazione. Un laboratorio rivolto ai richiedenti asilo si trasforma in un rito collettivo che suscita entusiasmo tra i partecipanti e fa capire come la vera integrazione vada pensata anche attraverso l’offerta di esperienze artistiche.
TeatrInGestAzione/Footloose #Trasparenze5
Trasparenze sta per tornare in pista con tante novità #nonsolofestival#staytuned[Nel video F o o t l o o s e #Trasparenze5TeatrInGestAzione]
Pubblicato da Trasparenze > Festival e Residenze Teatrali su Sabato 13 maggio 2017
Un’area festival nel quartiere Don Bosco, fulcro della manifestazione che per quattro giorni è diventata l’agorà cittadina dove generazioni di tutte le età: bambini, adolescenti, adulti e anziani, si mescolavano fino a creare una comunità festosa, in cui la musica, il cibo, le iniziative culturali a margine del festival, sono il collante per sentirsi partecipanti attivi, ascoltatori privilegiati. Da sempre Trasparenze ha saputo far crescere una cultura trasversale con un’attenzione particolare per il valore sociale che rappresenta il teatro. Non un luogo chiuso riservato a quelle categorie ristrette: gli operatori, i critici, un pubblico selezionato, ma uno spazio senza confini dove tutti potessero interagire. E così un’amichevole di calcio “Y – la variabile di calcio” organizzata da Dynamisteatro, diventa occasione di vera integrazione nei luoghi di vita della stessa comunità. Non esserci è un’occasione mancata per non aver provato di persona quanto traspare dall’entusiasmo di chi si è lasciato coinvolgere. L’aspetto ludico è solo la cornice esteriore di un progettualità mirata a sensibilizzare sempre più le istituzioni, l’opinione pubblica, fino al semplice privato cittadino che può vivere forme di intrattenimento, così come erano le feste popolari, le manifestazioni sociali di piazza la domenica. Il ritrovarsi.
Da anni Stefano Tè e il suo staff del Teatro dei Venti lavora su questi obiettivi, intuendo che la cultura vera si fa dal basso, mirando a trovare delle sinergie con quei settori della società dove abitualmente le condizioni di vita abituale, non lo permettono. Il carcere in primo luogo. Portare il teatro all’interno dell’istituzione è ormai un’attività consueta in molti penitenziari e divenuta negli anni prassi consolidata. Attivare dei laboratori con i detenuti condotti da artisti, registi affermati significa trasmettere dei saperi che possono determinare dei cambiamenti sociali tra le persone in stato detentivo. Pensati come opportunità di miglioramento. Il Festival infatti fa parte del Coordinamento Teatro Carcere dell’Emilia Romagna.
Non si tratta di fare un semplice elenco degli eventi accaduti (a maggior ragione non avendoci partecipato) ma piuttosto una valutazione complessiva che prende origine dalla partecipazione delle scorse edizioni, e dal monitoraggio quotidiano di quanto osservato e letto sui profili social e sulla pagina principale di Trasparenze. E ancora, cogliere l’importanza delle valutazioni riportate da chi c’era. Scrive su Facebook, Federica Inga: “Il teatro che esce dal teatro e si fa strada fra la gente, la incontra nei luoghi informali di tutti i giorni e dove non penseremmo mai di andare (come il carcere) … spazi più o meno anonimi o conosciuti che dialogano con la bellezza”. Parole molto più incisive di qualunque recensione si possa immaginare. Colpisce infatti la sintesi in cui tutto si concentra nel dialogo con “la bellezza”. Cosa ci può essere di alternativo a questa parola per spiegare come sia positivo suscitare sensazioni ed emozioni nell’esserci? Nel sapere che il teatro ti appartiene non come forma di rappresentazione/fruizione, nel semplice atto di assistere ma di viverlo in una modalità più socializzante possibile. Contaminando luoghi pubblici per farne dei processi che portino a nuove forme di interazione, il Teatro dei Venti, ha saputo crearsi in soli cinque anni un profilo riconoscibile per la sua originalità e coerenza. Assistere ad un evento – spettacolo con 130 allievi – attori del Teatro dei Venti, gli utenti del progetto l’Albatro/Teatro e Salute Mentale, ospiti della Casa Protetta San Giovanni Bosco, detenuti e internati del Carcere di Castelfranco Emilia, richiedenti asilo del progetto “Mare Nostrum”, riuniti insieme per “Le città invisibili” (tratto dall’opera di Italo Calvino) diretti da Stefano Tè.
Definito come un “attraversamento urbano – dal regista – perché non si tratta di uno spettacolo canonico, ma di una grande passeggiata poetica in cui è coinvolta per la prima volta, tutta assieme la Comunità allargata che frequenta e dà vita al Teatro dei Venti. Corsisti e partecipanti ai laboratori e ad altri progetti socio-culturali, musicisti, insieme per mettere in scena una piccola visione . L’obiettivo è giungere a una appropriazione simbolica dei luoghi del vivere sociale, il Parchetto, la Chiesa, la Ludoteca, la Casa Protetta, magari per prendercene cura in maniera più consapevole e creativa”. Una trasformazione urbana che appare come una piccola rivoluzione in cui far entrare l’energia creativa del fare teatro insieme, capovolgendo luoghi in palcoscenici all’aperto, dando senso ad esperienze che sono il frutto di una lunga e costante ricerca di aggregazione sociale, di scoperta di sé stessi in relazione agli altri. Ecco perché esserci a Trasparenze diventa occasione preziosa per vivere da protagonisti insieme a chi lavora perché accada.
Italo Calvino ne “Le città invisibili” lo spiega bene : “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”. Così è accaduto per chi c’era a Modena. Esserci….
Oggi domenica 14 maggio ultima giornata di Festival
ore 11 Barberia Corner & Dj
ore 15 Giorgio Rossi /Sosta Palmizi Dialogo sul laboratorio con gli ospiti della Casa Protetta. Estratti da “Lasciati amare” di e con Giorgio Rossi e intervento performativo di Francesco Manenti Casa Protetta San Giovanni Bosco
ore 16 Dynamis // Y La variabile del calcio Progetto selezionato con la chiamata per Spazi Urbani Aerea Festival
ore 19 -22 Samba de Quintal
ore 20 Illoco Teatro /The baby walk/Aleksandros Memetaj/Teatro Ebasko Presentazione del progetto Cantieri Esito della micro residenza delle quattro giovani compagnie introduzione di Gerardo Guccini Teatro dei Segni
ore 22 Samba de Quintal // Concerto Area Festival
EXTRA FESTIVAL / Andrea Loreni – Il Funanbolo
20 maggio ore 00.30 /La notte bianca camminata sul cielo di Modena in Piazza Grande