GENOVA – All’inizio fu solo pixel. Per diversi minuti il collegamento Live streaming, in full HD dal carcere di Rebibbia di Roma giungeva al Teatro della Tosse di Genova, decisamente in maniera un po’ inquietante: strani esseri emettevano ogni tanto suoni gutturali ed assumevano sembianze che ricordavano i corpi riprodotti alla mostra Body World che ha girato il mondo (il corpo umano visto dal suo interno). Poi la tecnologia, protagonista indiscussa della serata, ha avuto la meglio. È dal 2015 che l’Auditorium del carcere di Rebibbia è connesso in banda larga con, la rete ed è stato trasformato in un centro di produzione di eventi live streaming, anche con l’impiego professionale di detenuti debitamente formati all’utilizzo delle nuove tecnologie. Va in scena, per la prima volta, in contemporanea, correndo su un ideale red carpet digitale che collega cinque sale italiane il live streaming in full HD di Hamlet in Rebibbia, progetto speciale del Ministero per i beni e le Attività culturali e del Turismo. Lo spettacolo curato del regista genovese Fabio Cavalli, anche co-sceneggiatore, già coproduttore del pluripremiato lungometraggio Cesare deve morire, dei fratelli Taviani e vincitore della Menzione Speciale della Giuria del Premio Migrarti 2016 alla 73° Mostra del Cinema di Venezia per il cortometraggio Naufragio con spettatore.
Il 30 ottobre, di lunedì, in cinque luoghi in contemporanea (Teatro dell’Arca, all’interno della Casa Circondariale di Genova-Marassi, Teatro Massimo di Cagliari, Teatro Eliseo di Nuoro e Teatro della Tosse) trasmettono in diretta streaming lo spettacolo interpretato dagli stessi attori che hanno contribuito al successo del film dei Taviani. Venticinque attori-detenuti che danno vita a questa mise en scène della più celebre opera di Shakespeare. Rivista e corretta. Due famiglie in lotta, in questo caso una siciliana ed una partenope, protagoniste di una faida di potere dinastico-territoriale. Parlano con marcata verve dialettale e trasmettono grande passione recitativa, seppur con i loro limiti ed i loro inciampi. Accanto a loro, due le donne protagoniste (Ofelia, interpretata da Chiara David e Gertrude, Vanessa Cremaschi) anch’esse travolte loro malgrado da questa furia di sotterfugi, dolore e sangue. La rappresentazione dello spettacolo organizzato da Amleto per mettere in scacco lo zio Claudio è una piccola chicca di teatro senza-parole. L’accompagnamento musicale è effettuato dal vivo, o meglio da dietro le quinte, diretta dal maestro Franco Moretti (Orchestra Popolare Romana).
Una serata che del teatro evidenzia gli aspetti sociali, non solo perché protagonista è una compagnia di carcerati – dice Fabio Cavalli dello spettacolo: «C’è un’opera di Shakespeare che ha radicali attinenze con i problemi che dominano il contesto carcerario e l’ambiente d’origine di molti reclusi. Il titolo è Amleto, il termine è Vendetta. Nell’Amleto il giovane principe, chiamato dalla voce del sangue, dal fantasma del padre, vittima di una faida dinastica, indaga implacabilmente sui colpevoli, con lo scopo di compiere la vendetta. Amleto è il killer obbligato. L’ipotesi di un esercizio di giustizia forse è lontana dalla visione statuale barbarica proposta da Shakespeare. O forse (è la tesi di Carlo Emilio Gadda in Amleto al Teatro Valle, 1952) in quel contesto, il ristabilimento dell’ordine violato non può compiersi altrimenti che nel sangue della strage finale, nella quale innocenti e colpevoli sono ugualmente sacrificati in un atto di purificazione distruttiva. Solo Orazio resta testimone vivente, incaricato di ricordare ai posteri il rischio mortale che comporta la violazione dell’ordine all’interno di una comunità. Nell’Amleto si rispecchiano i destini di molti degli attori della Compagnia. E i destini di tutti noi. Se c’è del marcio nell’antica Danimarca, come ce la passiamo, oggi, fra Roma, Napoli e Reggio Calabria? (Con la sponda delle finanziarie del Nord). Quali faide, tradimenti e lotte fra clan, coprono di sangue le strade delle città, fino a macchiare i palazzi di un potere lontano ed oscuro? Dalla Fortezza di Elsinore al Maschio Angioino il salto spazio-temporale è quasi impercettibile. L’Amleto è cronaca di oggi ed emblema universale della dialettica fra Vendetta e Giustizia»
Per la prima volta la trasmissione delle esperienze teatrali di Rebibbia varca la soglia di più sale teatrali italiane essendo stato uno degli appuntamenti della Festa del Cinema di Roma, che ha proiettato anche al MAXXI lo spettacolo per coloro che non fossero riusciti ad accreditarsi nella casa circondariale (sede anche di altri appuntamenti aperti a liberi e detenuti, dal 30 ottobre al 21 dicembre, per la sezione Festa del Cinema a Rebibbia). Il progetto Rebibbia Live Streaming si sviluppa a partire dal 2015 con l’approvazione da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e con la collaborazione della Fondazione Cinema per Roma (2016 e 1017) e del Roma City Fest (2016). La posa della fibra ottica che collega l’Auditorium del Carcere alla rete web lo ha così trasformato in un centro di produzione di eventi live streaming, anche con l’impiego professionale di cittadini in esecuzione penale debitamente formati all’uso delle nuove tecnologie. La Struttura, iscritta al Registro imprese cinematografiche presso il MiBACT, ha aperto per la prima volta i suoi cancelli al grande pubblico diventando set del film Cesare deve morire, vincitore nel 2012 dell’Orso d’Oro al 62° Festival del Cinema di Berlino, di cui Fabio Cavalli è stato coproduttore, co-sceneggiatore, interprete, scenografo e light designer della parte teatrale.
Esperienze come quella del National Theatre di Londra (dal 2009 ha trasmesso oltre 40 produzioni teatrali per circa 5 milioni e mezzo di spettatori in più di 2000 luoghi del mondo) dimostrano come la diffusione video incentivi la fruizione dello spettacolo dal vivo e sia una delle possibili risposte alla crisi di presenze che affligge molte strutture.
L’evento Hamlet in Rebibbia live streaming, progetto speciale del Ministero per i beni e le Attività culturali e del Turismo 2017, è stato realizzato nell’ambito della Festa del Cinema a Rebibbia, grazie alla collaborazione di La Ribalta – Centro Studi Enrico Maria Salerno, la start-up Ottava Arte, con la Fondazione Cinema per Roma, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli Studi Roma Tre. L’iniziativa è parte del programma di Contemporaneamente Roma 2017 promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con Siae.
Visto il 30 ottobre 2017 al Teatro della Tosse