FERRARA – Per Ferrara jazz il 9 febbraio 2018 si è esibita una delle formazioni jazz più originali degli ultimi anni, il quintetto Kneebody, che ha saputo elaborare fin degli esordi un progetto originale di fusione tra il jazz post-bop più rigoroso, ritmi rock, incursioni nel funk e nella sperimentazione sonora elettronica. Apprezzati da grandi maestri come Joshua Redman e Dave Douglas, per la cui etichetta hanno esordito nel 2005, Kneebody sono cinque musicisti americani formatisi alla Eastman School of music di New York in cui si sono conosciuti e che suonano assieme dal 2001: Shane Endsley alla tromba ed effetti, Ben Wendel al sassofono tenore ed effetti, Adam Benjamin alle tastiere elettriche, Kave Rastegar al basso e Nate Wood alla batteria. Grazie alla loro energia creativa e ad una grande tecnica individuale, hanno creato nel tempo uno stile unico, fatto di melodie ben riconoscibili condotte spesso all’unisono dai fiati e dalle tastiere, solidi ritmi incalzanti sostenuti da un drumming energico e metronomico e da un basso elettrico pulsante. Per queste peculiarità il quintetto offre sicuramente il suo lato migliore nella esibizione dal vivo: grazie alla loro energia riescono a creare un potente muro sonoro in cui la tromba di Endlsey frenetica e tagliente, porta avanti frasi liriche condite con abbondanti manipolazioni sonore, con chiari riferimenti allo stile di Douglas e Ralph Alessi. Il sax tenore di Wendel è la vera sorpresa della serata, per il suo grande lirismo e le sue grandi capacità improvvisative, che lo avvicinano alle più importanti voci nere del jazz, mentre la sua inventiva nell’uso degli effetti elettronici trasforma il suo strumento grazie a suoni ora dissonanti, ora e ipnotici. Il piano elettrico di Benjamin, chiamato dagli altri il “professore”, per la sua attività di insegnante universitario e la sua vena compositiva più cerebrale, ha un ruolo primario nel creare melodie e ritmo, grazie ad un uso quasi percussivo della tastiera. Il bassista Kave Rastegar genera una caleidoscopica cascata di note di stile chitarristico, con un ritmo sempre incalzante, che spesso sfocia nel funk e nel beat e va al di là del puro accompagnamento. Le complesse strutture sonore sono solidamente sorrette dalla batteria di Nate Wood, un motore incessante e sempre vario nello stile.
Kave Rastegar in un italiano inaspettato imparato nei lunghi anni suonati alla corte di Ligabue, presenta i brani e racconta aneddoti sul gruppo. Ciò che rende speciale e unica la musica di Kneebody è l’amalgama sonoro uniforme che scaturisce dai singoli strumenti, attraverso suggestioni prog-rock e perfetti arrangiamenti orchestrali di ispirazione zappiana, senza un vero bandleader sul palco che rubi la scena agli altri. Nei rari momenti più intimisti emerge tutta la raffinatezza e l’eleganza delle composizioni, per il resto dominate da un piglio aggressivo e dinamico. L’energia vulcanica di questa musica ha coinvolto ed entusiasmato un pubblico numeroso, per una rara occasione di apprezzare dal vivo un gruppo originale e forse non abbastanza conosciuto in Italia.
Visto al Jazz Club Ferrara, Rampari di Belfiore di Ferrara il 10 febbraio 2018