MODENA – Ritorna Saverio La Ruina (già apprezzato con il pluripremiato Italianesi) questa volta in scena con Masculu e Fiammina in programma al teatro Drama di via Buon Pastore sabato 24 febbraio alle 21. Tra i più originali rappresentanti della scena teatrale contemporanea, Saverio La Ruina presenta uno spettacolo sulle confessioni più intime, sulle memorie inconsolabili che ricongiungono, grazie alle parole, il passato al presente. Un delicato monologo di un uomo sulla tomba della madre che non richiede risposta perché la voce contiene e salva in sé tutte le nostalgie e le immagini di ciò che è stato. Protagonista è Peppino che raggiunge il cimitero in un giorno di neve, libera l’immagine della vecchia madre dal ghiaccio e inizia a raccontare quel che è stato della sua vita dal principio, come in un romanzo di formazione sopraffatto dal soliloquio.
Cesella un frammento di vita che porta in sé lo stupore per prime infatuazioni giovanili e il dolore per certe offese taciute o gridate da tutto il paese (ambientato in una cittadina della Calabria) contro quel ragazzo che non fa mistero delle sue scelte sessuali. Il suo è un caso che verrà a ripetersi tristemente e in maniera amplificata dal Sud al Nord, con la stessa violenza e con la stessa indifferenza. Il racconto dell’uomo passa attraverso la paura dell’etichetta di “diverso” che gli anni e i luoghi non hanno emendato, ma solo costretto a una triste rassegnazione.
La confessione di un figlio alla madre mostra la resa consapevole a una vita di silenzi e di fughe dalle persecuzioni verbali e fisiche. Una vita che Peppino trascorre imparando il mestiere di barista e ad affidandosi in clandestinità all’unico compagno che gli abbia dichiarato amore. L’isola di neve da cui fa capolino la tomba e su cui si riversano parole, canzoni e volti di un tempo è un traguardo protetto di ricordi che si ripiegano mentre riferiscono di Alfredo, il compagno amato e ucciso dalla violenza del perbenismo.
Il protagonista interpreta anche questo uomo che si figura nei panni di San Pietro e domanda alla madre se abbia già incontrato Gesù. Sono domande che alleviano il peso degli incubi notturni, mentre la luce cala su quello che è un viaggio interiore svelato da La Ruina con la misura lirica che gli appartiene. Il dialetto calabrese è la prima confidenza che mette a nudo le brutture del linguaggio canonizzato, quello che quasi mai è gentile, che non sa come definire chi è “masculu e fìammina” allo stesso tempo, che rompe le teste con sbarre di ferro o mortifica l’unione tra due uomini, sempre e soltanto “ricchioni” agli occhi dei più. E nei riguardi di quella madre, affettuosa e misteriosamente comprensiva, si percepisce un rammarico, qualche mancata armonia. Tutto in una atmosfera fatalistica e contemplativa.
Lo spettacolo è inserito nella rassegna La corsa di fuochi del progetto Andante sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Comune di Modena Regione Emilia Romagna Prenotazione: info@dramateatro.it telefono 328 1827323.