GENOVA – Rammentate i trentenni disillusi che decidono di tentare il colpo della propria vita, invertendo il normale andamento del mercato della marijuana, esportandola dall’Italia al Messico, a seguito dell’avvenuta distruzione in massa delle piantagioni per mani di un fantomatico bombardamento dell’Air force one americana? Ecco, appunto, Thanks for Vaselina che ha sbancato i botteghini, vinto premi e consacrato gli originali componenti under 35 (ma lo sono ancora?) di Carrozzeria Orfeo, tra i migliori visionari dissacranti della scena teatrale contemporanea. Che cosa si sono inventati questa volta? Lo abbiamo visto al Teatro dell’Archivolto di Genova, dove è andato in scena Cous Cous Klan, l’ultimo exploit co-prodotto dal Teatro dell’Elfo – dove ha debuttato nel mese di dicembre del 2017, insieme al Teatro Eliseo e Marche Teatro.
Terzo millennio. In tutto il mondo l’acqua è stata privatizzata. Da anni ormai l’accesso a i fiumi a i laghi ed alle sorgenti è guardata a vista dalle forze armate del governo. I cosiddetti ricchi vivono al di qua di una invisibile recinzione, sorvegliata da un grande fratello stile Orwell, mentre i poveri ed i derelitti si sono inventati rifugi di fortuna all’interno di un parcheggio abbandonato, dentro a roulotte sbilenche e carcasse di vecchie auto, che concedono in affitto come dei b&b per i poveri, appunto. I cinque personaggi abitanti della baraccopoli non possono che essere particolari: due fratelli, un ex-prete nichilista ed un ragazzo sordo e quasi muto; una sorella maggiore vittima del dramma di un aborto vissuto in giovane età (una strepitosa Beatrice Schiros con tanto di benda ad un occhio, per cui mezza cieca). Il suo compagno di sventura è un musulmano immigrato da anni; il quale per sbarcare il lunario seppellisce rifiuti tossici per conto di un’organizzazione criminale. Va aggiunto un pubblicitario, cacciato di casa dalla moglie, per aver rotto il patto di fedeltà coniugale (con una minorenne) e allontanato pure anche dalla società per cui lavora: è lui l’allegro think-positive che vive in affitto a 1 euro a notte dentro alla carcassa di auto. E fin qui parrebbe tutto a posto. A parte le nevrosi e le debolezze di ognuno, i tentativi esilaranti della sorella di entrare in contatto più fisico con il suo musulmano, che il suo orologio biologico sta per scadere; la descrizione per filo e per segno della più idiota e non politicamente corretta delle idee pubblicitarie mai raccontate – e che sarà anche l’ultima. L’ossessione del giovane sordomuto per quella parte del corpo umano dove non batte il sole: insomma tutto a posto e nulla in ordine, tra conflitti razziali e di genere, fino a quando irrompe nell’accampamento una forza della natura nei panni, all’inizio un poco svestita, di una giovane ragazza che riesce con la sua prorompente ed infaticabile vitalità, a coinvolgere tutti in un piano perfetto per sgominare un giro di prostituzione e violenze, ordito niente meno che da un alto prelato.
Ma poi, così come è arrivata, ecco che questa ventata di ribellione ed imprevedibilità che ha sconvolto la piccola, dimentica, malconcia comunità, portando anche una sorta di risveglio sociale e fisico, si dissolve nel nulla: come se non fosse mai esistita. Sogno o Realtà? Amore e/o Morte? Ironia o Tristezza? Di tutto un po’, sapientemente ed assurdamente miscelato dall’autore e da tutto il lavoro dei bravi sei protagonisti. Uno specchio sul nostro mondo che visto in prospettiva ci fa venire anche i brividi: ma forse perché in questi giorni la neve l’ha fatta da padrone. Non per altro.