“Te harè invincible con mi derrota” tradotto significa “ti renderò invincibile con la mia sconfitta” in omaggio alla violoncellista Jaqueline du Prè, grande talento musicale morta a 42 anni e con cui Angélica Liddell si immedesima e si confronta. Uno spettacolo crudo e tagliente, nel vero senso della parola, in cui si susseguono immagini forti, enfatizzate da una penombra persistente rotta da tagli di luce. Una visione della vita alla Schopenauer, uno spronfondare nella sofferenza per, chissà, riuscire a trasformarla in bellezza. Come spesso nelle sue performance Angélica Liddell, offre il proprio corpo, la propria solitudine cercando di mettere ordine nel ronzio di domande. Tagliare la corteccia del corpo, farne sgorgare lentamente sangue e forse dolore profondo. Tagliare, incidere con freddezza e precisione per purificare, alla ricerca di un segno vitale. Nessuna novità rispetto a tante avanguardie artistiche che dagli anni 70 hanno operato scelte drastiche usando il proprio corpo come oggetto d’arte fino a deturparlo. In Angélica Liddell però, le azioni non vengono percepite come spettacolarizzate né sono banalizzate. Riesce invece, nonostante uno spazio ampio, a creare una dimensione intima, quasi privata, mettendosi in stretta relazione con l’audience. Lo spettatore è scomodo, reso davvero passivo di fronte alle azioni eppure ipnotizzato da questo pozzo di dolore e di lucida follia.
“PORQUE?” – Un urlo disperato rompe il silenzio – “Perché tanta sofferenza se non ci hai dato la forza di sopportarla?”.
Inizia così un monologo straziante rivolto a Dio, a se stessa, a Jackie. Un grido che parla della difficoltà di sopportare, di trovare forza ogni giorno, nonostante le interferenze di chi ti consiglia come fare. Un testo che colpisce per la veemenza con cui viene pronunciato ma soprattutto per la lucidità delle smisurate preghiere. “Toglimi la ribellione” è uno dei primi acceni alla metafora che Angélica Liddell propone della vita portata avanti come se fosse un soldato che non sa per cosa ha lottato. Poi un grido sconsolato, come se la speranza più grande fosse di essere contraddetta:“Dimmi qualcosa di carino!”.
Angélica Liddell si dimostra in questo lavoro una performer di eccezionale versatilità e dall’ostinata e concentrata ricerca. La sua presenza scenica varia dal grottesco alle pose più aggraziate e scultoree in una mescolanza sapiente di registri in un continuo crescendo e riuscendo a far convivere sulla scena la rabbia con la solitudine più amara. Una continua altalena che attanaglia lo stomaco, per uno spettacolo che si comunica da corpo a corpo, lasciando alla testa un’elaborazione solo successiva. Lo spettacolo ha debuttatto in prima nazionale all’interno dell’ultima edizione di VIE Festival. Purtroppo la scelta di rappresentarlo al Teatro Comunale di Carpi, bellissimo e barocco teatro all’italiana, ne ha però ridotto l’impatto emotivo. La distanza tra palco e platea ha infatti stemperato, per fortuna non annullandola, la brutalità e la freddezza con cui la Liddell inveiva sul proprio corpo. “Te haré invicible con mi derrota” è un’esperienza estrema, da vivere completamente che ci parla di sentimenti e sensazioni così profondamente umane da non poter lasciare indifferenti.
Angélica Liddel
Te Haré invencible con mi derrota
prima nazionale
visto al Teatro Comunale di Carpi il 21 ottobre 2011