RUMORSCENA – Verdi, Puccini, Rossini, un filone mozartiano e uno veneziano. Sono queste le basi più che tetragone della stagione lirica e sinfonica 2018-19 del Gran Teatro La Fenice di Venezia. E’ chiaro perché, a detta dei vertici, in primis del sovrintendente e direttore artistico Fortunato Ortombina, il Teatro abbia coperto nella scorsa stagione un terzo dei costi con i biglietti venduti, equivalenti a 10 milioni di euro su poco più di 30 di budget, più un cospicuo contributo degli sponsor e di conseguenza una minore esposizione bancaria (meno 2 milioni di euro).
Nel cartellone Verdi è presente, in ordine di date, con “Macbeth”, “La Traviata”, “Otello”, “Aida” ma l’appassionata storia di Violetta Valery torna 3 volte, in un interessante gioco… dei 3 Carsen: l’egregia essenziale regia del canadese Robert Carsen che ha dichiarato in un’intervista di “voler dar spazio alla musica”, permette tre diverse direzioni d’orchestra: Sesto Quatrini, Francesco Lanzillotta, Stefano Ranzani. Il “Macbeth” che apre la stagione dal 23 novembre porta il segno di Myung Whun Chung, al suo decimo anno di collaborazione con La Fenice, regia di Damiano Michieletto che torna in giugno col “Don Giovanni” diretto da Jonathan Webb.
Il direttore d’orchestra coreano è anche sul podio di “Otello”, della Messa da Requiem verdiana che apre la stagione sinfonica, del Concerto di Capodanno, della sinfonia “Resurrezione” di Mahler e di una serata con Andràs Schiff al pianoforte il 6 luglio 2019. Puccini è “Turandot”, “Tosca”, “Madama Butterfly” in rinnovata collaborazione con la Biennale, come nel 2013, e scommette per il secondo e terzo titolo sulle regie rispettivamente di Serena Sinigaglia e di Alex Rigola. Rossini è “L’Italiana in Algeri”, opera nata per Venezia; “Il barbiere di Siviglia”, “La scala di seta”. Tra i nomi già acquisiti nei vari cast figurano: Luca Salsi, Piero Pretti, Sonia Ganassi, Mariella Devia, Marco Berti, Carmela Remigio, Oksana Dyka, Andrea Caré, Roberta Mantegna, Francesco Meli. Nuovo il rapporto con il delizioso Teatro Malibran, rispetto al La Fenice maggiore d’età di un secolo, che ospita il Mozart de “Il sogno di Scipione”, ma soprattutto la ricerca nel mondo di Albinoni (“La satira” e “Pimpinone”) e di Vivaldi (“Dorilla in Tempe”). Divertenti queste esplorazioni nell’humus veneziano, in collaborazione con il Conservatorio Benedetto Marcello e dedicate ai giovani. Ma, poiché molti sono i giovani italiani e stranieri che frequentano opere e concerti, non si comprende perché non si possano inserire anche altri compositori contemporanei, oltre al seduttivo Sciarrino di “Luci mie traditrici”, anziché il pacchetto opera+cena+dj set.
Presentato il 21 giugno 2018 al Grand Hotel e de Milan – Milano