RUMORSCENA (Castiglioncello – Livorno) – In Sei personaggi in cerca d’autore, di Luigi Pirandello, c’è una battuta del Padre che spiega cosa accade tra un personaggio e il suo autore dopo essere stato creato quando si allontana, sapendo di potersi emancipare dalla volontà creatrice originaria, fino a conquistarsi un’autonomia di senso e di significato. All’autore non resta altro che seguirlo. Il Direttore della Compagnia che sta provando la commedia “ Il giuoco delle parti” risponde con un categorico: “Ma sì, questo lo so!” e il Padre, a sua volta “E dunque perché si fa meraviglia di noi? Immagini per dei personaggi la disgrazia che le ho detto, d’esser nati vivi dalla fantasia d’un autore che abbia voluto poi negar loro la vita, e mi dica se questi personaggi lasciati così, vivi e senza vita, non han ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo ora qua davanti a loro (…)”. Roberto Latini inizia da qui “Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?”, il testo de-costruito tratto, appunto, da Sei personaggi in cerca d’autore e con un solo attore in scena: PierGiuseppe Di Tanno, scelto per rappresentare il percorso di approfondimento con la drammaturgia pirandelliana – dopo I Giganti della montagna.
Latini firma una drammaturgia in forma di scrittura scenica e la regia, scegliendo di dare ad un giovane attore la parte con una forte motivazione etica, segno di una sensibilità artistica e umana: «Lo avevo già scelto tra quasi 500 candidati under 35 per un laboratorio/produzione organizzato la scorsa primavera del 2017 dal festival Orizzonti di Chiusi. Quel progetto è naufragato per l’ottimismo pericoloso del direttore artistico e per l’incoscienza desolante degli amministratori locali. PierGiuseppe è stato il primo che ho scelto, insieme ad altri sette a cui idealmente vorrei dedicare tutta la fase del lavoro, per quanto mancato, sospeso, e violentemente interrotto. Sono molto felice, artisticamente e quindi politicamente, di questa occasione, che non potrà certamente supplire all’altro futuro mancato, ma sono certo possa riammetterci al presente sospeso».
Quindi è anche una decisione politica oltre che artistica – ci spiega Latini raggiunto al telefono – ,“per far seguire dei fatti” ; incipit all’intervista mentre si trova a Castello Pasquini dove sta ultimando il montaggio dello spettacolo. “Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?” va in scena al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, giovedì 5 e venerdì 6 luglio. La conversazione con il regista da narrazione orale diventa quasi una dimensione visiva, tanta è la sua capacità descrittiva di “raccontare”, per immagini, cosa poi lo spettatore vedrà con i suoi occhi. Si trasforma in un ascolto partecipato, una sorta di “viaggio” dietro le quinte dello spettacolo, testimoni privilegiati per accedere alla sua poetica artistica che rimanda ad un teatro che li permette di “attraversare” la drammaturgia e realizzare un progetto interrotto nel 2017, suscitando una forte reazione di delusione in chi attendeva l’esito.
«Avevo scelto otto attori a Chiusi per realizzare il mio lavoro. Sono riuscito a proseguire almeno con uno di questi per creare lo spettacolo nella sua interezza come Fortebraccio Teatro. In origine lo avrei fatto diversamente dall’esito che ora si vedrà a Castiglioncello (prima rappresentazione al Festival Primavera dei Teatri a Castrovillari 2018, ndr), segnato dai dispiaceri vissuti in precedenza che considero i limiti di questo mondo».
Ma Roberto Latini non si è scoraggiato e ha creato una versione originale con tutto l’entusiasmo e la determinazione che li appartiene, perseguendo con coerenza la sua personale cifra stilistica, tornando a Pirandello dopo Goldoni (il Teatro Comico prodotto dal Piccolo Teatro di Milano), «preceduto dal Quartett di Heiner Müller, idealmente proiettati nella riflessione che il teatro contemporaneo aggiunge al suo stesso percorso, fatalmente – spiega Latini, convinto con assoluta certezza – di restare nella coscienza del teatro, in un teatro che ammette se stesso e che diventa insieme al mezzo, il fine, contemporaneamente».
Chiediamo allora il perché abbia scelto di partire dalle parole del Padre in risposta al Direttore (due dei personaggi del dramma).
«L’inizio di Sei.. avviene dal momento in cui è tutto in corso (durante le prove, ndr) e la domanda che pone “perché si fa meraviglia di noi?”, mi permette di affrontare la questione legata alla meta-teatralità, attraversando la condizione dei sei personaggi pirandelliani e per incontrarli nell’epifanica smania che li porta in scena. Io non ci sono come può sembrare, ma in realtà non è così. C’è un altro al mio posto ed è bravo oltre che molto bello. Io parlo del finale dei Sei personaggi quando tutto va a finire, quando si percepisce lo sfinimento di questo testo e dell’attore stesso che io vedo come il settimo dei personaggi, una sorta di ponte, di riflessione della contemporaneità attorale e performativa nel termine più contemporaneo. Se io apparivo su un trampolino nel finale dei Giganti, PierGiuseppe Di Tanno è posizionato su un parallelepipedo di metallo con base rettangolare, una sorte di palchetto di ferro. Un piccolissimo spazio in bilico sospeso in alto. Tutto si distilla in questo piccolo spazio super concentrato ma poi se la si guarda per quello che si è non c’è nessun riferimento preciso (la drammaturgia originale, ndr ), è un’occasione per il teatro che desidero fare».
A Latini però interessa in modo particolare un passaggio fondamentale del testo e che chiama “corto circuito drammaturgico” quando avviene la tragedia. Tra i Sei personaggi che irrompono sul palcoscenico, mentre la Compagnia sta provando c’è anche la Bambina (oltre il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra, il Giovinetto), e sono tutti personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha creati. Chiedono insistentemente di rappresentare sulla scena il loro dramma. Gli attori provano a dare vita alla loro storia ma non ci riescono e questa loro impotenza recitativa fa sì che sulla scena tutto appaio falso. Incomunicabile. La vita reale, quella autentica, non può essere rappresentata a teatro e la morte violenta per annegamento della Bambina è qualcosa che sta sospeso tra finzione e realtà, non riuscendo a capire veramente se sia accaduto.
«Un’ulteriore evoluzione avviene con la Bambina annegata che definisco “sguicciata” e la collego alla scena dei becchini di Amleto quando preparano la fossa per Ofelia. Lo stesso accade anche con il personaggio di Sei.. nella scena dove il suo trespolo viene calato giù e diventa una bara.La tragedia rappresenta un ponte tra la prima e la seconda parte dei Sei personaggi e mi permette di recuperare tutto il testo, rimontare da capo lo spettacolo in un altro modo successivo. Una variazione basata sull’improvvisazione jazz della scena, lo stare dentro il tema creando un’improvvisazione. È la drammaturgia che va creare il performer e per me è naturale il performare attraverso il quale posso “attraversare” l’opera e mi consente di fare teatro. Di entrare in relazione con il pubblico, e lo dico da spettatore che paga il biglietto per essere abbeverato. Solo insieme possiamo farlo».
Anche le parole sono importanti. La parte finale di “Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? viene recitata in inglese. Perché questa scelta?.
«È in inglese per rimanere nei suoni originali e il respiro diventa sintassi. La combinazione delle parole è fondamentale nell’essere suoni, quelle vere dell’autore non tradotte in altri respiri. Così come accadeva nei Giganti della montagna. Le parole per come sono e non per come vengono tradotte. Pirandello è più da sentire che leggere. Lo stesso accade anche con Shakespeare. La condizione che si crea è l’assoluta alterità e così facendo arriviamo pronti per un finalissimo dove il protagonista si ritrova “nudo”. Quello che era il suo palco nel trampolino dei Giganti qui è il trespolo che diventa bara».
In scena al Festival Inequilibrio – Armunia di Castiglioncello
giovedi 5 Luglio ore 22.15 / venerdì 6 Luglio ore 19.30
Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre, chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai!..
(L. Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore.)
IL PADRE
Non l’ha mai visto, signore, perché gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione. Quando i personaggi son vivi, vivi veramente davanti al loro autore, questo non fa altro che seguirli nell’azione, nelle parole, nei gesti ch’essi appunto gli propongono; e bisogna ch’egli li voglia com’essi si vogliono; e guai se non fa cosi! Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che può esser da tutti immaginato anche in tant’altre situazioni in cui l’autore non pensò di metterlo, e acquistare anche per se stesso un significato che l’autore non si sognò mai di dargli!
Il DIRETTORE
Ma sì, questo lo so!
IL PADRE
E dunque perché si fa meraviglia di noi? Immagini per dei personaggi la disgrazia che le ho detto, d’esser nati vivi dalla fantasia d’un autore che abbia voluto poi negar loro la vita, e mi dica se questi personaggi lasciati così, vivi e senza vita, non han ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo ora qua davanti a loro, dopo averlo fatto a lungo, a lungo, creda …..
(da i Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello)
Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?
da Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
drammaturgia e regia Roberto Latini ; musica e suono ;Gianluca Misiti ;luci e direzione tecnica ;Max Mugnai ;assistente alla regia ; Alessandro Porcu , con PierGiuseppe Di Tanno , produzione Fortebraccio Teatro; con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi ; con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna