RUMORSCENA – CASTIGLIONCELLO (Livorno) – FESTIVAL ARMUNIA INEQULIBRIO 2018- Un Uomo Ragno col viso coperto da una maschera e una tuta in sexy latex rigorosamente black. Sta sopra una struttura leggera ad una discreta altezza fra cubo da disco e sospensioni da palestra modello coatti. Il suo corpo-macchina è perfetto, come anche la corrispondenza corpo-voce. Risulta stupefacente la performance dall’alto di quel piccolo spazio di pochi centimetri quadrati, rispetto alla prova vocale in cui si cimenta-in solitaria con un drammaturgo come Pirandello e i suoi Sei personaggi in cerca d’autore. Lui è il settimo. Si perché a Piergiuseppe Di Tanno è consegnata l’intera macchina da guerra-sintetizzata, dei dialoghi, didascalie, implosioni, affioramenti dei Sei personaggi (fra cui in particolare il Capo comico e la Ragazza), di e da riscrittura dell’intera drammaturgia pirandelliana per il lavoro: Sei. E dunque, perchè si fa meraviglia di noi?. Il lavoro originario di Roberto Latini (qui solo in veste di regista e autore della riscrittura) era stato predisposto per il Festival di Chiusi per cui erano state fatte le selezioni per sei dei Personaggi, come da copione. Questo progetto è andato perso come le cronache hanno riportato; e ora è stato ripresentato ex novo allo storico Festival Inequilibrio di Armunia diretto da Angela Fumarola e Fabio Masi con sede a Castello Pasquini a Castiglioncello.
Ed ecco che nella narrazione-tutta a prova atletica e ri-scrittura per un solo Personaggio, l’attore performer Piergiuseppe Di Tanno (diretto magistralmente da Roberto Latini per la Compagnia Fortebraccio, musiche di Gianluca Misiti, luci di Max Mugnai), inscena un canto ed il controcanto di una pièce che lascia lo spettatore senza fiato. Sì perché la complessità dei piani narrativi anche meta-teatrali che si involvono e vanno a pescare nell’odierno generalizzato, ormai ventennale mischiamento di generi di tanta cosiddetta avanguardia, lascia anche qualche perplessità, per esempio sul finale dove compare l’amletico monologo essere o non essere con tanto di gorgiera viola-blu sul collo del “Ragno” e poi quell’immersione dell’attore nella vasca con schiuma allo champagne da Marilyn Monroe che fa provare un senso di horror vacui.
Tuttavia il piano di lavoro lascia lo spettatore incantato e senza fiato per la capacità tutta artistica di ri-pensare e ri-attualizzare una tragedia che umana è e soprattutto non cambia di registro nella riscrittura, per la drammaticità dei temi pirandelliani di riferimento e tratteggia anche, forse, il tema della sofferenza psichica legata alla diversità, alla non omologazione con rimando alla complessità dei tempi. Compresa quella della riflessione sull’essere Attore e/o Performer sulla scena italiana, oggi.
(Se ne parlerà domenica 22 Luglio alla Biennale Teatro di Venezia: “Simposio Attore/Performer, con, tra gli altri relatori, anche Armando Punzo della Compagnia della Fortezza). Questo tema ricorre nei momenti topici della narrazione: è come quando nel monologo tutto interiore esteriorizzato, quasi psicoanalitico tra la Figlia e il Padre, traslati in forma essenziale ma non ludica anzi, sulla bocca-corpo Ragno dell’attore-io narrante, si apre una dimensione maschera tragica greca impressionante fra postura e gioco lessicale, mentre si dice del misfatto letterario, per poi lasciare spazio al respirare per prendere tempo- anche rispetto una prova fisica attoriale non indifferente. E qui si apre l’orizzonte scena-luci sul retro-scena che si spalanca su un fondale bianco-torrido- atrofizzato, dove una macchina del vento restituisce un po’ di movimento, di vita se pur immonda – che fa da eco alla narrazione.
Un po’ di frescura per il pubblico in cardiopalma per la tensione caleidoscopica dell’evento davvero di raro fulgore, dove in genere in questo spazio della tensostruttura di Castello Pasquini, con le sue appendici, a volte, fa piegare dalla calura. Notevole l’uso sinergico delle luci-come del sonoro, che segnano dal corpo allo spazio, i passaggi topici della narrazione mentre l’Attore si muove sulla postazione, come una scimmia in piena giungla da palcoscenico. In finale il protagonista scende dalla postazione e si gioca gli ultimi minuti prima e dentro la vasca, mentre vengono proiettate alcune parole-chiave, quasi sottotraccia del Testo e della neo ricerca laboratoriale di Latini fra le quali: vergogna-straziante-idea-azione- proteso- giocare- io- muoio- meraviglia- spegni. In loop. Lavoro criptico questo Sei, fin dal titolo che trasporta chiaroscuri metalinguistici e dal fortissimo impatto emotivo ed estetico.
Armunia – Festival Inequilibrio. Produzione Fortebraccio
;drammaturgia e regia Roberto Latini. Con Piergiuseppe Di Tanno; musica e suoni Gianluca Misiti.Luci e direzione tecnica Max Mugnai
Prima nazionale
Visto a Castiglioncello, il 5 Luglio 2018
leggi anche Simposio Attore Performer Biennale Teatro Venezia 2018
http://www.labiennale.org/it/teatro/2018/biennale-teatro-2018/simposio-attoreperformer