Culture, editoria, racconti, poesie — 02/11/2011 at 21:45

Il Premio Merano – Europa è giunto alla nona edizione

di
Share

Si è conclusa con la premiazione dei vincitori lo scorso 8 ottobre, la nona edizione del Premio letterario internazionale Merano-Europa, la più longeva manifestazione di questo genere in regione. Curato dal Passirio Club Merano, il concorso letterario ha avuto una vastissima eco con la partecipazione di quasi cinquecento autori provenienti anche dall’estero (Inghilterra, Canada, Albania, Turchia, Germania e Austria) che si sono cimentati nelle cinque sezioni in cui il concorso si articola: narrativa, traduzione di una lirica dal tedesco, narrativa per l’infanzia, poesia e testo teatrale. Proposto per la prima volta nel 1995, il Premio Merano-Europa è a carattere biennale ed è aperto a inediti che le giurie valutano senza conoscere il nome dell’autore. Una caratteristica che garantisce che la scelta delle opere vincitrici non sia influenzata dalla maggiore o minor fama dell’autore. La giuria era presieduta dal giornalista radiofonico Ruggero Po ed era composta da Francesca Melandri, sceneggiatrice e scrittrice, Federico Guiglia giornalista e scrittore, dall’attore Paolo Bonacelli, dalla direttrice editoriale della Salani Mariagrazia Mazzitelli e dallo scrittore ed editorialista Paolo Valente.

Per la sezione narrativa la palma della migliore è andata a Daniela Raimondi, scrittrice e poetessa italiana, ma da anni residente a Londra, con la sua novella “La corsa delle linci”. Ispirato ad un fatto di cronaca occorso durante la guerra dei balcani, il racconto narra della morte per assideramento di una nonna con la sua nipotina, mentre cercavano un estremo tentativo di mettersi al riparo dalla guerra, la notte di Natale. Il racconto, intriso di mestizia, scorre sul filo del dialogo tra l’anziana donna e la piccola nipote che ella tenta di proteggere fino all’estremo, con un ritmo fatto di brevi e incisive frasi che lasciano il segno.

Particolare importante che caratterizza il premio Merano-Europa, è la traduzione di una lirica dal tedesco come trait d’union tra le due culture locali e come ponte ideale con l’Europa da cui discende anche la denominazione del premio stesso. Quest’anno l’autore scelto è stato Stefan Zweig con la sua “die frühen Kränze”, un autore austriaco di inizio novecento che ha avuto anche dei legami con la città di Merano. Miglior versione italiana è stata giudicata quella di Eugenia Denicola, una giovane traduttrice che secondo la giuria ha saputo cogliere al meglio le finezze dei versi dell’autore.

DIE FRÜHEN KRÄNZE 

Oh, come grato occorre

Nel tempo giovanil, quando ancor lungo

La speme e breve ha la memoria il corsa

Il rimembrar delle passate cose!

Leopardi

I
Oft bange ich, vom Tal der Heiterkeit

Biege mein Weg zu Stille schon und Schweigen,

Denn leiser wandelt meiner Stunden Reigen,

Wie Menschen gehn vor naher Müdigkeit.

So war, was ich, ein Kind, ein Träumer nahm,

Das Leben schon? Und waren die verfrühten

Geschicke, die ich griff, schon reife Blüten,

Mit denen meine Jugend zu mir kam?

Doch Fragen sind dies, die ich klaglos spreche,

Denn keiner weiß es ganz, was er erlebt,

Da er noch Strom ist und geschnellte Schwinge,

Und erst, wenn alle Unrast fern verbebt,

Malen sich bildhaft auf der stillen Fläche

Die späten Träume der erlebten Dinge.

II

Doch diesen Glanz verlangt es mich, zu halten,

Zu fassen das, was kaum Erlebnis war,

Der Ferne Gruß, der Frauen mattes Haar,

Den lieben Schritt enteilender Gestalten,

Und solche Bilder, ehe sie verschatten,

In heißen Worten formend zu erneuern,

Daß sie, geläutert von den späten Feuern,

Ein Glühen geben, das sie einst nicht hatten.

So wird, was schon verging, mir neu zu eigen

Und reicher nun Gefangen im Gedicht

Runden die Stunden längst schon welker Lenze

Sich lächelnd wieder in den Lebensreigen,

Und ein – fast träumendes – Besinnen flicht

Die bunten Farben in die frühen Kränze.

GHIRLANDE IN FIORE 

Oh, come grato occorre

Nel tempo giovanil, quando ancor lungo

La speme e breve ha la memoria il corso

Il rimembrar delle passate cose!

Leopardi

I

Spesso temo, dalla valle della gioia,

possa il mio cammino volgere al silenzio e alla quiete,

giacché pian piano muta il girotondo delle mie ore,

come l’incedere dell’uomo prossimo alla stanchezza.

Era quindi, ciò che io, bimbo e sognatore, sentivo,

già la vita? E l’acerbo destino

che afferravo, non già un fiore maturo

con cui la giovinezza mi accoglieva?

Ma tali domande sono prive di rimpianto,

poiché nessuno sa davvero ciò che vive,

essendo ancora flusso e alato slancio,

e solo quando ogni smania lontano si placa,

affiorano distinti sulla quieta superficie,

i sogni tardivi delle vissute cose.

II

Eppure desidero trattenere questo splendore,

e afferrare ciò che a stento ho vissuto,

un saluto da lontano, la chioma opaca di una donna,

i cari gesti di chi parte,

e poter rinnovare, prima che svaniscano,

tali immagini, plasmandole con calde parole,

affinché queste, rischiarate dall’ultima fiamma,

risplendano come mai prima d’ora.

Così mi riapproprio di ciò che è stato,

che ora è più ricco, racchiuso in poesia,

mentre le ore di una primavera da tempo sfiorita

si rincorrono liete nel girotondo della vita,

e un ricordo trasognato intreccia

colori variopinti nelle ghirlande in fiore

Premio Merano Europa www.passirio.it

Share

Comments are closed.