RUMOR(S)CENA – IN-BOX DAL VIVO – SIENA – Se una rana chiede: “Baciami” può trasformarsi in un principe azzurro ? E se la rana invece fosse un artista teatrale che chiede di essere “baciato” per farsi scegliere da chi ha la responsabilità di programmare le stagioni dei teatri? In – Box dal vivo, concorso originale di teatro, alla sua decima edizione, ha scelto come simbolo proprio una rana definita “sfrontata” che chiedeva di essere baciata. Per il terzo anno consecutivo, la finale dei bandi In – Box e in Box – Verde si è svolta a Siena, promossa dall’associazione culturale e teatrale Straligut e dalla rete nazionale, composta da sessanta teatri e direttori, impegnati nel selezionare e promuovere artisti e compagnie emergenti sulla scena italiana. Un “bacio” inteso come possibilità di cambiamento positivo nel presentarsi sulla scena: aspirazione non facile se consideriamo la qualità complessiva emersa in questa edizione che si è svolta nel mese di maggio scorso. Con poche eccezioni le compagnie emergenti in finale non hanno dimostrato di avere delle caratteristiche così particolari da venire riconosciute come quelle dotate di “potenzialità” citate nella presentazione del programma. Il regolamento prevedeva la selezione tra i quasi 500 candidati visionati dai referenti dei teatri che componevano le due giurie, e nella parte finale con la presenza dei critici, pubblico e una giuria popolare formata da studenti universitari.
I dodici spettacoli selezionati per la finale si sono contesi le 86 repliche messe in palio tra In – Box e In – Box Verde. Una vetrina unica nel suo genere che vuole sostenere gli artisti emergenti “dando loro lavoro e riconoscendo la dignità economica”. Per la sezione In – Box le compagnie che si sono esibite a Siena erano presenti la compagnia ServoMuto Teatro con “Phoebuskartell”, Giovanni Betto con “Neve”, “Nessuna pietà per l’arbitro” del Centro teatrale Mamimò, Il Teatro del Baule con “Desidera”, la compagnia Bahamut con “It’s app to you – o del solipsismo”, TrentoSpettacoli che presentava “Lo soffia il cielo – un atto d’amore”. L’ideazione e la progettazione di In- Box è firmata da Fabrizio Trisciani (anche direttore artistico) e Francesco Perrone.
Una lunga conversazione con Fabrizio Trisciani diventa l’occasione per capire l’iter seguito per selezionare le proposte pervenute e capire lo stato di “salute” del teatro cosiddetto emergente, alla luce dei risultati emersi durante le giornate di visione degli spettacoli. «Le compagnie ci devono inviare il video integrale più un trailer corredato da una scheda artistica – biografica e noi possiamo analizzare tutte le informazioni testuali. Una prima fase di preselezione dei video e successivamente quella che sceglie i sei spettacoli partecipanti alla finale. Scelte dipese dall’economia a disposizione e il lavoro di visione inizia nel mese di ottobre per concludersi a metà del mese di aprile dell’anno successivo. La visione e la selezione segue una metodologia che prevede – prosegue il direttore artistico – la distribuzione dei video in dieci gruppi che compongono la giuria formata da un partner per ogni istituzione teatrale. Ogni gruppo ne visiona 30 e il lavoro d’equipe consiste nella selezione da 1 a 3-4 spettacoli. Questi vengono esaminati attraverso un’istruttoria preliminare per capire se ci sono tutti i requisiti per partecipare. Non possono essere ammessi le produzioni finanziate dal Fus e i partner di In – Box. Sono ammesse invece le coproduzioni finanziate da soggetti con contratto ministeriale. Questo per evitare il mercimonio – spiega Fabrizio Trisciani – e noi di Straligut siamo il capofila per il controllo che i requisiti del bando vengano rispettati.
La prima fase prevede una scrematura delle proposte per arrivare ad un numero limitato di spettacoli che possano accedere alla semifinale. La seconda fase impegna tutti i giurati che visionano tutti i titoli rimasti in gara e vota i suoi preferiti che possono essere al massimo tre». La selezione attraverso gli sguardi di operatori teatrali è una garanzia per garantire una qualità artistica che sia poi riconosciuta dal pubblico e dalla critica a fronte di un fenomeno in crescita che lo stesso direttore artistico di In – Box segnala: « Ci siamo resi conto che in maniera inaspettata anno dopo anno sono aumentate le iscrizioni per via che nascono sempre più compagnie teatrali. È anche vero che nelle 340 proposte pervenute per In – Box (le restanti facevano parte della sezione “in verde”, ndr), ci siamo resi conto di come fosse poca la qualità. Posso dire che il nostro lavoro ha però permesso di indagare nel sottobosco teatrale cercando di segnalare quanto possa avere valore. Nel corso della nostra esperienza abbiamo migliorato i parametri di valutazione della giuria. Negli anni il trend è risultato leggermente più positivo e la parte finale con In – Box “dal vivo” è utile e puoi capire meglio la poetica artistica che possiedono le compagnie finaliste.
Per individuare i linguaggi drammaturgici abbiamo bisogno di più tempo nell’individuare quelle che possono essere le tendenze. In – Box sta cercando di intercettare da un punto di vista drammaturgico le soluzioni più originali e spesso si crea una sinergia tra Premio Scenario Giovani e il nostro lavoro di individuazione. Due progetti che usano strumenti diversi ma hanno in comune la promozione. «Nella sezione In – Box “Verde”, abbiamo coinvolto quasi mille studenti delle scuole e abbiamo creato momenti di condivisione tramite la collaborazione con l’Università di Siena – aggiunge Fabrizio Trisciani – per avvicinare la comunità degli studenti al teatro».
L’obiezione mossa è quella, appunto, nella difficoltà di individuare una crescita artistica delle nuove compagnie o per lo meno riconoscere lo sforzo per progredire in tal senso. Il teatro per alcuni appare come una sorta di “rifugio” per alcuni dove poter esprimere forme di pensiero e un bisogno di sentirsi appartenenti ad una comunità sociale e questo di per sé non è negativo, anzi; il problema è come avvicinarsi alla scena e con quali strumenti. Il risultato è quello di credere come si possa essere legittimati solo presentandosi sulla scena; con la differenza che non sono presenti i fondamentali, necessari per raggiungere un grado di professionalità sufficiente per essere riconosciuti come tali. Mancanza di studio e visioni, una certa velocità e superficialità nell’arrivare a mettere in scena un lavoro a cui manca una drammaturgia solida. Tra gli spettacoli visti a Siena in questa edizione si è notata una evidente saturazione di segni, linguaggi, citazioni fin troppo facile che ammiccano ad altre forme di rappresentazione.
Drammaturgie in cui il risultato dimostra come sia importante un’elaborazione attenta (sia in sede di scrittura che sulla scena), capace di sfrondare la complessità della messa in scena da elementi visivi, scenici e recitativi che nell’economia dello spettacolo spesso risultano eccessivi. Phoebuskartell della Compagnia Il ServoMuto Teatro cerca il consenso (e lo ottiene nel pubblico) con quel genere che si rifà al cabaret brechtiano (scontato per la sua mancanza di originalità nel nostro presente storico) dove il grottesco vuole dissacrare e pungere il tema del capitalismo. Partendo da una storia realmente accaduta (un accordo segreto tra produttori di lampadine) il lavoro risulta troppo ripetitivo nei meccanismi collaudati e stereotipati di un fare teatro a tratti sopra le righe e di durata eccessiva.
Il risultato con la premiazione del vincitore edizione 2018 ha diviso il giudizio: da una parte la giuria In – Box ha scelto “It’App to you – o del solipsismo” della Compagnia Bahmaut, che ha ricevuto il numero maggiore di repliche, al contrario, la giuria Millenium composta da studenti universitari, ha scelto “Lo soffia il cielo” di Trento Spettacoli, segnalandolo come la proposta artistica migliore tra i sei finalisti. Un risultato che permette di fare alcune considerazioni in merito: il lavoro dei Bahmut (tra gli interpreti Leonardo Manzan vincitore del bando College per i registi under 30 2018, scelto da Antonio Latella direttore della Biennale Teatro di Venezia tra i sette finalisti partecipanti) possiede delle caratteristiche dove la scelta drammaturgica si interroga su quanto l’essere umano sia padrone delle proprie scelte. Lo fa mettendo nelle mani di un uomo l’utilizzo di un videogioco interattivo mediante un smartphone da cui scaricare un’applicazione al fine di scoprire un omicidio, individuare il colpevole e ucciderlo. Una simulazione virtuale regolata da regole che sono stabilite in precedenza da algoritmi matematici. In un’epoca condizionata dalla tecnologia esiste un limite oltre il quale la propria autodeterminazione viene annullata? La nostra coscienza di agire secondo i nostri principi viene meno rispetto anche al diritto di essere liberi di scegliere? Sono quesiti che impongono una seria riflessione in una società che appare sempre più condizionata dalla tecnologia e dall’uso improprio di strumenti in grado di annientare la volontà del soggetto. Il tutto è giocato sul registro comico che si esaurisce solo sul finale. La scelta di premiarlo e di conseguenza assegnare a questa Compagnia il numero maggiore di repliche fa pensare che ogni operatore teatrale tenda a soddisfare le esigenze o presunte tali del suo pubblico, orientandosi su proposte che possano in qualche modo essere accolte con favore.
La conferma del successo di “It’App to you – o del solipsismo” a posteriori si evince dai commenti positivi da parte di giovani spettatori sui siti che segnalano le repliche dello spettacolo. Vale la pena riflettere sul meccanismo che sta alla base della selezione e promozione di In – Box alla luce dei risultati verificati. Quali rischi o costi e benefici vanno valutati a fronte di un invio così corposo di proposte, segno evidente di una richiesta sempre più urgente di esprimersi attraverso il linguaggio teatrale. Diventa difficile trovare una qualità artistica nel lavoro di selezione e forse lo strumento del video – presentazione, non permette di identificare sempre con ragionevole certezza la sostenibilità capace di reggere la scena al momento della rappresentazione teatrale.
La giuria Millenium, composta da studenti, al contrario, ha colto nel testo, regia e interpretazione de “Lo soffia il cielo”, un valore aggiunto tale da segnalarlo come miglior spettacolo. Una drammaturgia che si compone di due testi di Massimo Sgorbani “Angelo della gravità” e “Le cose sottili nell’aria” da cui il regista Stefano Cordella ha tratto ispirazione scrivendo una drammaturgia originale. Il tema è quello di una vita condotta ai limiti della solitudine esistenziale, di un rapporto che lega madre e figlio condizionato dalla presenza incombente e alienante della televisione. Non c’è contatto affettivo ma un progressivo distacco emotivo: il figlio che vive un senso di frustrazione per il mancato affetto e la madre che si rinchiude in un suo nostalgico e frustrante mondo di ricordi che le alimentano solo rabbia e delusione. Simboli di una solitudine che diventa emergenza sociale e chiede di essere riconosciuta. Generazioni a confronto e scelte che dimostrano come sia interessante analizzare le diverse visioni che fasce di pubblico di età differenti possono avere. L’osservatorio critico di In – Box può essere un punto di partenza per riflettere su come il teatro contemporaneo stia evolvendo, valorizzando sempre più l’avvicinamento tra i giovani e gli artisti.
In – Box dal vivo “baciami”
Siena 14-19 maggio 2018