RUMOR(S)CENA – PICCOLO TEATRO – MILANO – La stagione del Piccolo Teatro di Milano si spalanca con “La tragedia del vendicatore” (The Revenger’s Tragedy) scritta dall’inglese Thomas Middleton, anche collaboratore di Shakespeare, nel 1606 durante il regno di Giacomo I in un periodo di grande crisi morale, economica, culturale. “Facile vedervi un’attualità politica ma sarebbe una visione superficiale”, avverte il direttore Sergio Escobar presentando l’incontro con il regista anglo-irlandese Declan Donnellan. Che infatti – citando una sua edizione della “Tempesta” con un’attrice nel ruolo di Prospero ritenuta allusione alla Thatcher o a Elena Ceausescu – precisa con ironia e passione: “Non pensate che la politica sia un governo, dei ministri… La politica comincia ‘a casa’, nella relazione che abbiamo con noi stessi. E l’arte del ’600 in particolare, come ad esempio nel vostro Caravaggio, riguarda lo spettatore, ciò che può provocare in lui”.
Con piena responsabilità il pubblico dovrebbe dunque porsi di fronte a questa black tragedy (debutto il 9 ottobre allo Strehler, in scena fino al 16 novembre poi in tour, versione italiana di Stefano Massini) in cui delitti, stupri, vendette si susseguono con ritmo violento e incessante, in cui i nomi di gran parte dei personaggi sono aggettivi italiani come Lussurioso, Vindice, Supervacuo, tratti dal dizionario del poeta ed erudito John Florio (che gli studi di Lamberto Tassinari portano a ipotizzare come il “vero” autore dei testi scespiriani) e indicano palesemente i loro vizi, ma anche, approfondisce Donnellan, “il loro esserne vittime”.
Per la prima volta l’artista superpremiato e recente Leone d’oro dirige in Italia e con un cast tutto italiano, 14 giovani di cui 10 diplomati alla Scuola del Piccolo, allievi di Ronconi che per primo ripropose negli anni ’70 Middleton. “Ho lavorato – spiega il regista – con attori di diverse lingue, anche finlandesi, per me non è un problema: la lingua è il problema. Il Teatro però ci porta trasgressivamente al di fuori del mondo delle parole. Non facciamoci prendere dalla loro grandiosità: quando Otello parla per ampie metafore sta miseramente per uccidere una ragazza, mentendo a se stesso e a noi”.
Autore di “L’attore e il bersaglio”, un libro in cui aiuta con esercizi l’attore a superare le paure trasformandole in vita (tradotto nel 2007 quando con la compagnia Cheek by Jawl fondata assieme allo scenografo Nick Ormerod fu ospite la prima volta al Piccolo), Donnellan annuncia di voler scrivere presto un nuovo saggio di taglio filosofico.