RUMOR(S)CENA – FESTIVALTURISMOMEDIEVALE – TRENTO – Ascoltare Philippe Daverio è un’esperienza in grado di arricchire, non solo la propria cultura, quale che sia ma anche il nutrimento di ideali e valori trasmissibili: quando una persona colta e affermata non ha la presunzione di insegnare dall’alto della sua posizione. La testimonianza ascoltata al Castello del Buonconsiglio di Trento, ad apertura della quinta edizione del Festival del Turismo Medievale, che si è svolto nel mese di ottobre, dal titolo“Trentino: terra di Cantine e di Castelli”, è una di quelle lezioni magistrali da ricordare. La presenza di Daverio era rivolta ad affermare l’importanza del turismo enogastronomico trentino, oltre a valorizzare un patrimonio artistico e culturale quale il Trentino può giustamente vantare. Il celebre critico d’arte è stato anche inviato speciale della trasmissione Art’è Rai 3, autore e conduttore di Art.tù, Imperdibili le puntate del programma Passepartout trasmesse da Rai 3, un programma d’arte e cultura tra i migliori che siano mai stati prodotti. Ha insegnato storia dell’arte presso la Iulm di Milano, e storia del design presso il Politecnico di Milano, e fino al 2016 ha ricoperto l’incarico di professore ordinario di disegno industriale presso l’Università degli Studi di Palermo.
Doppia cittadinanza italiana e francese con una tale conoscenza della storia e dei costumi di ogni era, Daverio ha dato vita ad un originale racconto di viaggio alla riscoperta del passato con un’attenzione particolare per l’economia del produrre vino. Un eloquio fluente, descrittivo, ricco di citazioni come pochi sono eruditi a tal modo da essere in grado di argomentare vicende accadute secoli fa, responsabili di innovazione e scoperte nel settore del vino: tema portante per questo Festival che permette di conoscere le migliori cantine del territorio – e le “rivelazioni” del Professore – possiedono la capacità di immaginarle anche visivamente, oltre a possedere un talento ironico esilarante.
Inizia con un dato economico che fa subito riflettere: l’esportazione del vino verso la Cina da parte dell’Italia e Francia “dove il nostro Paese si accontenta di un sette per cento al contrario dei francesi capaci di fatturare il 40 per cento”, fino a spiegare come “lo scandalo del metanolo ha permesso di affrontare con serietà la qualità del vino ed elevarlo. Si è stati capaci di studiare il concetto di designer applicato al vino e al suo brand caratterizzato da una doppia identità”. La storia del vino riserva delle sorprese e il relatore d’eccezione ci spiega che con “ l’annessione dell’Alsazia alla Germania il Kaiser ha reinventato il Medioevo” e contestualizza l’evento del Festival che affascina: “ Senza il Concilio di Trento ora voi non fareste il vino” citando uno degli esponenti più vista: il cardinale Cristoforo Madruzzo tra gli organizzatori più attivi quando venne aperto nel 1545 nella città in cui lui governò a lungo. Daverio denuncia come sia grave dimenticarsi dell’identità che ha caratterizzato nel corso dei secoli il proprio territorio e si fa di tutto per cancellare il passato al fine di reinventare la Storia e segnala come il “nostro patrimonio artistico subisce una percezione fragile e necessita di una maggiore presa di coscienza della sua identità. La percezione negativa del nostro esistere si abbina al consolatio del nostro patrimonio formidabile. Il paesaggio italiano meglio conservato è quello vitivinicolo e anche il più prezioso” e a questo unisce anche un suo desiderio: “ avrei voluto un’Italia più feudale” per poi citare niente di meno che Camillo Benso conte di Cavour il quale si è distinto per aver “convinto la giovane contessa di Barolo a trasformare il vino dolce in vino dolce. Conosceva bene la tecnologia vitivinicola e sposò la causa di passare da un’Italia agreste ad una nazione industriale vitivinicola capace di competere con la Francia”.
La sua conferenza toccava ogni periodo storico della nostra nazione e il capitolo del Medioevo è stato tra i più argomentati spiegando come sia sia un “periodo non definito e in termine ottocentesco inventato in quel secolo per la percezione del passato tra una pulsione romantica e una legata alla modernità. Il periodo delle armi e del commercio contraddistingue il Medioevo dove sussisteva il rapporto tra il concreto costante – quotidiano e il divino. Nasce una grande crisi dell’idealizzazione del mondo e inizia con qualcosa di incerto”. Cita l’Editto di Costantino e afferma che “il Medioevo si conclude a Trento e la rottura con il mondo protestante è definitiva”.
E il tema del vino abbinato alle vicende storiche è ancora al centro della sua affascinante relazione, quando cita San Colombano (un monaco di origini irlandesi) giunto in Italia nel 612 dove arriva a Milano, allora capitale del regno longobardo, accolto dal re Agilufo e da sua moglie la regina Teodolinda. “È San Colombano che porta a modificare il grado alcolico del vino che dai 20/22 gradi del vino prodotto dagli antichi romani si passa ai 15/16. È merito suo se si diffonde la cultura del vino leggero, il trebbiano, i vitigni rossi che vengono coltivati nel Monastero che portava il suo nome, struttura portante di Carlo Magno. Il vino forte veniva allungato con l’acqua e questo fa pensare in greco. Molte tesi sono campate in aria ma non sono farlocche, inventare un’ipotesi di lavoro permette di fare dei ragionamenti utili. Perché si diffondesse la cristianità ci voleva il vino e la sua espansione corrisponde a quella del vino. L’Impero si sgretola quando iniziano a rovinarsi le strade venendo a mancare la manutenzione e i collegamenti via strada, sostituiti da quelli fluviali. Il vino non si sposta più”.
E ancora una volta il suo discorso tocca il luogo in cui è ospite: “ I Trentini devono molto a San Colombano per quello che ha fatto. Il vino non viene più annacquato come nel Medioevo e chi lo produce segue i suoi insegnamenti. Si passa dall’anfora (greca) alla botte (la scoperta dell’America)”. Philippe Daverio conosce bene anche i “tesori” del Castello del Buonconsiglio e invita a visitarlo per conoscere quanto conservato nelle stanze di questo magnifico maniero. Parla di manoscritti miniati molto preziosi in cui viene spiegata la costruzione delle botti, di navi antiche che definisce “sorelle maggiori delle botti” e conclude spiegando il consumo pro capite del vino è sceso al venti per cento, con un aumento prezzo qualità per un minore quantitativo di vino prodotto, e questo significa anche per il Trentino, aver imparato a farlo di qualità.
“Oggi è un bene culturale e non più alimentare e la nostra è una Repubblica fondata sul vino”. Dopo la conferenza di Daverio è stata offerta la possibilità di “vivere” il Medioevo con una suggestiva historyexperience ideata dal Festival Medieval Italy con la visita della stanza dove sono conservati gli affreschi del “Ciclo dei mesi” di Torre Aquila con l’accompagnamento di guide in costumi storici fedelmente ricostruiti dall’affresco del mese di Ottobre, attribuiti al Venceslao e risalenti alla fine del XIV secolo-inizio del XV: il migliore esempio di gotico internazionale in Trentino. Sabato 10 dicembre si conclude la serie di appuntamenti #wineandhistoryexperience nelle Cantine aderenti.
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