RUMOR(S)CENA – NATHALIE DJURBERG – & HANS BERG – MART – ROVERETO (Trento) – La visita al MART di Rovereto Nathalie Djurberg & Hans Berg “ Un viaggio nel fango e nella confusione con piccole boccate d’aria” è un’esperienza che fa pensare anche a certe divinità antropomorfiche: animali, piante, esseri umani dalle sembianze grottesche, allegoriche, stravaganti, coloratissimi fino a suscitare reazioni di stupore e meraviglia, come la si può provare con gli occhi di chi non cerca conferme, ma l’abbandono sensoriale e lasci libertà alle emozioni di agire. Il fantasmàtico è un segno distintivo che appare come una possibilità alternativa del nostro reale ad un irrazionale del nostro inconscio. Nathalie Djurberg, artista svedese, ha iniziato la sua carriera artistica nell’ambito delle tecniche tradizionali. Dal 2001 inizia a dedicarsi la conoscenza della pittura e della scultura, alla creazione di video animati in stop motion (la ripresa di fermi immagine in sequenza che danno l’illusione del movimento ) e dal 2004 collabora con Hans Berg artista musicale. La Djurberg ha esposto nelle più importanti istituzioni internazionali, tra cui Tate Britain, P.S.1 di New York, Walker Art Center di Minneapolis, 21st Century Minsheng Art Museum di Shanghai e Fondazione Prada di Milano. Il Mart ha ospitato quella che è l’esposizione più completa delle loro opere: la seconda fase di un progetto che ha visto coinvolti il Moderna Museet di Stoccolma e lo Schirn Kunsthalle di Francoforte.
Lo sguardo viene catturato da più prospettive a seconda da come uno si muove nelle sale: le opere di Djurberg & Berg hanno il potere di “avvicinarsi” al visitatore attraverso la potenza espressiva che le fa pulsare nell’ambiente. Nella sala dove sono esposte le opere “La parata” vi sono animali dalle sembianze grottesche, uccelli enormi, pellicani, fenicotteri, tacchini, aquile, il gufo delle nevi, di varie fatture come se fossero stati vivi e poi imbalsamati e trasformati in pose simili a quelle umane. Uno strano incrocio tra animalità ed esseri primordiali. Le sculture come manufatti ma opere d’arte di fatto, sono realizzate con argilla, filo di ferro e tela dipinta e prendono vita attraverso la tecnica cinematografica dello stop motion e le sonorizzazioni di Berg. Sono specie animali di una fauna che si impone nei confronti dell’Uomo e sovverte il rapporto esistente dove l’essere umano appare più forte. Il mondo animale viene rappresentato in modo antropomorfo e serve per colpire l’attenzione del visitatore: “un espediente per inscenare la brutalità e la bestialità dell’essere umano” Si perdono i confini, le proprie certezze, per addentrarsi in variopinto mondo trasgressivo e amplificato da immagini proiettate dove il protagonista è l’uovo simbolo di “fertilità, vita, eternità”.
L’emotività che scaturisce dall’osservare queste opere è forte, quasi di fastidio come se ci si sentisse aggrediti, resi impotenti, accerchiati da qualcosa di misterioso. Eppure c’è anche una sottile vena ironica e beffarda che serpeggia e la tensione alla fine si allenta. L’immaginario rappresentato da Djurberg & Berg ha a che fare forse anche con elementi mitopoetici, parafrasando quello che Platone pensava rispetto attività spirituale creatrice dei miti che la sentiva più appartenente ai poeti che ai filosofi. In questo caso i “poeti” possono essere Nathalie Djurberg & Hans Berg , intesi come poeti dell’immagine, dell’arte scultorea, della musica. L’invito che entrambi raccomandavano ai visitatori era di “ “perdere la strada”, per lasciarsi trasportare in una sorta di viaggio ipnotico. Un labirinto che si viene a formare nella fantasia e nella mente di chi osserva con ammirazione, si sofferma attratto da animazioni in cui appaiono forme umane abnormi, come in “The Potato” realizzata dentro una sorta di caverna primitiva.
“Once Removed on My Mother’s Side”(Di secondo grado da parte di mia madre) una donna obesa e ripugnante che soffoca senza volerlo con il suo corpo la figlia (un’esile e gracile corpo) mentre si prendeva cura di lei. C’è un gusto dell’orrido, del dissacrante, della rappresentazione che rimanda a qualcosa che disgusta ma non si può evitare per la curiosità che è più forte dello sdegno. Un ribaltamento prospettico della condizione umana, il coraggio di andare contro le convenzioni, le ipocrisie di una società in cui tutto deve apparire nella sua maniacale ricerca edonostica. Sono temi sensibili trattati però con grande ironia dissacrante e “It’s the Mother (È la madre) viene descritta una relazione morbosa forse vissuta come un incubo tra i figli e la madre con il desiderio di rientrare dentro il corpo che li ha partoriti facendolo deformare. Sono archetipi che rimandano allo studio psicoanalitico della mente umana, a forme bizzarre ed estroverse che possono trasformarsi in allucinazioni o desideri rimossi. Anche il tema dell’identità viene rappresentato come qualcosa di distonico, ambiguo, dove ritorna prepotentemente la figura mitologica che qui assume le sembianze di metà corpo umano (di un ragazzo) e metà lupo.
Allegorico e spregiudicato “We Are not Two, We Are One” (Non siamo due siamo uno solo), richiama ancora una volta all’oscurità della mente umana in cui albergano agiti e impulsi dettati dalla compulsione e da ferite non risolte come possono essere i traumi e particolari emozioni represse, pulsioni e contraddizioni dell’animo umano. Le opere realizzate tra il 2003 e oggi, esposte al Mart, sono state allestite seguendo un percorso temporale scandito dai cambiamenti tecnologici degli ultimi anni: dalle video installazioni dei primi 2000, alla virtual reality del 2018. Le continue mutazioni si susseguono anche nelle animazioni “Snake With a Mouth Sewn Shut, or, This is a Celebration” (Serpente con la bocca cucita, o Questa è una celebrazione): creazioni che appaiono all’interno di una stanza buia come un bambino, una specie di sirena metà donna e metà drago. Pupazzi a molla simili a tragici clown la cui sorte è segnata da angosce che la loro comicità non riesce più a nascondere. Destinati a continue metamorfosi. Si passa dall’innocenza infantile di immagini simili ai cartoni animati (“Delights of an Undirected Mind”Delizie di una mente senza guida) ad un’evoluzione narrativa caratterizzata da una “bestialità” dei comportamenti più sfrenati e depravato. Una sorta di analisi antropologica in cui è possibile cogliere quanto sia labile e fragile l’essere umano in cui agiscono pulsioni contrastanti: una ricerca esasperata del piacere per trasformarsi alla fine in delusione e frustrazione. Il capovolgimento è totale.
L’esperienza sensoriale in “It Will End in Stars” conclude la visita: un visore permette di vivere un’esperienza di realtà virtuale dentro una foresta nera, per poi entrare in una casa dove un lupo chiede al visitatore di soddisfare i suoi desideri. Il viaggio virtuale termina con un finale che rimanda all’origine dell’uomo e del mondo. La sensazione è quella di totale perdita del controllo in cui sentimenti attrazione e repulsione si contendono il primato. Il fantasmàtico prende il sopravvento nel farci catturare da fantasie che appartengono all’inconscio che per un attimo dentro quelle stanze emerge prepotentemente.
La mostra è prodotta da Moderna Museet in collaborazione con Mart e Schirn Kunsthalle Frankfurt. L’esposizione è accompagnata da un catalogo in inglese con saggi di Lena Essling, curatrice di Moderna Museet; Massimiliano Gioni, direttore artistico di The New Museum, New York; Patricia MacCormack, teorico del cinema, Cambridge; e David Toop, musicista e scrittore, Londra.
Nathalie Djurberg & Hans Berg
A Journey through Mud and Confusion with small Glimpses of Air
Mart, Rovereto
6 ottobre 2018 ― 27 gennaio 2019
Su con la vita, sì, siete deboli e sì, la vita è dura; sì, siete dei farabutti, peccatori e non siete nessuno, odiati e trascurati e incompresi. Vi date delle arie e mentite e tradite e inventate storie nella vostra testa distorcendo ogni esperienza. È come un viaggio nel fango e nella confusione con piccole boccate d’aria. Ma ehi, che boccate, che meravigliosi respiri senza compromessi, senza giudizio che racchiudono tutto l’amore per gli spregevoli, gli sbagliati, i pedanti e per il vostro sé miserabile, sporco, quel sé che non osa entrare in casa, che non osa sedersi sulla sedia, che non osa assaggiare il porridge, quel porridge amaro, quel porridge troppo caldo, quel porridge dal sapore dolce. Sì, voi siete perduti, sì, state affogando in occultamenti e scuse, i vostri piedi affondano nel fango e state combattendo e lottando. Trascinate quelle scarpe infangate nella stanza, e sì, siete i benvenuti, lo siete sempre stati, questa è la vostra casa, il vostro tempio, questo è tutto per voi.
Questa è una celebrazione.
Nathalie Djuerbeng e Hans Berg
Mostra in corso al MART
Margherita Sarfatti.
Il Novecento Italiano nel mondo
Mart, Museo di arte moderna
e contemporanea di Trento e Rovereto
22 settembre 2018 – 24 febbraio 2019