RUMOR(S)CENA – CASA.CASA. UNA PROVA D’AMORE – CATANIA. Passano gli anni ma la capacità di leggere criticamente la realtà che caratterizza la drammaturgia di Nino Romeo non perde di vigore ed anzi sembra rinnovarsi. Una dote che ha fatto meritare a questo drammaturgo, attore, regista, negli anni del suo lungo percorso creativo, importanti riconoscimenti di pubblico e critica, da sempre giustamente condivisi con Graziana Maniscalco, attrice potente ed interprete generosa, intelligente e quasi insostituibile dei suoi testi. Un teatro di parola, come se ne vede poco ormai nel nostro paese, una drammaturgia che ti afferra per il bavero e, senza tanti complimenti, ti mette spalle al muro, t’interroga, ti costringe a pensare, a confrontarti col sapore acre della ricerca della verità. “Casa casa. Una prova d’amore” è andata in scena alla Sala Chaplin di Catania con Graziana Maniscalco insieme a Nicola Conte (interprete del tutto all’altezza della sfida della complessità del testo); le musiche, di grande atmosfera sono curate ed elaborate da Giuseppe Romeo: sono le canzoni di Jacques Brel (1929 – 1978) in tutto il loro raffinato impasto di poesia autentica e colta.
Racconta la grigia quotidianità di due neopensionati che s’incamminano lungo le strade del tempo ultimo delle loro vite e della loro lunga esperienza di coppia: procedono inesorabilmente, consentendo al veleno della più sordida perdita di senso, alla malattia abbrutente, al risentimento personale, a quello sociale, di sconvolgere i loro giorni e le loro menti. Si scontrano col tempo che non passa, con la noia senza scampo, con l’acredine politica e il razzismo. Incontrano il male in tutta la sua “banalità”. Lui e lei si chiudono a casa, si difendono come possono (una pistola, inevitabilmente finisce con l’essere la miglior difesa), smettono di vivere sostanzialmente, si barricano nello spazio mentale consentito dalla televisione e soprattutto dal web, compulsato continuamente dai cellulari. Sono bloccati nel rancore delle fake news, nell’ossessività del marketing politico della nuova destra (odio per i migranti e per tutto ciò che ha sapore di cultura solidaristica), rifiutano con astio ogni innovazione o novità (sono cattolici tradizionalisti e, ovviamente, odiano Papa Francesco).
Accettano d’essere insomma ciò che l’attuale cultura dell’odio ci chiede di essere: avvelenati, astiosi, diffidenti, insopportabili, non capiscono nemmeno il rifiuto che i loro figli gli sbattono in faccia. Attraversano alienati i loro giorni fino a spegnersi del tutto, autodistruggersi, fino ad accettare che la catastrofe avvenga sul loro stesso talamo nuziale, la catastrofe inevitabile e accolta insieme come unica prova d’amore possibile. Non c’è redenzione in questo spettacolo e nessuna speranza di salvezza, se non nella forza con cui il teatro, questo teatro, è ancora capace di dire la verità.
Visto alla Sala Chaplin di Catania il 17 ottobre 2019