RUMOR(S)CENA – OUT OF JOINT – SCENARIO PUBBLICO – CATANIA – Nessun estetismo o movimento gratuito, nessun gesto fine a sé stesso, nemmeno una parola che non sia pregna di senso e di rabbia: è così che si potrebbe descrivere la coreografia “Out of Joint” vista nello spazio danza di Scenario Pubblico. Uno spettacolo firmato dal coreografo olandese Helge Letonja e dal sudafricano Gregory Maqoma per l’ ensemble di Brema “Steptext dance project”. Niente di superfluo perché si sviluppa nel contesto di una riflessione politica dove a partire da alcuni versi del Mercante di Venezia di Shakespeare (Atto III, scena I), attraversa il senso di precarietà sociale, di disordine violento e destabilizzazione culturale che il rinascere del razzismo in Europa, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo porta con sé. Reagire è doveroso e ineludibile, ma occorre che la reazione sia controllata, non sparga a sua volta i semi velenosi della vendetta. Ma se il razzismo e violenza stanno già di nuovo distruggendo le basi della nostra convivenza dove prevalgono volgarità, demagogia, egoismi, estremismi, paure irrazionali, autoritarismi, capitalismo sfrenato, come bisogna reagire? Occorre dispiegare cultura, capacità di ascolto, dialogo, analisi delle situazioni, valorizzare la memoria storica e saper controllare le reazioni proprie e gestire quelle altrui. Queste coordinate di senso si trasformano in coordinate formali: azione/reazione, violenza incontrollata, ascolto, ripresa di controllo sulle dinamiche della violenza, ristabilimento di un equilibrio positivo, nuovo, fondato sulle diversità.
Alla danza si affiancano inoltre (e con essa reagiscono in una potente dinamica straniante) la ripetizione ossessiva dei versi di Shakespeare («Se ci pungete, noi non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate un torto non dobbiamo vendicarci?») e un folle monologo razzista, recitato dal danzatore coreano Oh Chang Ik e tratto da un discorso di Richard Spencer, leader negli States di gruppi suprematisti, razzisti, neonazisti. La complessità del mondo attuale è dunque espressa dalla complessità della tessitura coreografica, fatta di sguardi, dialoghi corporei, lingue diverse che si confrontano. Sequenze di danza che si richiamano, compaiono e scompaiono, ritmi che s’intersecano e s’inseguono e soprattutto di coraggio nell’esprimere responsabilità politica e dovere di schierarsi.
Visto a Scenario Pubblico a Catania il 23 novembre 2019.