RUMOR(S)CENA – VIRGILIO SIENI – SCENARIO PUBBLICO – CATANIA – “La Natura delle cose” è uno spettacolo paradigmatico per capire la danza di Virgilio Sieni: l’arte coreografica può, anzi deve, oltrepassare i limiti della sua tradizione e della professione e poi farsi pensiero, ricerca di senso, avventura, stupore, riflessione filosofica, in una parola deve farsi saggezza. Occorre guardare in questa direzione per capire perché Sieni abbia voluto confrontarsi con il poema di Lucrezio, camminare accanto a quella misteriosa grandezza e farsi accompagnare in quest’avventura dal filosofo Giorgio Agamben.
Con Lucrezio il coreografo toscano prova a fissare la natura con semplicità di sguardo e senza pregiudizi irrazionali, religiosi o mitologici, ne contempla la complessa struttura materiale e poi, d’un balzo, trova la forza di astrarsene, di tirarsi fuori dal continuum delle cose e, proprio nel capire di poter penetrare la natura grazie all’insegnamento di Epicuro, ( grazie a una riflessione seria sulle domande di un classico della filosofia capace di continuare a porre anche oggi), supera di nuovo la paura della morte e prova uno sbigottimento misto a sacro terrore. Lo spettacolo è attraversato da un entusiasmo trepidante e senza parole ma risulta contagioso e capace di ribaltare in gioia autentica ogni angoscia irrazionale. Riallestito l’anno scorso, dopo il debutto nel 2008, “La Natura delle cose” non scaturisce dal banale tentativo di tradurre nel linguaggio della danza contemporanea il poema lucreziano (per altro portato alla misura densa e allusiva di pochi versi tradotti da Giorgio Agamben), ma quasi dall’avventurosa volontà di immergersi, senza rete di protezione, nel mistero della natura.
E se è quasi inutile spiegare la limpida nettezza del gesto coreografico, il suo continuo e luminoso rinascere, l’ involarsi dopo continue frammentazioni (dovute forse alla consapevolezza tragica della materia), la fluidità della presenza corporea complessiva che trascende i corpi dell’interprete principale (Ramona Caia sempre mascherata), dei quattro danzatori, per farsi gesto, ritmo ed emozione, appare necessario sottolineare l’intelligenza strutturale con cui è stata realizzata l’architettura di questo lavoro. Da una parte la fecondità della natura, dall’altra il silenzio tragico di essa laddove l’uomo voglia forzarne il mistero con Venere, inesausta e inesauribile generatrice di senso, prima ancora di materia e di corpi, colta in vari momenti della vita umana e nel mistero assoluto dell’animalità. Dall’altra l’evidenza delle concretizzazioni della materia in grado di determinare il funzionamento del mondo (è dalla presenza dell’organo che si sviluppa la funzione, non il contrario): un’enorme mano invade in silenzio la scena. Tutto è intrecciato all’inquietudine, mista a sacro stupore, del tappeto sonoro e delle musiche originali di Francesco Giomi; alla voce pre-registrata di Nada Malanima che recita i versi lucreziani tradotti da Agamben.
Visto a Catania, nel contesto della stagione di “Scenario Pubblico”, il 18 gennaio 2020.
La natura delle cose
Regia, coreografia, scene: Virgilio Sieni. Collaborazione alla drammaturgia e traduzioni: Giorgio Agamben. Danzatori: Ramona Caia, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo. Musiche originali: Francesco Giomi. Voce: Nada Malanima.