RUMOR(S)CENA – ANTONIO TARANTINO – ISABELLA LAGATTOLLA SERGIO ARIOTTI – TORINO – Antonio Tarantino era nato a Bolzano il 10 aprile del 1938 ma diventato in seguito piemontese d’adozione: la notizia della sua scomparsa, avvenuta il 21 aprile a Torino, ha destato un forte clamore nel mondo della cultura e del teatro. Aveva 82 anni, e i ricordi di questo drammaturgo, dotato di un talento fuori dal comune, si sono susseguiti a flusso continuo. Chi lo ha conosciuto bene può ricordare come fosse una persona a cui non interessava la notorietà, schivo e forse timido, la cui carriera era iniziata da giovane diventando un pittore autodidatta e appassionato all’arte.
La scoperta del teatro arriva solo nel 1993 quando vince il Premio Riccione con Stabat Mater e La passione secondo Giovanni che appartengono alla “tetralogia della cura”. Nella commissione ad esaminare i finalisti c’erano Luca Ronconi Maria Grazia Gregori e Franco Quadri, sarà proprio il celebre critico teatrale, fondatore della Ubulibri, a farlo conoscere come uno dei drammaturghi più stimati. Conosciuto anche all’estero e apprezzato dai giovani. Come non ricordare Quattro atti profani, (messo in scena da Valter Malosti nel 2009 per il Teatro Stabile di Torino), di cui fanno parte Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini (edito da Einaudi); Materiali per una tragedia tedesca, e lo spettacolo La pace, citato da Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti, direttori artistici del Festival delle Colline Torinesi, sulla loro pagina ufficiale in facebook: «In ricordo di un amico Antonio Tarantino al Teatro Astra per l’inaugurazione del Festival delle Colline Torinesi 2007, al quale partecipò con il suo spettacolo “La Pace”».
Contattati al telefono, raccontano come è nata la collaborazione con Antonio Tarantino, l’intenso legame d’amicizia con il drammaturgo che si è spento dopo una lunga malattia : « L’esordio risale a tanti anni fa con una lettura per il Festival di “Materiali per una tragedia tedesca”, alla quale seguì nel 2007 la messa in scena de “La Pace”, dove Antonio venne a vedere le prove a teatro e fu questo lo spettacolo che ci ha legato a lui, negli anni a seguire, fino a tre anni fa quando iniziò a non stare più bene. Io lo avevo conosciuto – spiega Isabella Lagattolla – a Milano in occasione del Premio Ubu vinto nel 2000 per Materiali per una tragedia tedesca, “ritratto sarcastico ed efferato della Germania degli anni di piombo”, messo in scena dal Piccolo Teatro di Milano. Lo avevamo invitato al nostro festival. È nata così la nostra profonda amicizia».
Sergio Ariotti: «Io ho conosciuto Antonio alle prove di “Piccola Antigone” e la prima occasione per parlarci (in quel periodo aveva a carico un fratello) mi fu proposta in una farmacia di Torino dove mi aveva dato appuntamento. Un luogo insolito e curioso per incontrarlo e parlare di lavoro. Seguiva spesso le prove al Teatro Stabile di Torino ed era molto interessante ascoltare, quando Tarantino ci raccontava di sue certe abitudini, rispetto alla passione che coltivava per i libri antichi e rari. Li andava a scovare nelle bancarelle di Torino, Milano e perfino a Parigi. Non erano libri d’autore ma edizioni molto particolari utili per le sue ricerche . Saggi da cui traeva fonte d’ispirazione come nel caso di “Materiali per una tragedia tedesca”, scritti sulle relazioni internazionali da cui è nato “La pace”. Aveva trovato un libro su Arafat (il politico palestinese Premio Nobel per la pace del 1994, ndr), leggeva attentamente e osservava ogni parola utile. Non erano preziosi ma erano libri che li finivano addosso – prosegue il direttore artistico delle Colline Torinesi – e dai quali ci ricavava microstorie e motivo d’ispirazione».
Isabella Lagattolla ricorda anche un altro appuntamento ricevuto da Antonio Tarantino: «Mi fissò un colloquio in un bar vicino alla stazione di Porta Nuova dove io dovevo accompagnare una giornalista della Rai per un’intervista. Era un locale nei pressi di casa sua gestito da rumeni. Amava vivere in mezzo alla gente comune, di quartiere, persone povere e poco colte. Ad Antonio non piacevano gli snob o chi si vantava di essere intellettuale per il solo piacere di essere ammirati». Il drammaturgo, autore anche di “Stranieri” del 2007 messo in scena dal Teatro delle Albe di Ravenna nel 2007, “Medea”, “Esequie solenni”, aveva una personalità sfuggente ad uno stereotipo classico dell’artista che si eleva sopra gli altri e manifesta altezzosità.
Al contrario, nella rievocazione che suggestiona chi scrive, dimostra come egli fosse umile e sensibile, capace di dimostrare sempre l’ascolto e di farsi consigliare. «Veniva spesso a vedere i nostri spettacoli del festival e quando collaboravo con lo Stabile di Torino ci fece conoscere Elena De Angeli, curatrice dei suoi testi pubblicati dalla casa editrice Einaudi – ricorda Isabella -, con la quale aveva instaurato una profonda amicizia. Era la sua guida culturale e faceva leggere a lei i suoi scritti, fidandosi del suo giudizio. Quando venne meno Elena e anche Franco Quadri, per Antonio fu l’inizio di una forte crisi che lo portò a frenare un po’ il suo lavoro. Entrambi erano i suoi consiglieri più preziosi. Lo ricordo anche quando veniva a vedere i Motus di cui aveva una grande predilezione e dopo aver visto “Furie de Sanghe” di Licia Lanera ospite del nostro festival, disse all’attrice : “Il suo spettacolo è un Shakespeare moderno!”».
Anche Sergio aggiunge un altro aneddoto della sua carriera così intensa: «Stimava i Marcido Marcidorjs e permise loro e al regista Marco Isidori di modificare il suo testo de “La pace” (*1) dove venne aggiunta una sovrastruttura che circondava tramite una cornice aggiuntiva la messa in scena. Antonio accettò di buon grado e comprese la scelta e tutto finì allegramente a “pane e salame” in una trattoria dopo le prove. Aveva anche un rapporto intenso di stima e affetto per Sonia Antinori, l’attrice che è riuscita a farli avere la pensione negli ultimi due anni, prevista dalla legge Bacchelli per gli attori. È una grave perdita per il teatro e ci sentiamo di unirci al desiderio del regista Valter Malosti, il quale ha spiegato che il modo migliore di ricordarlo sarà quello di portare in scena un suo testo». Quando potrà accadere nessuno lo può prevedere a causa di un virus che ha in ostaggio la vita di tutto il pianeta.
(*1) LA PACE
di Antonio Tarantino secondo i Marcido
con Maria Luisa Abate, Marco Isidori , Paolo Oricco . Direzione di Marco Isidori
Debutto Festival delle Colline torinesi al Teatro Gobetti di Torino, 20 giugno 2007
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