“
Per aspera sic itur ad astra” è una frase latina, il cui significato letterale è: «
Attraverso le asperità alle stelle» e in senso traslato sta a significare «
la via che porta alle cose alte è irta di ostacoli». In altre parole vuol dire che che lo sforzo compiuto verso l’alto, accompagna un animo straordinario attraverso le fatiche, e lo spasimo per raggiungerlo supera ogni ostacolo. Un concetto risalente alla mitologia greca, che spiega come gli eroi, alla loro morte, venivano portati sull’Olimpo. Ma essere eroi significava aver dimostrato di aver superato imprese molto impegnative e faticose. Non è sull’Olimpo, ma nella città palladiana per eccellenza,
Vicenza, che il
Teatro Astra (un tipico esempio di architettura razionalista) possiede qualcosa di eroico e dimostra di meritarselo. Gli sforzi, le fatiche l’impegno e tanta passione per quello che fanno, qui è di casa, come dimostra la programmazione della stagione chiamata “
Niente Storie”, e sarà anche una coincidenza fortuita, ma la stagione scorsa portava il titolo di “
Gusti Astrali”: a questo punto il cerchio si chiude.
Astri che sfumano,
Astri che appaiono nel luminoso panorama di questo Teatro dove
Nina Zanotelli è il curatore artistico della stagione “
Niente Storie”, mentre
Carlo Presotto ricopre il ruolo di direttore artistico de
La Piccionaia | Carrara Teatro Stabile di innovazione.
Se per “eroi” si intende la capacità di gestire un Teatro, una Compagnia e una programmazione, a fronte di sempre più ridotti finanziamenti pubblici, allora il termine è più che consono per spiegare come si possano affrontare “fatiche” del genere, e mettere in piedi un cartellone di teatro contemporaneo, inaugurato nel Tempio Palladiano qual’è il Teatro Olimpico, nello scorso ottobre, e primo dei nove titoli di “Niente Storie”, con “Hamlice. Saggio sulla fine di una civiltà” realizzato dalla Compagnia della Fortezza, diretta da Armando Punzo (che in questi giorni denuncia in facebook, la forte preoccupazione per la decisione del Carcere di Volterra, di imporre limitazioni d’orario al suo lavoro con i detenuti), e a seguirei i Motus, Ascanio Celestini, la Compagnia di Punta Corsara, e dal 2012 la Compagnia della Piccionaia-Tradimenti con “L’avaro in blues”, in prima nazionale il 21 gennaio prossimo. E poi Virgilio Sieni con il suo bellissimo e poetico “Due lupi”, César Brie con “Karamazov”, i Babilonia Teatri con il loro acclamato e sulfureo “The End”(candidato al Premio Ubu come migliore novità italiana ) Gran finale con Mario Perrotta che reciterà in “Atto finale -Flaubert”. Scelte artistiche che Nina Zanotelli spiega di aver scelto «perché è della realtà, del nostro mondo e della nostra società che vogliamo parlare. E per rappresentare l’oggi, interpretarlo, renderlo urgente e interrogarci su di esso, abbiamo chiamato a raccolta i migliori testimoni della nuova scena. Artisti promotori di progetti di senso, che si interrogano sul presente e sulla possibilità di cambiarlo».
Come fanno i giovani straordinari ed energici componenti di Punta Corsara di Scampia, quartiere di Napoli, divenuto celebre per la presenza di questo giovane e dinamico gruppo, capace di riscattare una nomea che fa di questo luogo della città, il posto con il più alto tasso di disoccupazione in Italia, e un controllo del territorio da parte della camorra. Ma l’Astro che supera ogni barriera e difficoltà è nel Dna di questi giovani, che a Vicenza hanno saputo coinvolgere il pubblico affezionato del Teatro Astra, (fidelizzare gli spettatori è un’operazione che frutta bene, come è accaduto la sera in cui abbiamo assistito allo spettacolo), protagonisti della farsa “Il Signor di Pourceaugnac” , che da Parigi si è trasferita a Napoli, ambientata com’è nella quotidiana indolenza e folcloristica città partenopea. C’è Molière e la grande tradizione della commedia dell’arte, ci sono le maschere comiche italiane, come quella di Scaramousche, alias Tiberio Fiorilli, un comico rigorosamente napoletano. L’immancabile Totò citato nel suo strepitoso film “Totòtruffa” (girato nel 1961 per la regia di Camillo Mastrocinque).
Qui la truffa è ai danni di un improbabile principe slovacco che conserva il suo nome francese (Pourceaugac) ma si trasforma in un sgangherato nobile, speranzoso di convolare a nozze con una bella e procace ragazza di Napoli, da lei detestato, innamorata qual’è di un giovane della sua amata Napoli. La girandola degli inganni e sotterfugi diventa sempre più vorticosa ed esilarante. Non è il testo di per sé molto semplice, che si rifà abbondantemente ad un canovaccio della commedia dell’arte, dove c’è il “Pulcinella pazzo per forza”e Pulcinella burlato”, ad essere il motore del successo, quanto la regia di Emanuele Valenti, alla sua prima esperienza con Punta Corsara, e uno dei protagonisti sulla scena, che insieme ai suoi attori, crea uno spettacolo ironico, comico, poetico per certi versi, improntato alla felicità di stare sulla scena. La storia accade tra i vicoli di Napoli dove si aggirano finti emigrati rom, un parcheggiatore abusivo, uomini che si travestono da donne per ingannare il nobile spiantato e ingenuo. Truffatori e truffati, ruffiane e malfattori, tutti però hanno una loro anima sensibile e concorrono per unire i due giovani che si vogliono bene. Pourceaugnac è a sua volta una maschera grottesca e burlesca, preso per i fondelli, ritenuto “pazzo per forza”, da una società che lo guarda con occhi estranei, non lo accetta, lo fa arrestare, diventando vittima di se stesso.
È la finzione del teatro, della farsa, il mezzo più sottile e sarcastico per fare della satira e raccontare una verità scomoda, mal tollerata ai tempi di Molière e non solo. Il gioco in cui tutti gli attori si prestano a condurre è un saggio di come si possa fare del teatro con mezzi semplici: bastano delle quinte mobili, colorate, dove nascondersi dietro e apparire sotto false spoglie. Ritmi serrati e sempre calibrati dove ognuno sa agire il proprio ruolo di spalla al protagonista di turno. C’è quell’energia che solo giovani di estrazione napoletana possiedono e spendono con intelligenza. Sono tutti ottimi attori, possiedono la scena e sanno emergere anche come caratteristi dotati di quelle arti che solo attori abituati a recitare sera dopo sera in teatro, possiedono. Con umiltà e senza mai cadere nel rischio di sentirsi già affermati per il successo ottenuto. Quella dote che al termine dello spettacolo è stata generosamente offerta nell’incontro con il pubblico (raramente si è notata una partecipazione così calorosa tale da restare in sala per tutto il tempo del dibattito), dove
Christian Giroso, Antonio Stornaiuolo, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Giuseppina Cervizzi, Gianni Rodrigo Vastarella, Vincenzo Nemolato, Mirko Calemme, hanno raccontato, tra l’altro, la straordinaria esperienza vissuta quattro anni fa a
Scampia, con Marco Martinelli del
Teatro delle Albe, fautore di un progetto di formazione per operatori e attori teatrali, allo scopo di creare opportunità di lavoro sul proprio territorio di appartenenza.
Esiste anche un auditorium a
Scampia costruito dopo il terremoto degli anni ’80, e allo stato attuale inutilizzabile per inagibilità. Tipico esempio di una pessima gestione che prima spende denaro pubblico per poi renderne impossibile l’utilizzo, così come vorrebbero poter fare i ragazzi di Punta Corsara, nata dopo la felice e proficua esperienza, un’impresa culturale nata grazie alla
Fondazione Campania dei Festival, ora gestita da
Emanuele Valenti e
Marina Dammacco che ricopre il ruolo di responsabile organizzativa, i quali si dedicano anche alla formazione e all’educazione attraverso il teatro. È di questi giorni l’esperienza di
Capossuta con
Marco Martinelli a
Lamezia Terme, dove insieme a
Punta Corsara, è nato lo spettacolo
“Donne in parlamento” di
Aristofane, (drammaturgia d
i Marco Martinelli ed
Emanuele Valenti che firma anche la regia). In scena 62 tra adolescenti calabresi e rom ospiti di una campo di accoglienza, voluto dall’ex assessore alla cultura
Tano Grasso e la collaborazione dell’
Associazione La Strada (doppiozero.com). In replica al
Teatro Valle Occupato di
Roma il 16 dicembre. Per loro fare teatro, non è una semplice operazione di intrattenimento e divertimento. È un’opportunità per crescere e maturare, confrontarsi con la realtà di tutti i giorni, dividere insieme un’ideale, anche con chi non ha avuto la loro stessa meritata fortuna. Lunga vita a Punta Corsara.
Il Signor di Pourceaugnac
Da Molière
Compagnia di Punta Corsara di Scampia (Napoli)
Traduzione e adattamento di Emanuele Valenti e Antonio Calone
regia di Emanuele Valenti
scene di Francesco Avolio, Roberto Carro
costumi di Daniela Salernitano
musiche originali di Marco di Palo
Visto al Teatro Astra di Vicenza il 3 dicembre 2011
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Author: roberto.rinaldi
Laureato in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Bologna; diploma di specializzazione in Psicologia Istituto di Psicologia Clinica, Facoltà di Medicina e Chirurgia. Università degli Studi di Bologna . Diploma di perfezionamento Scuola di specializzazione in Metodologie Autobiografiche e Analisi dei Processi Cognitivi Istituto di Pedagogia per adulti. Università degli Studi Statale di Milano 1998. Diploma di Alta Formazione Dipartimento di Filosofia, pedagogia e psicologia applicata Università degli Studi di Padova 2021
Giornalista pubblicista, critico teatrale è direttore responsabile di rumor(s)cena.com
Scrive anche per articolo21.org