RUMOR(S)CENA – BIENNALE TEATRO – VENEZIA – Biennale Teatro 2021: passaggio del testimone da Antonio Latella a Stefano Ricci e Gianni Forte alias ricci/forte la doppia firma artistica che da quest’anno assumono la direzione della sezione Teatro. Un’edizione che dal 2 all’11 luglio richiama nella città lagunare la partecipazione di pubblico, operatori e critica, nell’intento di capire, sondare, osservare l’evoluzione della scena artistica internazionale, anche per la situazione contingente che si è venuta a creare a causa della pandemia e l’interruzione di ogni forma di espressione artistica dal vivo. Il richiamo è forte per la scelta di aver affidato ai due registi un mandato che si compone in quattro parti: colorato in “blue in tutte le sue sfumature” la 49 esima edizione del Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia.
«Perché si parte dal blue? Perché la malinconia l’isolamento e la morte ci hanno arrestati: il silenzio dei Teatri vuoti potrebbe dipingersi con l’azzurro di un freddo che avvolge tutte le maestranze e gli artisti dello spettacolo ormai a casa da mesi… – hanno spiegato, ricci/forte, durante la presentazione del programma-, un lavoro di riflessione sulla coscienza di un nuovo inizio, sul timone artistico atto a ritrovare questa isola che non c’è (cancellata via dalle rotte da una pandemia gomma pane) e a rifondare, con tale germinante focolaio espressivo, un neo Rinascimento culturale per collocare ancora una volta l’Arte teatrale nel posto che merita, in Noi, in eterna magnificenza del divino».
Un manifesto di pensiero ambizioso la cui importanza si svelerà nel corso della programmazione che vede quest’anno la collocazione di spettacoli e performance anche fuori dall’Arsenale (sede storica della Biennale in parte assegnata al G20 dell’economia) in Campo Santo Stefano, Riva di Corinto al Lido dove verranno allestiti palcoscenici all’aperto. Inaugura il Festival il 2 luglio Krzysztof Warlikowski, (Leone d’oro alla carriera), con una novità assoluta per l’Italia: We are Leaving, per l’adattamento di Suitcase Packers di Hanoch Levin, fra i maggiori autori di teatro israeliani. Kornél Mundruczó e la sua compagnia indipendente Proton Theatre con Hard to be a God porta in scena un mondo di brutalità e prevaricazione che apre sugli abissi dell’uomo per interrogarsi su libertà e destino, bene e male. Il mondo degli ultimi è il tema dello spettacolo di Roberto Latini, artista che ha fatto del rapporto voce-parola-suono uno dei cardini della sua ricerca, ora in dialogo con l’impasto unico di un testo estremo di Giovanni Testori, In exitu. Kae Tempest vincitrice del Leone d’argento viene a Venezia con The Book of Traps & Lssons presentata in prima nazionale per l’Italia. L’arte più antica della poesia, nella sua dimensione originaria di racconto orale, si trasforma in una narratività necessaria e autentica che mescola la metrica della poesia ai ritmi rap. Thomas Ostermeier è stato scelto per rappresentare Qui a tue mon pére in cui sente l’esigenza di tornare all’essenza stessa del teatro dove la sua intenzione è quella di spiegare “all’uomo che parla a un gruppo di uomini che si è raccolto per ascoltarlo” . È un teatro che si fa canto dolente per Danio Manfredini, figura rara e schiva della scena contemporanea capace però di aver influito su generazioni di attori. A Venezia è l’autore e l’interprete insieme al musicista e polistrumentista Francesco Pini, dello spettacolo Nel lago del cor. L’interrogativo sulla vita che è anche interrogativo sull’identità è alla base di Altro stato è la messa in scena firmata da Francesco Pititto e Maria Federica Maestri di Lenz Fondazione. Tratto da La vita è sogno di Calderón de la Barca, un autore che è una costante della ricerca della compagnia e ultima di una serie di riletture contemporanee di classici.
Cosa sia vero ai tempi della post verità è la domanda cruciale all’origine di The Mountain, ultimo lavoro di Agrupación Señor Serrano, compagnia premiata nel 2015 con il Leone d’argento, ideatrice di straordinari dispositivi scenici che mescolano mondo virtuale e performance dal vivo. Filippo Andreatta debutta a Venezia con un nuovo progetto in prima assoluta che, parafrasando Gertrude Stein, si intitola Un teatro è un teatro è un teatro è un teatro. Paolo Costantini, vincitore della quarta edizione di Biennale College Registi (prodotto dalla Biennale), presenta Uno sguardo estraneo (ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda), ispirato da uno più famosi testi della scrittrice Premio Nobel Herta Müller, Oggi avrei preferito non incontrarmi.
Il progetto di Biennale College secondo i Direttori ricci/forte consolida l’idea di ricerca e sostegno di nuovi talenti aggiungendo all’attenzione per la regia e la drammaturgia, soprattutto italiane, il bando internazionale per performer, che sceglierà un lavoro performativo inedito in esterni, individuando luoghi topici della vita quotidiana lagunare. Considerando il grande interesse che oggi suscita l’autorialità performativa nel resto del mondo, così profondamente connessa con le Arti Visive, quelle della Musica e della Danza, La Biennale di Venezia ha ritenuto importante e necessario invitare artisti internazionali a confrontarsi con una scrittura scenica, come quella performativa site specific, in grado di raccontare le istanze del contemporaneo.
Biennale College si articolerà quindi in quattro sezioni: registi italiani under 35, autori italiani under 40, performer italiani e stranieri under 40, masterclass. Il programma prevede anche delle masterclass di Biennale College: Martin Crimp, Chiara Guidi e Galatea Ranzi, Leo Muscato con Nicole Kehrberger e il maestro Riccardo Frizza, Monica Capuani, Andrea Porcheddu, Davide Carnevali.
Il programma della giornata inaugurale di venerdì 2 luglio
We are Leaving Leone d’oro alla carriera Krysztof Warlikowski va in scena in prima italiana venerdì 2 luglio al Teatro alle Tese (ore 19.00).
A dodici anni da Krum,Warlikowski torna a uno dei suoi autori preferiti, l’israeliano Hanoch Levin, di cui rivisita Suitcase Packers, storia di una comunità e di otto funerali. Persa la speranza in un futuro brillante che aveva animatoKrum dopo un’esperienza fallimentare all’estero, Warlikowski fa un biglietto di solo andata e si immerge nella realtà dell’oggi. Il mondo ansioso delle migrazioni su larga scala trova nel testo di Levin una sua dimensione locale e comunitaria. Si parte senza una meta precisa ma con la sola volontà di andare in un posto che è altro da “qui”. Ad accompagnare lo spettatore nel viaggio dolce amaro di chi lascia la propria vita, sono i colorati personaggi di Levin, portati in scena con nuova linfa dalle interpretazioni magistrali della compagnia del Nowy Teatr di Varsavia. Con il sottotitolo di rimando a Levin “Comedy with Eight Funerals”, lo spettacolo di Warlikowski porta in scena un’umanità in fuga, fissandola in tutte le sue sfaccettature proprio quando è sul punto di scomparire. Tutti muoiono o se ne vanno in We are Leaving, a insegnarci, dice Warlikoski, ciò che il presente ci ha imposto, ossia “accettare ciò che ovviamente è quasi impossibile accettare: la morte”.
Leone d’oro alla carriera, Warlikowski è una figura emblematica del teatro post comunista. Classe 1962, firma i primi spettacoli a 27 anni, dopo aver completato gli studi in storia e filosofia a Cracovia e in lingua francese e teatro greco alla Sorbona di Parigi. Noto al pubblico per aver creato un nuovo modo di mettere in scena Shakespeare, realizzato rivoluzionarie interpretazioni della tragedia greca e messo in scena anche testi di autori contemporanei, Warlikowski ha presentato le sue regie nei più importanti festival di tutto il mondo. Dal 2008 è Direttore artistico del Centro Culturale Internazionale Nowy Teatr di Varsavia.
We are leaving viene replicato il 3 luglio al Teatro alle Tese (ore 17.00).
Navetta gratuita dall’Arsenale per Sant’Elena, San Zaccaria, Zattere, Tronchetto, Piazzale Roma.
Acquisto dei biglietti esclusivamente online: www.labiennale.org
Il programma completo del Festival è pubblicato sul sito www.labiennale.org