Recensioni — 22/11/2021 at 09:44

Festival Testimonianze ricerca azioni 2021: ricerca, selezione, rinnovo

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Il teatro di ricerca è un nuovo (ma non troppo) linguaggio di rappresentazione che vuole discostarsi il più possibile da i codici, dagli schemi arcaici che lo spettatore medio è ormai abituato a riconoscere. Anzi, il performer-autore ricercatore, ogni qualvolta condivide il proprio lavoro, che mai potrà essere rappresentato eguale a se stesso, lo fa proprio per mettere sistematicamente in discussione il linguaggio teatrale del tempo e dello spazio. Perciò non sempre è intuibile, comprensibile, gradito ai più. Ma che cosa significa realmente fare ricerca teatrale?

Un tempo, almeno nell’ambito della danza o del teatro-danza si attuavano i cosiddetti laboratori, dove si dava spazio all’improvvisazione, alla libertà di espressione, il tutto basato sulle sensazioni del momento, sull’evocazione scaturita da un ascolto musicale, oppure su di un tema o un oggetto di scena. La ricerca è il passo successivo che si concretizza con una continua sperimentazione: sul corpo, sulla musica (a volte inesistente), sullo spazio, sulla parola, su i testi, a volte con con l’utilizzo di mezzi video. Un working progress mai concluso e che riguarda esclusivamente il performer, il quale sta cercando una sua propria strada e lo fa davanti ad un pubblico. Chiamasi libertà di espressione, che incontrovertibilmente porta come rovescio della medaglia la sibillitudine del suo significato.

Paola Bianchi – O_N – foto di Gianluca Naphtalina Camporesi

Paola Bianchi performer, danzatrice e divulgatrice indipendente in azione fin dagli anni Ottanta ha presentato O_N. Con pochi, ripetuti, naturali ed innaturali gesti minimalisti riesce ad ipnotizzare la sala come fosse una statua in continuo movimento, segmentato, parcellizzato, piccolo ed esteso, circolare, molto lento, con una padronanza assai vicina a quella della danza buto. Per circa venti minuti senza quasi mai far intravvedere il proprio viso, nascosto dalla capigliatura, anch’essa plastica. Tutto ciò che stava dietro la creazione della performance non si percepisce ma è sufficiente per farsi trasportare dalla gestualità dell’artista e rendere il tutto molto gradevole.

Paola Bianchi – O_N – Gianluca Naphtalina Camporesi

Vi era, invece, una certa aspettativa per Città di Ebla, uno dei principali collettivi artistici italiani, impegnati nella produzione e promozione di teatro e arti performative contemporanee, attraverso lavori sperimentali e innovativi. Il testo è liberamente tratto da Il dottor Semmelweis di Louis-Ferdinand Céline. Nella scheda dello spettacolo è spiegato che “Il lavoro su Céline chiude un trittico cominciato con Kafka e proseguito con Joyce. Il testo viene restituito fedelmente attraverso il corpo e la voce di Marco Foschi …”. Un monologo incalzante, come l’urgenza di salvare vite di donne che inevitabilmente morivano dopo il parto, nella Vienna della prima metà del ‘900, a causa di un’infezione puerperale causata dalle mani infette degli stessi medici che operavano sulle partorienti.

Citta di Ebla – Semmelweis – foto diGianluca Naphtalina-Camporesi

Tutta la narrazione si svolge intorno a questa scoperta, dapprima osteggiata da i colleghi del dottore illuminato e poi riconosciuta: ancor prima della pubblicazione degli studi che fecero di Pasteur il padre della microbiologia. Ma non in tempo per evitare allo scienziato di consumarsi nella follia. Questa la trama, per grandi linee. Il lavoro è sicuramente ben scritto. Ricordiamo gli altri componenti il Collettivo Davide Fabbri, Cristiano De Fabritiis, Massimiliano Morini, Luca Giovagnoli. Ben interpretato, unitamente ad una buona espressività corporea, all’interno di una scenografia con un tavolo operatorio in primo piano. Ma quale forza sconosciuta può aver spinto Città di Ebla ad attingere da questo testo? Forse un’urgenza di narrazione derivata dalla attuale situazione sanitaria mondiale?

Città di Ebla coniuga l’attività produttiva con il supporto tecnico-pratico dato in questi anni ad alcune compagnie di cui riconosce forza ideativa e realizzativa, come Santasangre, la stessa Paola Bianchi, Muta Imago, Gruppo Nanou. Una poliedricità creativa di notevole bellezza.

Visto il 12 novembre a Genova alla Sala Mercato, Teatro Nazionale

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