RUMOR(S)CENA – PALERMO – “Fellini Dream” , andato in scena al Teatro Biondo di Palermo, è uno spettacolo teatrale che omaggia un grande regista cinematografico. Il Teatro Stabile con la collaborazione della Compagnia NoGravity ha realizzato un omaggio sorprendente e visionario ad uno dei più celebri e amati registi italiani . Lo spunto da cui è partito Emiliano Pellisari ,che ha scritto e diretto l’opera, è il soggetto del mitico film mai realizzato dal regista di Rimini: “ Il viaggio di G.Mastorna detto Fernet” pensato inizialmente per Paolo Villaggio e di cui esiste una versione a fumetti realizzata da Milo Manara.
Prima che si apra il sipario
L’attenzione dello spettatore viene immediatamente catturata dal progressivo apparire di quattro facce di clown ( il discorso che intende fare Emiliano Pellisari appare immediatamente chiaro allo spettatore: ora si parla solo di Fellini, il quale realizzò nel 1970 un film televisivo chiamato appunto “ I Clown”. Gli estimatori avranno ascoltato spesso Federico Fellini che inventando aneddoti sulla sua infanzia raccontava di essere scappato da casa per unirsi ad un circo.
La prima ora di spettacolo
È sorprendente per l’abilità mostrata dai danzatori acrobati Mariana Porceddu , Lorenzo Cavello, Giada Inserra e per le perfette coreografie di Mariana Porceddu e le scenografie “felliniane” di Marco Visone. La storia del film concepito da Fellini è nota. Si tratta di un viaggio nell’aldilà. Mastorna parte con un aereo che improvvisamente si schianta e lo porta nell’aldilà, in una dimensione metafisica. Quando si apre il sipario percepiamo delle voci di cui non si arrivano ad afferrare le parole. Nel “Fellini Dream” di Pellisari il protagonista non è un uomo bensì una donna, interpretata dalla brava e convincente Viola Graziosi ( non verremo mai a conoscenza del suo nome) vestita come se fosse appena uscita da una sequenza di Otto e Mezzo. Compagno fedele in questo viaggio è Virgilio, lo psicopompo interpretato da Graziano Piazza.
Le prime parole della protagonista esprimono lo spaesamento iniziale in cui si trova: “qui c’erano delle persone e ora non c’è più nessuno, i miei compagni di viaggio non ci sono più”. Le portano via la valigia, nessuno parla per provare a darle delle spiegazioni. Viola Graziosi cerca di interloquire con qualcuno dei personaggi presenti sul palcoscenico: “dovrei chiamare mio marito, la mia famiglia saranno tutti preoccupati” nel mentre la musica ascoltata tante volte nei film di Fellini accompagna la protagonista nel nuovo mondo in cui si è venuta a trovare. Come dice Virgilio: “Qui le parole sono inutili, si spezzano facilmente”. La protagonista non può parlare con la sorella, con il fratello è sospesa in un limbo di cui all’inizio fa fatica a prendere le misure. Le musiche dei film di Fellini che ai nostalgici del Maestro provocano l’effetto di scaldare il cuore, anche se nella seconda parte dello spettacolo si può ascoltare un brano della colonna sonora di Eyes Wide Shut di Kubrick, la cui traduzione non a caso è ‘occhi chiusi aperti’.
Appare un papa donna con vestiti che ricordano la sfilata dei personaggi della chiesa nel film Roma del 1972. Questo personaggio dice alla spaesata Viola Graziosi: “sono qui per lei, capisco la sua situazione. Nessuno può aiutarla perché questo è il suo viaggio e anche se fossimo in una comitiva d’amici in realtà saremmo sempre soli. Il mondo è troppo vasto per essere colto con un solo sguardo, ognuno guarda il mondo dalla sua finestra e la sua si sta chiudendo. Si sente persa, come se non sapesse dove sta andando eppure va sempre avanti senza tornare indietro. Riprenda ogni istante del passato che si ricorda e ricostruisca il momento in cui è cominciato questo viaggio”. L’attrice più che ricordare viene colpita da frammenti di episodi: incidenti, sogni dove le rubano la valigia, ma erano veramente un sogni? Vediamo apparire una nave che ci ricorda Amarcord, Virgilio canta una canzone che chi ha bene impresso in mente il Casanova di Federico Fellini con Donald Sutherland non fa fatica a cogliere :“Ogni maschio è tentatore…”.La protagonista afferma la propria identità di donna con una sua sessualità che ha bisogno di essere soddisfatta: “io sono viva e forte, scopami, ho partorito con violenza e sangue. Devo sdraiarmi, ho tanto sonno mi sento pesante”.
La seconda ora di spettacolo
La protagonista non riesce ad alzarsi: “io sono un essere umano e voglio alzarmi. Gli esseri umani non camminano a quattro zampe, non sono un semplice mammifero”. Virgilio risponde: “in teoria lei non è più un mammifero ma nemmeno un essere umano”. Arriva ad urlare contro Viola Graziosi che usa la parola “ avventura” e la guida risponde: “ questa non è un’avventura è un viaggio!”.
Virgilio : “ Lei non ha idea di dove sta andando? La nostra ‘Mastorna’ ammette candidamente che non sa dove sta andando, parla di un appuntamento generico non meglio specificato, la memoria non l’aiuta. Come nei film di Fellini , pensiamo ad Otto e Mezzo , anche la protagonista parla con la madre morta. “ Dove dovrei andare ?” continua a chiedere: “ è tutto così assurdo, c’è un muro davanti a me non posso attraversarlo. Il mio corpo è bloccato e per me è impossibile fare qualcosa. Io sono qui in carne e ossa”.
Virgilio: “ciò che conta è l’anima, non può esserci alcun muro tra due spiriti affini. Cosa vuole che sia un muro? E se dietro questo muro non ci fosse niente e nessuno? Si sbaglia i confini esistono anche se le anime possono attraversarli facilmente, presto imparerà a riconoscere i confini”.
Il personaggio interpretato da Viola Graziosi prenderà consapevolezza della sua nuova condizione esistenziale? Qui ci fermiamo con il racconto dello spettacolo che alla “ fine del viaggio”, come dice la guida della protagonista, ti coinvolge su più livelli: quello emotivo per chi ama Fellini e il teatro; quello visivo per le scenografie e i costumi congeniali all’idea drammaturgica; quello musicale per l’uso sapiente dei motivi felliniani inseriti nei momenti giusti della vicenda che ci troviamo a vivere con la protagonista. Uno spettacolo da vedere.
Fino al 12 dicembre 2021 al Teatro Biondo il pubblico potrà godere di arte allo stato puro. Dice Virgilio alla fine della rappresentazione: “ Hai fatto un sogno, credevi di volare ma nessuno può volare. I pensieri potrebbero galleggiare nell’aria. L’anima è più leggera dell’aria, evapora verso l’alto insieme alle nuvole e va su e poi scende giù in caduta libera nel mare. Diventerai qualcosa che fa parte del tutto, il mio compito è finito, i miei pensieri sono così leggeri che stanno volando via con le parole. Non ho più nulla da dire”.