RUMOR(S)CENA – GENOVA – “Baccanti” è l’ultima tragedia di Euripide a noi pervenuta, scritta pochi mesi prima della sua morte e messa in scena dopo, è quindi l’ultima delle tragedie arrivateci da quell’epoca classica, ma paradossalmente è anche quella che affonda il suo sguardo e porge il suo orecchio nell’abisso arcaico che, niccianamente, le tragedie ha preceduto e che le tragedie ha prodotto.
Il filo rosso che unifica e il nodo che qui il tragediografo affronta a viso aperto (quasi metateatro) è appunto Dioniso, il dio ermafrodita, il dio incarnato che risorge dalle sue stesse membra disperse nel mondo, il dio che dunque unisce la Natura che non ha sessi, o meglio tutti li comprende, al Mondo che si determina nella scissione del maschile dal femminile, fino alla Storia nata dal patriarcato e che di patriarcato sembra ormai, inevitabilmente, morire.
Laura Sicignano, in questa sua nuova traduzione, insieme a Alessandra Vannucci, e messa in scena, affronta l’essenza, l’essenzialità di questa talvolta dolorosa e atroce articolazione dell’essere e dell’esserci, sfrondando ogni retorica narrativa e mostrandoci tra le rovine di quel museo in cui si è trasformata la storia, la sua scaturigine e la sua destinazione ultima nella confusione identitaria dell’oggi.
Una messa in scena essenziale ma non facile, o tanto meno semplicistica, durante la quale i segni irriducibili che l’arcaico passato ha lasciato nel profondo dell’umanità, segni irredimibili con cui fare i conti anche quando siano inconsapevoli, emergono di nuovo confusi e perturbanti, pieni di verità eppure capaci di menzogna come la realtà di questo nostro mondo nascosto dietro il velo dell’apparenza e del potere.
Lo sguardo di Dioniso (il teatro?) è l’unico capace di squarciare quel velo senza deformare nella razionalità, anzi accogliendolo in essa e decifrandolo, ciò che è ineffabile nel nostro fondamento esistenziale, oltre la psicologia o la sociologia che tentano di contenerlo. In questo ricorda un po’ l’approccio di Edoardo Sanguineti nel suo famoso travestimento per Luigi Squarzina, una tragedia del mancato riconoscimento attraverso il quale tentava “di recuperare un contatto, un legame paradossalmente razionale con quel fondamento creativo su cui nascono i significati”.
Una versione innovativa e insieme fedelissima, dunque, in uno spazio scenografico che ne dilata efficacemente le suggestioni e le corrispondenze, per una messa in scena ricca di movimento e ben supportata da una musica dal vivo che ripropone l’eterna tonalità mediterranea e la ritmica di una mitopoiesi condivisa. Ben recitata da tutti inoltre, a partire da un Dioniso ben qualificato nella sua ambiguità che non è debolezza, bensì ha la forza che gli deriva dal partecipare a entrambe le radici dell’umanità, e da un Penteo, manager decisionista di un tempo violento senza sfumature e senza pentimenti, se non quando ormai non servono più.
Produzione Teatro Stabile di Catania. Traduzione e adattamento Laura Sicignano e Alessandra Vannucci. Regia Laura Sicignano. Interpreti: Manuela Ventura, Egle Doria, Lydia Giordano, Silvia Napoletano, Alessandra Fazzino, Antonio Alveario, Franco Mirabella, Aldo Ottobrino, Silvio Laviano. Musiche originali eseguite dal vivo Edmondo Romano. Scene e costumi Guido Fiorato. Movimenti di scena Ilenia Romano. Luci Gaetano La Mela. Video e suono Luca Serra. Regista assistente Nicola Alberto Orofino.
Spettacolo ospite del Teatro Nazionale di Genova, visto al teatro Ivo Chiesa il 26 gennaio e in replica fino al 30 gennaio. Numeroso il pubblico alla prima e molti applausi.
Palermo, Teatro Biondo, dall’1 al 6 febbraio 2022; Milano, Teatro Elfo Puccini, dall’8 al 13 febbraio 2022; Verona, Teatro Nuovo, dal 15 al 20 febbraio 2022; Trieste, Teatro Politeama Rossetti, dal 24 al 27 febbraio 2022; Brescia, Teatro Sociale, dal 2 al 6 marzo 2022; Napoli, Teatro Sannazzaro, dall’8 al 13 marzo 2022.