RUMOR(S)CENA – GENOVA – Musica e canto portano in dote nel grande melodramma di ogni tempo, che sia romantico o contemporaneo, la capacità di percorrere e riempire la distanza di senso e significato che si apre tra la parola e il sentimento che suscita, come un’onda che si rinnova, nell’animo dello spettatore e dell’ascoltatore.
È proprio del dramma in musica dunque, non costruire una gerarchia (tra parola e musica) ma promuovere una sorta di collaborazione e integrazione che va a costituire un valore estetico complessivo che è oltre il testo ma anche al di là della partitura.
Ne è evidenza questo lavoro di Gaetano Donizetti, su libretto del genovese Felice Romani, che ancora una volta riscatta i limiti espressivi del testo, di buona fattura per la sua funzione ma comunque inevitabilmente conchiuso in sé stesso, per transitarlo esteticamente e felicemente trasfigurarlo nella sua capacità non tanto e non solo di suscitare il profondo sentimento del suo significare ma anche, in un certo senso, di perfezionarlo e rendercelo trasparente.
Due valori e due giudizi pertanto che spontaneamente si sovrappongono integrandosi, quello di una drammaturgia che si dispiega in scena con la forza di un evento di contrasti e contrapposizioni (potere e sentimento, intimità e maschera, ambizione e sincerità) e quello di una partitura che, come sottolinea nel libro di scena, il maestro concertatore, “è il combattuto risultato degli sforzi (del compositore) per trovare…un vocabolario largamente espressivo adatto ad un libretto soddisfacente come quello di Felice Romani”.
Restando un capisaldo del repertorio del “Belcanto”, Anna Bolena è così un melodramma a due facce, in cui la trama musicale, nei suoi numerosi numeri d’assieme, ha profonde valenze drammaturgiche, che sottolineano ed enfatizzano i passaggi narrativi e lirici del racconto.
In questo, un dramma soprattutto di sentimenti, più che di eventi, cui la musica offre il supporto efficace e necessario per un percorso di pieno sviluppo teatrale. Ovviamente in questo impasto e amalgama efficace il positivo giudizio drammaturgico, per la regia oscura e intimista, quasi elisabettiana nei richiami al dramma storico (tra Macbeth e le sue streghe dell’esordio e il Faust di Marlowe), nonché per la buona qualità della presenza scenica di protagonisti e coro, non può prescindere dall’altrettanto positiva considerazione per la valida concertazione, stante la qualità indubbia dell’ensemble genovese, insieme alla qualità superiore del cast, per forza e colore del canto.
In questo primo cast spicca la prova della bravissima Angela Meade (Anna) capace di tutte le sfumature di una partitura molto difficile in cui si sono cimentati i più grandi soprano di ogni tempo (da Giuditta Pasta a Maria Callas). A fianco a lei tutti si segnalano per la bravura, nessuno escluso, con una nota per la recitazione en travesti dello Smeton di Marina Coronato.
Un allestimento impegnativo e suntuoso, per un’opera indubbiamente “difficile”, con costumi di grande efficacia che affondavano i loro contestuali suggerimenti in epoche diverse, dal cinquecento di Anna e delle sue guardie al femminile fino al novecento delle gotiche divise militari dei nobili del re, e che ha riportato Anna Bolena a Genova dopo oltre 150 anni.
Al teatro Carlo Felice, prima il 18 febbraio (repliche anche con secondo cast il 19/20/25/26 e 27). Un grande successo con applausi a scena aperta e lunga ovazione finale.
Anna Bolena di Gaetano Donizetti.
tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani.
Allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice/Teatro Regio di Parma
Personaggi e interpreti (primo cast): Anna Bolena Angela Meade, Enrico VIII Nicola Ulivieri,
Giovanna Seymour Sonia Ganassi, Lord Riccardo Percy John Osborn, Smeton Marina Comparato, Lord Rocheford Roberto Maietta, Sir Hervey Manuel Pierattelli.
Maestro concertatore e direttore Sesto Quatrini. Regia Alfonso Antoniozzi. Scene e videodesign Monica Manganelli. Costumi Gianluca Falaschi. Coreografa Luisa Baldinetti. Luci Luciano Novelli.