RUMOR(S)CENA – FERRARA – I Ghost Horse sono uno degli ensemble jazz italiani più interessanti e originali, un sestetto nato da una idea del sassofonista statunitense Dan Kinzelman, di stanza in Italia già dal 2005 e inserito perfettamente nella vivace scena jazz nazionale. Attorno a lui si sono uniti dapprima Joe Rehmer al basso elettrico , da tempo in Italia, collaboratore di molte star nazionali e Stefano Tamborrino alla batteria, un batterista eclettico e completo per un trio dalla linea ritmica e musicale tagliente, gli Happy Horse, che alcuni anni fa si è allargato a un sestetto: i Ghost Horse, dove si sono aggiunti Filippo Vignato al trombone, Glauco Benedetti alla tuba, bombardino e tromusicalimba tascabile, Gabrio Baldacci alla chitarra elettrica ed effetti elettronici. Questa formazione ha allargato notevolmente gli orizzonti musicali del progetto iniziale, proponendo un avant-jazz ricco di spunti sperimentali con un dinamismo ritmico potente garantito dall’affiancamento della tuba al basso elettrico già molto pulsante di Remer .
Una delle particolarità della formazione è il fatto che i due frontman, Kinzelman e Vignato, non prevalgono mai uno sull’altro, e offrono linee musicali sia melodiche che nervose e asimmetriche, lasciando sempre spazio sia alle evoluzioni di Baldacci alla chitarra, molto spesso effettata, che agli interventi colorati e potenti della tuba di Benedetti. Secondo gli stessi musicisti: “Il jazz per noi è un approccio, non è né un genere specifico né uno stile. Ci interessa mettere in dialogo fra loro linguaggi e culture musicali differenti, lasciando ampio spazio al rischio e all’imprevedibilità. Ci sentiamo uniti dalla volontà di esplorare soluzioni musicali atipiche e poco accomodanti”
Nella serata sono stati proposti i brani dell’album di prossima uscita “Il Bene Comune”, che rivela la raggiunta piena maturità di questa formazione . La serata è iniziata con un brano dalla struttura classica, dove sassofono e trombone duettano, si incrociano e si alternano in brevi frasi melodiche alternate a improvvisazioni, accompagnati dalla tuba che ora si affianca ai due ora supporta il lavoro ritmico del basso assieme alla chitarra, qui in veste di sostegno. A questo è seguito un pezzo già più complesso in stile prog-rock dove la chitarra diventa protagonista con suoni taglienti e distorti che si intersecano con i fiati, in atmosfere a tratti astratte.
La proposta musicale offerta non è mai stata prevedibile, e ha alternato tra gli altri un brano con alcune connotazioni blues, struggente e intenso a un paio di forsennate improvvisazioni collettive ricamate su una base martellante e travolgente, sulla quale i fiati si rincorrono freneticamente fino a comporre un quadro che si potrebbe definire con un adeguato neologismo hard jazz, per le assonanze con certi ritmi hard rock. Un momento originale si è avuto quando Baldacci grazie ad una grande padronanza dei numerosi effetti elettronici dispiegati davanti a lui ha creato un paesaggio sonoro astratto estraendo dalla chitarra impensabili effetti distorti sui quali poi si è inserito il resto del gruppo con la consueta energia. Non sono mancati brani calmi e intimi, grazie anche all’ottima sensibilità di Kinzelman che si è alternato con eguale maestria sia ai sassofoni tenori che al clarinetto basso mentre Vignato allo stesso tempo proponeva un lirismo intenso e delicato.
Uno dei momenti clou della serata è stato il lungo brano centrale che ha visto i tre fiati ricamare una complessa struttura ipnotica, con frasi minimali e ricorsive caratterizzate da sottili variazioni in successione continua, che si librano su un tappeto elettrico fornito dalla chitarra, da soffusi tocchi percussionistici e dal basso sempre secco e preciso. In conclusione una serata all’insegna di una musica originale e caleidoscopica per un un gruppo che è ormai realtà consolidata della scena creativa italiana.
Visto il 15 aprile al Torrione Jazz Club, Ferrara