Teatro, Teatro recensione — 30/04/2022 at 15:09

UOMINI (E) ANIMALI

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RUMOR(S)CENA – PARMA – Talvolta abbiamo la percezione di vivere una epoca di migrazioni improvvise e incontrollate che ci spaventano, ma è solo una percezione, forse indotta da qualcuno e qualcosa, poiché la migrazione è da millenni un tratto costitutivo dell’umanità, di uomini e donne e anche di bambini, ma non solo, basta allargare lo sguardo, dell’umanità. La migrazione degli animali, spettacolo di oggetti e gesti del parmense Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, prova ad allargare questo sguardo e si avvicina, anzi si incammina (parliamo di spostamenti in fondo) in direzione di questo così complesso fenomeno a partire dalla favola, cioè nello specifico da una fiaba illustrata della peruviana Issa Watanabe, titolata appunto Migrantes.

Il punto di partenza è pertanto lo sguardo infantile, curioso ed insieme immerso nella profonda aspettativa di risposte che lo guidino e lo preparino verso una adultità sempre più difficile, e la meta invece è la consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda, quei bambini qui con noi e quelli oltre tanti confini, e anche noi che bambini solo a tratti ci ricordiamo di essere (stati). Come noto, e come ben approfondito dai più grandi studiosi dell’argomento da Vladimir Jakovlevic Propp (Morfologia della fiaba) a Michail Michajlovic Bachtin (in cui oltre al tema della fiaba si iscrive anche “quello del viaggio costellato degli incontri fatti per via”), le fiabe sono la parte essenziale, il nucleo e lo zoccolo duro, di ogni processo di crescita, capace di supportare e illuminare il salto nel buio di ogni nuova età o generazione.

Per metterci a confronto con la vita ci deve infatti mettere a confronto con il dolore e con l’angoscia che al dolore si accompagna, ci deve porre alla fine di fronte alla morte che della vita è confine, affinché dalla vita possiamo trarre e comprendere anche il buono, di sentimenti, affetti, ricordi e relazioni, che la vita porta con sé e ci offre. Metafora dunque delle migrazioni umane, narra di un gruppo di animali che “con qualche valigia e pochi oggetti indispensabili” deve abbandonare la propria casa per cercarne una nuova, tra sacrifici e sconfitte, ma anche tra inaspettate conquiste.

Ma non solo, metafora alla fine anche del passaggio graduale e difficile alla età adulta, momento intimo in cui l’altro fenomeno globale del migrare in fondo si riflette collettivamente. Lo sguardo dei bambini, di fronte alla narrazione in scena, è ancora una volta capace di svelare il mistero che essa offre, nell’immediatezza di sentimenti che commuovono e nella ricerca di una condivisione e solidarietà reciproca cui forse non siamo abituati.

Così le occasioni in cui la morte, tragico burattino che percorre i cieli di quel palcoscenico, colpisce sono occasioni, per loro, di difendere la vita e i suoi orizzonti. Guardare lo spettacolo attraverso i loro occhi è importante per ritrovare anche nei nostri ciò che di profondo e essenziale l’esistere ha, nonostante tutto, depositato affinché, con la mente o con il corpo, potessimo fecondarlo. Bello in sé e bello per l’atmosfera, fatta di improvvise relazioni, di una trama di sentimenti diffusi, che ha saputo creare come spesso il teatro di figura riesce a fare.

Un teatro per bambini e ragazzi oltre ogni limite anagrafico, che ancora una volta mi piace definire teatro tout court.

Visto Al teatro al Parco di Parma il 27 aprile.

Liberamente ispirato al silent book Migrantes di Issa Watanabe. Un progetto della Compagnia Rodisio. Di e con Manuela Capece e Davide Doro, realizzazione scene Silvia Baiocchi, Manuela Capece, Paolo Romanini. Ideazione luci Emiliano Curà. Ph Manuela Capece. Produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, residenza Les Accords du Lion d’Or (Simandre, France).

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