RUMOR(S)CENA – GENOVA – Parrebbe la solita attestazione di una subordinazione del femminile che, per la sua stessa natura aerea e imprevedibile, va tutelata innanzitutto da se stesso. Eppure nell’approccio drammaturgico del verdiano Rigoletto emergono man mano elementi anticipatori di una grande modernità. La donna ne è, quasi suo malgrado, protagonista. È la sua plurima relazionabilità (amante, figlia, moglie) che attiva tutte le dinamiche narrative all’interno delle quali, in fondo e per usare una espressione un po’ abusata, gli uomini (mariti, amanti e padri) “non ci fanno una bella figura”.
Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave incorporano ed enfatizzano queste dinamiche in una commedia nera con protagonisti un “Don Giovanni” impenitente e talora quasi ingenuo nella incapacità di capire senso e conseguenze del suo agire, e un Fool che invece di esserne la maschera che svela ne è, volente o inconsapevole, sodale e complice. Un eroe ambiguo il nostro Rigoletto, modernamente diviso tra amore e odio, tra bene e male e in cui le stimmate della violenza sono segnate, nel più profondo naturalismo, dalle deformità da “uomo più brutto (e cattivo?)” del mondo.
Una commedia che, ci dicono gli storici del melodramma, ha faticato non poco, dopo lunghe trattative epistolari, ad imporsi a censure e autocensure di cui i vari sovraintendenti si facevano inevitabilmente tramite. Credo, in proposito, non solo per gli effetti e i risvolti sanguinari e sanguinosi, ovvero, se vogliamo usare un linguaggio cinematografico contemporaneo, quasi splatter della narrazione, ma anche per l’efficace e anche criticamente aggiornata presenza di figure femminili che rappresentano l’intera tavolozza dei ruoli che la società borghese e patriarcale ancora richiedeva ma che cominciavano a sfumare in una opposizione crescente, da parte delle donne, a quelle sbarre.
Una narrazione drammaturgica sostenuta, come scrive il maestro concertatore Jordi Bernacer, da una partitura musicale straordinariamente ricca di sfumature in cui si esalta la capacità di Verdi di sussumere dai personaggi la più profonda psicologia, creando in musica vere e proprie personalità sceniche individuali e verosimili, un po’ come nel grande Shakespeare che come noto egli molto amava.
Così i tratti più spiccatamenti naturalistici assunti dal racconto di Victor Hugo si trafigurano assumendo suggestioni più universali e quasi metafisiche, pur restando ancorate ad un forte afflato psicologico, anticipando in un certo qual modo alcuni temi della drammaturgia europea tra ottocento e novecento. La regia di Vivien Hewitt, che riprende quella storica di Rolando Panerai, impone, tra scenografie suggestivamente stilizzate e costumi di grande effetto, una interessante ed efficace metateatralità, in cui la commedia in scena si sovrappone alla commedia umana nel suo complesso ma anche ironico soffrire.
Questo nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice (Rigoletto è opera molto amata e rappresentata a Genova) si avvale della consueta grande prestazione di Orchestra e Coro del Teatro, ad accompagnare recitazione e voci di interpreti tutti di valore, tra cui è inevitabile sottolineare la notevole performance complessiva del baritono Amartuvishin Enkhbat, un intenso Rigoletto e del soprano Enkeleda Kamani, Gilda. Moltissime le chiamate del pubblico, con intensi e sentiti applausi.
Rigoletto. Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave
Maestro concertatore e direttore Jordi Bernàcer. Regia Rolando Panerai. Ripresa da Vivien Hewitt. Scene Fondazione Teatro Carlo Felice da un’idea di Rolando Panerai. Costumi Regina Schrecker. Coreografie Nicola Marrapodi. Luci Luciano Novelli.
Personaggi e interpreti principali:
Il Duca di Mantova Giovanni Sala. Rigoletto Amartuvshin Enkhbat. Gilda Enkeleda Kamani. Sparafucile. Maddalena Caterina Piva. Giovanna Simona Marcello. Monterone Gianfranco Montresor. Marullo Marco Camastra. Matteo Borsa Didier Pieri. Il Conte di Ceprano Claudio Ottino. La Contessa di Ceprano Daniela Aloisi. Usciere Filippo Balestra. Paggio Lucia Scilipoti.
Danzatori: Francesco Gerbi, Nicola Marrapodi, Erika Melli, Samuel Moretti
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice. Maestro del coro Francesco Aliberti
Visto al Teatro Carlo Felice di Genova il 14 maggio 2022