RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA Esegesi del Film NOSTALGIA di Mario Martone (in concorso al Festival di Cannes e nei Cinema italiani) – La memoria salva, la nostalgia distrugge. Ricordare è non rimuovere, rileggere la propria vita passata al presente. Provare nostalgia è invece regressione, disadattamento al presente,voler tornare indietro cosa impossibile.Oggi non sarà come allora. Invece Felice che torna a Napoli nel Rione Sanità, da cui se ne andò 40 anni prima per il Libano e poi l’Egitto,si illude di trovare tutto come prima.Il senso di colpa per un delitto a cui assistette lo fece partire,la nostalgia lo fa tornare. Pensando addirittura di riallacciare l’antica amicizia con Oreste (coinvolto in quel delitto) che nel frattempo è diventato il boss più pericoloso del quartiere. Come fosse Dante si illude di ripercorrere i gironi infernali della sua adolescenza restandone indenne,anzi illudendosi di ricostruirli migliorati dalle sue illusioni. Ma indietro non si torna e se non hai la distanza psicologica del Sommo Poeta l’inferno ti divora. Ritorna il tema del voler perpetuare ciò che è finito,l’incapacità di voltar pagina affrontato da Martone nel suo film più malato e da me amatissimo L’ODORE DEL SANGUE con una straordinaria Fanny Ardant tratto da Goffredo Parise. Qui la fonte letteraria è Ermanno Rea, ma a tratti pare di essere in Dostoevskij, per quella sensazione di persecuzione del male a dispetto di qualsiasi tentativo di salvarsi da esso.
Perché il male passato va elaborato,non rimpianto o edulcorato,altrimenti ti si ritorce contro più feroce di prima. Il vagabondare di Felice per quella Napoli simile a una casbah ha qualcosa di assolutamente regressivo, lo confessa persino alla madre anziana (Aurora Quattrocchi gigantesca) che vuole essere ancora il suo bambino. Nessuno lo convince che tutto è cambiato, neppure il parroco ribelle alla camorra del bravissimo Francesco Di Leva. Sicché l’incontro di Felice con Oreste sarà l’incontro con un Satana che Felice pensa di ammansire con la nostalgia di un passato totalmente mutato. Non adattarsi ai cambiamenti in una vita in continua evoluzione è una condanna già di per sé, ma il match Pierfrancesco Favino/Felice e Tommaso Ragno/Oreste è così terrificante proprio per mancanza di distanza e obiettività da parte di Felice accecato dalla nostalgia, da diventare un momento altissimo di Cinema per oscurantismo psicologico dei personaggi e assenza di un vero dialogo tra chi non ha più nulla da dirsi. Che consacra due grandi attori italiani come due titani della recitazione e Martone il più diretto,esplicito demolitore di ogni ricostruzione del passato con occhio nostalgico. Infatti non a caso il suo Cinema maiuscolo e adulto, anche se in costume e ambientato il epoche remote parla solo del presente. Potrebbe essere palmares e comunque sia Favino che Ragno sono la mia Palma d’oro ex aequo al miglior attore.