RUMOR(S)CENA – MONTEPULCIANO – (Siena) – Sorprende un po’ Camera Obscura, il nuovo lavoro di Michele Pogliani che prende una direzione inaspettata rispetto ai suoi precedenti coreografici. Il coreografo romano (ma di formazione internazionale, Lucinda Childs in testa al curriculum) rimescola le carte, passando da danze pure a video e tecnologia, immagini vs corpi fisici, posture in luogo di coreografie. Ne viene fuori una partitura ibrida, bene in sintonia con il Cantiere Internazionale d’arte di Montepulciano che ne ha orgogliosamente ospitato il debutto il 30 luglio. Da 47 edizioni, infatti, il Festival fondato da Hans Werner Henze – diretto oggi da Mauro Montalbetti e Marc Niemann – riconferma la sua identità di officina alchemica di nuove forme d’arte.
Camera Obscura è una camera della mente, o meglio del cuore, di quella stanza segreta in fondo a destra, dove si accumulano memorie e desideri irrisolti, assenze indelebili e lacrime ancora da versare. Nel palcoscenico del teatro Poliziano, trasformato in un quadrato di intermittenti penombre, Pogliani è fulcro delle azioni en ralenti di chi lo circonda: un doppio maschile (Lorenzo Ganni e Giovanni Marino), un’enigmatica figura femminile (Agnese Trippa, la cui testa glabra contribuisce a rendere liquida l’immagine). Sono quasi dei fermi-immagine, giocati in alternanza con visioni che si accendono sul velario frontale. Dettagli del piede – metafora erotica e, insieme, della danza stessa -, sguardi allo specchio, sovrapposizioni. Un racconto per frammenti, mai del tutto surreale, mai completamente realista, che si sfoglia come un diario intimo, sonorizzato dal battito musicale di Walter Bergmann, talora vivace, mentre la scena resta imbrigliata in un ritmo oscuro.
È una ragnatela ipnotica, debitrice (consapevole) delle letture di Roland Barthes (La camera chiara. Nota sulla fotografia) e sul piano scenico, a volte, di qualche segno alla Bob Wilson che ridisegna lo spazio e, soprattutto, dell’impronta di Lucinda Childs in quel procedere lentissimo e minuzioso, preciso fino al millimetro come un’incisione grafica. Non per caso, Camera Obscura debutta quasi a ridosso di un altro impegno importante per Pogliani e la sua compagnia Mp3 Dance Project: aver interpretato lo spettacolo di Wilson e Childs, Relative Calm, all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Le tracce dei maestri diventano fregi di guerra, le sfide affrontate per rilanciarsi in proprio, i fari di riferimento per inoltrarsi in mare aperto.
Camera Obscura, del resto, covava da tempo nell’ombra, preceduta da due studi (Devotee nel 2019, in forma di coreografia, e Rovine del 2020, come progetto video). Ora si fonde in un format inedito, sostenuto da varie collaborazioni (tra cui Change Performing Arts, il coordinamento progetto danza di Azzurra Di Meco, lo spazio scenico di Marta Dellabona e Martina Galbiati, i video di Daniele Lazzara, Lorenzo De Marziani, Michele Innocente). Cercando quel linguaggio nuovo per raccontare, o forse riscattare, un dolore antico.
Visto al Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano il 30 luglio 2022