Spettacoli — 27/10/2022 at 11:54

Imagine. Nuove visioni ci salveranno, forse.

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RUMOR(S)CENA – MODENA – C’è stata un’epoca in cui ci amavamo, ci sentivamo fratelli e sorelle, un’epoca battezzata con l’acqua santa delle canzoni di John Lennon, l’epoca del sogno di un mondo senza guerre e senza confini, senza odio e senza religione, sostituita dalla fede nell’evoluzione infinita dell’umanità. Una New Age, un nuovo Cristo, l’autentica visione di un mondo diverso e migliore e insieme la risposta a un altrettanto autentico bisogno di tenersi stretti e rassicurarsi.

Ma poi cosa significa autentica? Cosa c’è di autentico in me? E adesso cos’ è rimasto? Giusto un assaggio dei rovelli d’esistenza che affliggono i protagonisti (meravigliosi) di Imagine di Krystian Lupa andato in scena in prima nazionale al Teatro Storchi di Modena lo scorso 15 ottobre. Cinque ore in lingua polacca sopratitolato in italiano e inglese. Apparentemente un incontro di vecchi amici, più probabilmente i fantasmi di Janis Joplin, Patti Smith, Antonin Artaud. Si ritrovano dopo vent’anni, per raccontarci chi siamo ora, cosa siamo diventati, perchè abbiano ceduto, ci siamo persi e dispersi. In scena per primi molti divani e poltrone, un letto, una cavallina in cuoio da palestra. John Lennon è morto gli hanno sparato e hanno sparato all’idea e al suo inizio, alla iniziazione, alla visione indispensabile per salvare il pianeta.

Imagine Krystian Lupa – foto NK

Arrivano, invecchiati non tanto, cambiati sì. Qualcuno da molto lontano, qualcuno in postura depressa, qualcuno porta i segni di una recente normalizzazione, ha fatto figli e famiglia, tutti, chi più chi meno curiosi di conoscere il motivo del rimpatrio, che dà il via ad una straordinaria seduta di autocoscienza collettiva con accenti diversi, anche esilaranti. Diciamoci tutto quello che avremmo potuto fare e quello che abbiamo abbandonato. Insomma una resa dei conti con le utopie. Potrebbe essere una funzione religiosa, che incarna divinità celesti nel corpo di una rock star, potrebbe essere un’ eucarestia: “prendete e mangiatene tutti questo è il mio sangue”, anche se molti di loro hanno smesso con le droghe.

Imagine Krystian Lupa – foto NK

Pare però che ne esca una materia poetica non più collettivizzata ma prodotta per altre vie. Ognuno ha trovato il suo posto, o non l’ha trovato affatto, in una ricerca solitaria. Uno di loro danza e gioisce della sua personale rivelazione fluida scaturita da un abitino nero e aderente intercettato nella vetrina di un negozio. “Io non sono un’epoca” insiste una protagonista in scena, contro ogni sclerotizzazione che ci inchioda ad un pezzo di vita come un destino. La vita ha trovato altre forme, scandagliando nel maremagnum di nuovi possibili miti.

In ogni caso è rischioso l’ascolto della paura senza tenersi stretti, affiorano i limiti propri e quelli dell’umanità stessa. Una ricerca detta cinica da qualcuno, la negazione del sogno, non più rondini in stormo ma fuga solitaria e salto libero, foss’anche il volo suicida. La fede nella trasformazione dell’umanità intera è morta. È bastata una distrazione, e questa si è diffusa come un’epidemia, i valori sono stati svaligiati dal mercato, dal potere di pochi e dai dittatori sanguinari. Siamo stati complici o ingenui? O tutti e due.

Attraverso soluzioni sceniche che prevedono presenza e proiezione su schermi giganti quello che viene dopo è desolante, sono scenari di catastrofi ecologiche e minacce di imminente fine. Mentre la memoria di quell’epoca rimane per piccoli cenni, brevi pennellata di colore, come un revival psichedelico che per un attimo rimanda a prati verdi e famiglie felici di figli dei fiori. La nudità dei corpi liberi è ora la nudità dei senza panni per difendersi dal freddo, il degrado estremo del clochard. E il paradosso dell’anelito verso un mondo di pace rasenta il suo rovescio, l’incubo di una possibile trasformazione dello spirito solo di fronte alla guerra, la più mortifera delle crisi.

Krystian Lupa

Possibili soluzioni intermedie? Beh Certo. Scendere sotto il livello del mare e cercare lì, oppure alzare lo sguardo. La salvezza magari può venire dal cielo, a bordo di una navicella gialla e luminosa a forma di farfalla. Creature aliene e gentili, dall’idioma essenziale, ignari del termine “depressione”, coscienti del termine rivelazione e illuminazione. (Conoscono anche l’espressione “questo è assurdo”, molto utile per spiegare il pianeta terra). Meglio resettare ritornare all’inizio. Meglio immaginare, creare, ricreare nuove visioni. Anche la matematica d’altronde è la creazione di un sognatore, così il pensiero speculativo, la filosofia, l’dea e altro ancora.

Imagine Krystian Lupa – foto NK

Karolina Adamczyk, Grzegorz Artman, Michał Czachor, Anna Ilczuk, Andrzej Kłak, Michał Lacheta, Mateusz Łasowski, Karina Seweryn, Piotr Skiba, Ewa Skibińska, Julian Świeżewski, Marta Zięba, straordinari attori, ci hanno fatto piangere ridere e vergognare di noi.

Lupa nel suo originale processo artistico procede non su copioni già scritti e su elementi classici della recitazione ma attraverso improvvisazioni che hanno lo scopo di sviluppare la sensibilità del performer e di cogliere le dinamiche interne delle relazioni tra i personaggi” Lupa, 78 anni, considerato uno dei più grandi registi internazionali, ha da sempre condotto ricerche su nuove forme di espressione teatrale con gruppi di giovani artisti, specie allo Stary Teatr di Cracovia. Con The Lime Works ha lavorato sulle opere di Thomas Bernhard. La messa in scena di Immanuel Kant ha segnato l’inizio della sua collaborazione con il Teatro Polski di Breslavia proseguita con Musil, Gorky, Broch, Schwab. Altri allestimenti importanti includono tra gli altri testi di Bulgakov e Wyspianski. Maestro d’arte ricercatore pedagogo per molti giovani registi.

Visto al Teatro Storchi di Modena il 15 ottobre 2022

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